Ogni anno le malattie dei lavoratori costano 4,8 miliardi

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L’Inps spende ogni anno due miliardi per indennita’ di malattia per i dipendenti privati e 2,8 miliardi per le giornate di assenza dei dipendenti pubblici (retribuzione corrisposta al lavoratore in malattia). Lo ha detto il presidente Inps Boeri alla Commissione Lavoro del Senato. In tema pensioni, Boeri fa il punto sui costi della quota 100 dopo le affermazioni di Salvini circa una spesa di 6-8 mld annui: ‘la quota 100 costa 15 mld l’anno prossimo e 20 a regime. Sono valutazioni degli uffici tecnici dell’Inps, screditarli e’ un esercizio pericoloso’.

L’Inps spende ogni anno due miliardi per indennita’ di malattia per i dipendenti privati (che sono a carico delle imprese nei primi tre giorni di assenza) e 2,8 miliardi per le giornate di assenza dei dipendenti pubblici, calcolati in termini di retribuzione corrisposta al lavoratore in malattia. Lo ha detto il presidente dell’Inps, Tito Boeri alla Commissione Lavoro del Senato spiegando l’importanza dell’estensione della competenza Inps sulle visite di controllo ai dipendenti pubblici, sia d’ufficio che su richiesta dei dipendenti di lavoro.

L’estensione ha dato via al Polo unico sulla medicina fiscale a settembre 2017. Boeri, in audizione alla Commissione Lavoro del Senato, ha affermato che l’Inps riceve ogni anno 12 milioni di certificati di malattia dai lavoratori privati e sei milioni da quelli pubblici e che effettua circa un milione di visite di controllo l’anno (circa il 5% sui certificati). E’ quindi particolarmente importante – spiega Boeri – “scegliere con cura dove e quando eseguire le visite”. A marzo il Garante per la privacy ha chiesto la sospensione di “data mining”. Da allora la programmazione intelligente delle visite fiscali e’ stato sospesa passando all’estrazione casuale dei malati da visitare “riducendo fortemente – dice Boeri – l’efficacia delle visite”.

Alla luce dei rilievi del Garante per la Privacy e delle più recenti disposizioni del Regolamento europeo in materia di protezione dei dati “solo un intervento normativo può consentire all’Inps di ripristinare un sistema automatizzato o profilazione che consenta, nell’interesse complessivo del Paese, di far emergere quelle situazioni in cui, non necessariamente in mala fede, il lavoratore è ‘meno malato’ di quanto dica il suo certificato medico”. Ad affermarlo, nel corso della sua audizione in Commissione Lavoro del Senato, è il presidente dell’Inps, Tito Boeri. L’intervento normativo, rileva, “dovrà garantire che le esigenze di efficienza, efficacia e economicità dell’azione amministrativa dell’Istituto e i connessi rilevanti motivi d’interesse pubblico, siano contemperati con le obbligatorie stringenti disposizioni introdotte dal recente Regolamento europeo in materia di protezione dei dati che, in particolare, per quanto attiene al trattamento di dati relativi alla salute, stabilisce che i processi decisionali automatizzati – compresa la profilazione (art. 22 Regolamento) – siano autorizzati da un’apposita norma di legge che precisi adeguate misure a tutela dei diritti fondamentali, delle libertà e dei legittimi interessi degli interessati e che sia proporzionato alla finalità perseguita l’Istituto”.

Tale norma, sottolinea Boeri, “consentirebbe, già nel breve termine, di superare l’attuale situazione di contrapposizione tra Inps e Autorità, normando e circoscrivendo in modo chiaro e inequivocabile per quali finalità l’Inps sia autorizzato al trattamento dati e alla profilazione nell’ambito delle sue competenze. In ogni caso di profilazione, l’Istituto, nel rispetto degli obblighi, provvederà a dare adeguata informativa a tutti gli interessati, secondo quanto disposto dal Regolamento europeo”. L’auspicata norma, sottolinea ancora il presidente dell’Inps, “risulterà enormemente utile su vari fronti (la lotta ai fenomeni fraudolenti, la proposizione proattiva di servizi e prestazioni, l’elaborazione di studi e ricerche sull’andamento delle prestazioni e su proposte di innovazioni normative, etc.), anche nell’ambito dei controlli, anch’essi auspicabili, che il legislatore vorrà introdurre sulla fruizione dei permessi di cui alla legge 104/92, i quali costano più di un miliardo nel solo settore del lavoro privato”. Quei controlli, se mirati ed efficaci, rileva Boeri, “potrebbero anche ‘restituire’ alle aziende e al sistema produttivo centinaia di migliaia di giornate di lavoro all’anno. L’Istituto si rende disponibile a collaborare con la Commissione nell’elaborazione di una norma che sia rispettosa della normativa europea e italiana in materia di trattamento dei dati ma che consenta, nel rispetto di tali principi fondamentali, all’Istituto di adempiere ai doverosi e normativamente previsti controlli sui lavoratori assenti per malattia”.

Una quota 100 senza se e senza, cioè senza paletti ulteriori, secondo le nostra stime ha costo iniziale di circa 15 miliardi, a regime 20. Sono degli uffici tecnici che fanno queste valutazioni. Se qualcuno ha delle osservazioni da fare su queste relazioni tecniche puntuali è bene che lo faccia”. Lo ha detto il presidente dell’Inps, Tito Boeri, a margine di un’audizione al Senato, rispondendo a chi chiedeva delle stime del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, secondo il quale il costo del meccanismo pensionistico di quota 100 avrebbe un costo di miliardi 6-8 miliardi. “Chiedo a chi mette in mette in discussione questi dati di fare rilievi specifici. Screditare chi fa le valutazione è un esercizio pericoloso perché toglie ogni riferimento al confronto pubblico e impedisce il controllo democratico, lascia tutti in una situazione di grande disorientamento. È come spezzare il termometro a un malato: poi non si sa se dargli la tachipirina”, ha aggiunto Boeri.

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