Il nuovo millennio d’Italia

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Che strano Paese è il nostro. Abbiamo un Parlamento che ci costa e la Penisola resta con un Esecutivo che, in qualche modo, renda operative i provvedimenti di un Potere Legislativo assai confuso. Con l’impossibilità di ratificare una “maggioranza” coerente si continua per le strade degli eventi del momento e degli accordi che non realizzeranno nulla. Da noi c’è chi tira il sasso, ma, poi, nasconde il braccio. Anche se, almeno in questa fase di “transizione”, l’On. Salvini resta più una figura politica da studiare che un riferimento istituzionale. Tra l’altro, non vediamo una candidatura alternativa che è già occupata da Di Maio.

In Italia non era mai successo. Chi si assumeva delle responsabilità, le portava avanti. Oggi non sembra che ci siano formazioni in grado di farlo. Gli effetti, meglio rammentarlo, hanno portato alle corde la nostra economia con conseguenze che richiederanno anni per risollevare la produttività. La politica non è un gioco o, almeno, non dovrebbe esserlo. Siamo stanchi dagli atteggiamenti delle “mani tese” verso chi non le vuole stringere.

Sarebbe poco credibile, di conseguenza, un diverso atteggiamento per questo scorcio di 2018. Siamo, poi, preoccupati per lo stallo politico. Il movimento d’uomini e d’idee, anche in questi ultimi mesi, ci ha confuso e depistato. Risultati non ne abbiamo notato. Del resto, anche all’Opposizione si sono evidenziate delle crepe che ci fanno pensare che prima del bene dell’Italia, esiste quello del Partito. L’opposizione di fatto, sta riprendendo determinazione, ma non ci sembra preparata per nuove tenzoni.

Sono invecchiate le idee e le proposte sono meno originali che per il passato. Nel frattempo, la nostra Economia resta in equilibrio precario; le vittime designate sono i lavoratori. O gli aspiranti tali. Quello che ci preme è superare la china”negativa”di questa Terza Repubblica. L’Italia, nella sua lunga storia, ne ha passate di tutti i colori. Ma la volontà di un grande Popolo ha permesso di risollevarci sempre. Auspichiamo di poterlo continuare. Dopo i primi diciotto anni di questo Millennio, i”conti” non tornano.

Giorgio Brignola

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