Nasce il Fronte della Libertà, asse Salvini-Le Pen, e il M5S?

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Un incontro propiziatorio quello tra il vice premier Matteo Salvini e Marine Le Pen, presidente del Rassamblement National, un convegno convocato in occasione delle elezioni europee di maggio 2018 che saranno una prova per le formazioni sovraniste e nazionaliste, pronte a giocarsi le loro ultime carte da delegati del popolo.

Un convegno che ribadisce l’opposizione ad un’Europa così concepita, alle politiche verticistiche dettate dai cosiddetti eurocrati. Un Europa che adesso si vuole migliorare, salvare, ma non più eliminare. Quest’ultimo punto è la questione su cui riflettere. Oggi Lega e Rassemblement National vogliono stare in Europa, prima era il nemico numero uno da abbattere. “Condividiamo la stessa idea dell’Europa, dell’agricoltura, del lavoro, della lotta all’immigrazione. E Siamo contro i nemici dell’Europa che sono Juncker e Moscovici, chiusi nel bunker di Bruxelles”, queste sono le parole di Matteo Salvini nei confronti di un’istituzione così a lungo criticata e vista come il male assoluto degli stati nazionali.

La stessa Marine Le Pen è dell’idea che “con Salvini noi non lottiamo contro l’Europa ma contro l’Unione europea per salvare l’Europa”, un’idea profondamente diversa dalle tematiche su cui aveva basato la sua campagna elettorale in vista delle presidenziali francesi del 2017. Oggi l’Europa va dunque ripensata, poiché non più espressione dei valori propri della democrazia quali la solidarietà, più volte invocata dalla Le Pen nel convegno svoltosi a Roma lunedì 8 ottobre.

Si invoca un’Europa che “investa sul lavoro, sulla felicità, non schiava dello zero virgola, che non risparmi sui diritti sociali. Io e Le Pen stiamo raccogliendo l’eredità sociale della sinistra che ha tradito i suoi valori, difendiamo i precari che la sinistra ha dimenticato”. Di fatto nessuno ha mai parlato di una potenziale uscita dall’Euro.

Seppur questo nuovo Fronte della libertà sia frutto di un’alleanza tra i due maggiori partiti sovranisti europei, Salvini deve tener conto che è componente di un governo giallo-verde. Subito infatti il presidente della Camera Roberto Fico ha ribadito la sua estraneità all’accordo e che il “M5S non si siederà mai con Marine Le Pen”, un commento sprezzante nei confronti di un alleato di uno degli attuali partiti governativi. La loro differenza ideologica continua ancora a palesarsi e ad aumentare in vista di elezioni, in questo caso europee, che li vedono competere separatamente e non come alleati sulla stessa lunghezza d’onda.

Il governo italiano oggi si regge dunque su una precaria alleanza tra due partiti profondamente diversi che condividono la loro natura antisistema e la critica verso i partiti tradizionali, poche sono le affinità tematiche o meglio, sono state ridotte a compromessi, in seguito al contratto di governo, nel quale molte questioni sono state smussate e moderate a causa della natura straordinaria dell’accordo.

La diversità tra i due partiti, ma soprattutto la loro indipendenza, viene dimostrata dai comportamenti tenuti in occasione delle tornate elettorali, nelle quali ognuno si pone come attore singolo e soprattutto differenziato, specie dal proprio attuale alleato. Un atteggiamento che denota la caratteristica dei partiti populisti di porsi come attori non collusi del sistema, anche se con tale alleanza questo è stato sdoganato.

La prerogativa della non-accordo è stata violata nel momento in cui M5S e Lega si sono seduti al tavolo delle trattative, consapevoli sia di essere l’unica soluzione alla formazione di un governo in seguito alle elezioni del 4 marzo 2018, sia di essersi messi in una situazione nella quale le proprie sorti dipendono da qualcun altro, in questo caso da qualcuno con il quale si è stati costretti a dialogare ma senza averlo mai voluto davvero.

Lega e Movimento 5 Stelle sono consapevoli dunque di essersi esposti notevolmente con la loro decisione di allearsi al governo e in cerca di una scappatoia, concorrendo alle elezioni come individui diversi, in caso di disfatta.

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