La Raggi rimuove i manifesti pro – life. O forse no.

Attualità & Cronaca

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La tensione si taglia con il coltello in queste ore perché tutti guardano all’amministrazione capitolina.

Il caso questa volta non è l’immondizia che ricade sui marciapiedi del centro storico o le voragini aperte sul manto stradale ma affissioni pubbliche, nient’altro che manifesti.

Poche ore dopo l’apparizione nelle strade della capitale dei manifesti contro l’Utero in affitto (o Stepchild adoption) il Sindaco di Roma Virginia Raggi ne richiede la rimozione agli uffici competenti.

Da Gaetano Quagliarello a Giulio Sapelli si alzano voci di sdegno, ma altresì di sostegno verso Pro Vita Onlus e Generazione Famiglia, organizzazioni che attraverso questa tipologia di campagne sensibilizzano da sempre l’opinione pubblica su temi riguardanti i diritti dei bambini, fin dal concepimento, e la priorità educativa della famiglia verso gli stessi.

 Il tema che questa volta accende l’attenzione mediatica sulle famiglie arcobaleno è la possibilità che due persone dello stesso sesso siano riconosciute genitori di bambini nati attraverso la pratica dell’utero in affitto.

La campagna choc rivendicata dai promotori del family day, secondo il primo cittadino, lede il rispetto di diritti e libertà individuali. Rifacendosi al comma 2 dell’art 12 bis del regolamento in materia di pubbliche affissioni di Roma, la Raggi ha richiesto in queste ore la rimozione dei cartelli raffiguranti due giovani che spingono un carrello della spesa contenete un bambino disperato.

Lo slogan, riportato sui cartelli è ormai rimbalzato sui social e sulla stampa nazionale, è: ”Due uomini non fanno una madre”.

La Senatrice del PD Monica Cirinnà parla di discriminazione e prende a modello il sindaco torinese Chiara Appendino, che ha registrato bambini come figli di due madri o di due padri.

Se le reazioni di due donne, appartenente a schieramenti politici opposti, non fossero state cosi eclatanti forse il messaggio di Pro Vita non sarebbe giunto agli orecchi di tutti.

A Novembre toccherà alla Cassazione pronunciarsi proprio su una trascrizione avvenuta a Trento in favore di una coppia di uomini che aveva fatto ricorso all’utero in affitto in Canada.

Sempre attraverso i seguitissimi social network la dottoressa Maria Rachele Ruiu del coordinamento nazionale di Generazione famiglia fa sapere che la censura in realtà non è ancora avvenuta.

Mentre il maxi-cartello choc con il bambino in vendita silenziosamente interroga la coscienza di ogni cittadino, indipendentemente dalla scelta religiosa, politica, culturale e sessuale,stampa e opinione pubblica attendono mai come adesso l’atto finale del campidoglio su l’ennesima questione spinosa del sindaco.

L’agenzia romana di affissione attualmente non ha ricevuto nessuna richiesta ufficiale di rimozione dei manifesti, perciò tutt’ora  la questione è tra donne, a colpi di post e immagini. Restate connessi e non cambiate social !

 

 

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