La crisi occupazionale non è solo Italiana. L’affermazione non è di conforto ma, almeno, rende giustizia alle percentuali di disoccupazione in UE. Ci riferiamo al secondo trimestre 2018. Da noi, la percentuale dei disoccupati era del 10,2%. In Spagna del 9,1%, in Francia dell’8,5%, in Germania del 3,7%, nel Regno Unito del 5,4% e in Grecia del 19,6%. Facendo un confronto sulle percentuali, almeno per i Paesi che hanno dichiarato il loro tasso di disoccupazione, solo l’Italia e la Grecia, evidenziano una percentuale ancora a due cifre. La più “virtuosa” è la Germania con una percentuale di senza lavoro inferiore al 4%.
Ora, se le percentuali avessero un valore assoluto, sarebbe facile verificare il reale tasso di disoccupazione nel Vecchio Continente e, principalmente, in Italia. Da noi, per esempio, chi non lavora (alla ricerca di una prima occupazione o licenziato) non può essere percentualizzato. Dato che chi ha perso il lavoro, magari, gode ancora di forme di sostegno sociale (cassa integrazione). Eppure, le percentuali non considerano questi ex lavoratori che, dal tempo parziale, sono passati nel limbo dei cassintegrati o esodati. Peccato, perché in questo modo non si ha un quadro veritiero di una situazione nazionale che dovrebbe continuare a preoccupare.
Tra l’altro, le percentuali non tengono conto del livello salariale degli “occupati”. In Italia, le retribuzioni sono inferiori almeno del 7% di quelle medie europee. Là dove l’Euro convive ancora con le monete degli Stati membri, non ci sentiamo di fare dei paragoni che sarebbero, se non altro, fallaci in difetto. Ne consegue che scrivere sulle percentuali occupazionali italiane, che hanno un valore assai relativo, non dovrebbe essere motivo di confronto sul fronte politico. Lo scriviamo, senza indugi, proprio per far intendere che il valore delle percentuali è relativo. Vedremo se, col 2019, e con la nuova linea politico/fiscale, in via di discussione, il nostro Paese sarà in grado di ridare speranza occupazionale a chi l’ha perduta.
Giorgio Brignola