Ci sono spese che, bene o male, fanno parte dei nostri bilanci sempre più essenziali. Anche analizzando, in senso inverso, questo problema, la questione non cambia. Com’è logico. In teoria, l’80% delle famiglie, che hanno almeno un membro che lavora, dovrebbe farsi carico, in qualche modo, del 20% che non ce la fanno più e non per loro demerito. A scriverlo sembra semplice. In pratica, è difficile; se non impossibile. Perché anche nei nuclei familiari non ancora al “tappeto” serpeggia la disoccupazione giovanile e lo stipendio, quando c’è, non basta per tutto.
Ci si accontenta del meno e si riscoprono antichi sapori di una cucina più povera. Se il fenomeno fosse limitato, si potrebbe anche far bel viso a cattiva sorte, ma le proiezioni, più che attendibili, già evidenziano che la percentuale degli occupati stenterà a salire. Per frenare il regresso, dovrebbe tornare la fiducia degli imprenditori. Da come s’è messa in politica, francamente ne dubitiamo. Stiamo svendendo i pezzi più pregevoli del nostro lavoro. La produttività nazionale andrà a rifiorire altrove e, con quella, emigrerà anche il benessere che c’era stato promesso; forse anche in buona fede.
Come sarà il 2019? A poche settimane dall’inizio del nuovo anno, è molto difficile azzardare delle previsioni. Certo è che, con questo Potere Esecutivo, si dovrebbero avviare tutte le strategie per tentare d’andare “avanti”. Condottieri, per la carità, non ne vediamo e non ne vogliamo. Essere statisti è una dote di cui il Bel Paese è carente. I politici che dicono la loro, invece, non si contano. Molte volte, però, sono punti di vista privi di qualità per ridare dignità a questo Penisola che ne avrebbe tanto bisogno. Ora non ci rimane che attendere il “varo” del Contratto di Governo Di Maio/Salvini. Circa i tempi d’attuazione si scontra la nostra sensazione certamente sfavorevole.
Giorgio Brignola