Manovra. Al via voto in commissione. Strada in salita

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Manovra. Al via voto in commissione. Strada in salita 

E’ previsto a partire da domani mattina in commissione Bilancio della Camera l’avvio delle votazioni sul ddl bilancio. L’obiettivo della commissione guidata da Claudio Borghi è quello di esaminare gli emendamenti agli articoli dal 2 al 22 della manovra. Il tutto, ovviamente, è subordinato all’esito del vertice politico di questa sera che dovrà trovare un’intesa sia sulla possibilità di modificare la stima di deficit fissata al 2,4%, finora considerata intoccabile dalle due anime del governo, sia concordare gli emendamenti della maggioranza da approvare in commissione. Intanto, la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha stabilito i tempi dell’esame dell’Aula.

La manovra approderà in assemblea lunedì 3 dicembre e le votazioni prenderanno il via dal giorno successivo. La commissione ha quindi meno di una settimana per esaminare e votare tutti i circa 720 emendamenti segnalati. Al momento l’obiettivo è di iniziare le votazioni da domani per concludere l’esame con il voto al mandato al relatore entro questo sabato. Ma non è escluso uno slittamento dei tempi sia della commissione sia dell’Aula, in particolare alla luce delle novità emerse dopo l’incontro interlocutorio a Bruxelles tra il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Giovanni Tria con i vertici della Commissione Ue, dopo la doppia bocciatura della legge di bilancio del governo Lega-M5s. Tuttavia, dopo le prime aperture dell’esecutivo su una possibile modifica del rapporto deficit-Pil la strada sembra essere ancora in salita. Soprattutto sulle eventuali correzioni alle due misure più importanti della manovra che al momento non hanno visto ancora la luce (reddito di cittadinanza e riforma Fornero con quota 100) se non per gli stanziamenti previsti in manovra. Si ragiona se far slittare l’entrata in vigore degli interventi per risparmiare un pò di risorse. Domani, intanto, il primo tassello di questo complicato puzzle della manovra 2019 dovrebbe essere posto. Il Senato dovrebbe licenziare, con voto di fiducia, il decreto fiscale che accompagna la legge di bilancio e che ne prevede parte delle coperture finanziarie.

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