Mafia, colpo alla nuova Cupola

Attualità & Cronaca

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Il 29 maggio scorso il gotha di Cosa nostra si riunì in un luogo segreto e in quella occasione fu ricostituita la nuova Commissione provinciale di Cosa nostra. Una nuova Cupola che “rappresenta un gravissimo pericolo per l’ordine pubblico sul territorio dell’intera provincia” di Palermo. In quella occasione, come spiegano gli inquirenti, “furono ristabilite le vecchie regole, cristallizzate in una ‘cosa scritta'”. E venne anche “deciso in capo a chi fare ricadere la capacità di interlocuzione fra mandamenti, individuando dei portavoce, delegati e presentati ufficialmente dagli stessi capi mandamento”. E’ quanto emerge dalle indagini della Dda di Palermo che oggi ha disposto il fermo per 46 persone. Tra queste c’è anche l’80enne Settimo Mineo, considerato l’erede di Totò Riina.

Tutti e 46 sono a vario titolo responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni consumate e tentate, con l’aggravante di avere favorito l’associazione mafiosa, fittizia intestazione di beni aggravata, porto abusivo di armi comuni da sparo, danneggiamento a mezzo incendio, concorso esterno in associazione mafiosa. Gli investigatori sono riusciti, nel corso delle indagini, a “cogliere in presa diretta la fase di riorganizzazione in atto all’interno di Cosa nostra” ma anche a “documentare l’avvenuta ricostituzione della ‘nuova’ Commissione provinciale di Palermo”. 

Con l’operazione odierna è stata disarticolata la ”nuova” cupola, decapitando i mandamenti mafiosi di Pagliarelli, Porta Nuova, Villabate e Belmonte Mezzagno e assicurando alla giustizia 4 capi mandamento, 10 tra capi famiglia, capi decina e consiglieri, nonché 30 uomini d’onore (cui si aggiungono ulteriori 2 per reati fine). Mineo, capo del mandamento di Pagliarelli, aveva il terrore di essere intercettato, per questo non utilizzava neppure il telefono cellulare. Inoltre cercava di utilizzare l’auto il meno possibile e preferiva camminare a piedi. Di Mineo per la prima volta aveva parlato il primo grande pentito di Cosa nostra, Tommaso Buscetta. Nel 2006, finì in carcere insieme con il suo padrino, Antonino Rotolo. 
Uno dei boss arrestati questa mattina, Francesco Colletti, è stato tradito da una intercettazione registrata dagli investigatori mentre parlava con il suo autista, Filippo Cusimano. È stato proprio Colletti a svelare, non sapendo di essere intercettato, del vertice segreto avvenuto il 29 maggio scorso con il gotha di Cosa nostra. Parlando con l’autista, Filippo Cusimano, ha raccontato della riunione della commissione provinciale, aggiungendo dei dettagli sulla riunione.  

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