L’errore di pubblicare le farneticazioni del primo che capita

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Notizia del 28 dicembre 2018: “Femminicidio, tre episodi di sangue e violenza scuotono l’Italia dalla Sicilia al Trentino”. E va bene, vuol dire che per qualche giorno non sentiremo notizie di uomini che ammazzano donne, e così la statistica di un femminicidio ogni tre giorni resterà invariata, e Beppe Severgnini potrà pubblicare l’ennesima lettera del solito buontempone, il quale scriverà che in fondo abbiamo fatto bei progressi e che gli uomini italiani di donne ne uccidono meno di quante ne uccidevano trent’anni fa, che non esiste una mentalità maschilista nel nostro paese, e che bisogna finirla con le stupidaggini per fare prima pagina a tutti i costi. Severgnini è una brava persona, anche intelligente, ma non abbastanza da comprendere che è un errore pubblicare le farneticazioni del primo che capita, e che l’errore diventa doppio qualora alla lettera pubblicata non si aggiunga un rigo di disapprovazione. E questo, perché per molte persone ancora, purtroppo, leggere qualcosa sui giornali, sentire qualcosa alla radio o alla televisione, significa aver letto o aver sentito qualcosa di vero.

Notizia recente: “I numeri del femminicidio non sono certi e variano di qualche unità, ma sicuramente le donne uccise da un uomo, con cui hanno o hanno avuto un rapporto affettivo o familiare, non sono in diminuzione. Nel 2016 se ne sono contate 120. Anche nel 2017 la media è di una vittima ogni tre giorni. Negli ultimi dieci anni le donne uccise in Italia sono state 1.740, di cui 1.251 (il 71,9%) in famiglia” (Ansa 23 novembre 2018).

Renato Pierri

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