L’uso dei social nell’era della Terza Repubblica

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Eccoci qui, mancano pochi giorni alla fine del 2018: in quest anno di cose ne sono successe, in particolare per quanto riguarda la politica. Gli Italiani, infatti, sono stati impegnati il 4 marzo scorso nelle elezioni politiche che hanno portato alla nascita del governo Conte.

E per questo capodanno, oltre a ricevere i consueti auguri del Presidente della Repubblica, siamo già pronti, muniti di smartphones, a gustarci le dirette facebook, i tweet e le stories dei vari politici, che ci augureranno di trovare un lavoro, mettere su famiglia o laurearci per questo 2019.

Inutile dire che oramai i social network sono divenuti importantissimi nel mondo della politica, anzi, la politica è quasi del tutto praticata dietro una tastiera. Il vero comizio è il post; l’arte del persuadere, tipica dell’oratoria politica consiste oggigiorno in una serie di strategie comunicative, organizzate da “social media managers”,che vengono messe in atto sulle pagine dei vari politici.

C’è chi ha cavalcato in pieno (e con oggettivo successo) questo fenomeno: Matteo Salvini, ad esempio, è il politico con più followers su facebook (circa 3 milioni) di Europa.

Il grado di approvazione di un personaggio o soggetto politico lo si può valutare tranquillamente dalle interazioni da parte del pubblico che ci sono sui loro profili social, e il politico scaltro non può di certo lasciar perdere eventuali dissensi che si creano sotto qualche suo post, e sarà pronto, a sua volta, a rispondere nei commenti, o magari a fare qualche altro post dove correggerà la propria posizione, e così via.

Insomma, il cittadino comune usa i social, e il politico intelligente deve tenere conto di questo fattore. Sembra una cosa scontata, o probabilmente lo è anche. Ma il fatto che sia scontata non vuol dire che sia banale, anzi, il lavoro del politico sui social è nettamente più arduo, in quanto si trova dinanzi a una platea che trova nei social l’unico modo di dire la propria al di fuori delle proprie sfere personali. Ogni parola, ogni immagine, ogni strategia comunicativa deve essere studiata nel minimo dettaglio.

Generalmente la strategia più utilizzata, almeno negli ultimi periodi, sembra essere quella del “politico uomo del popolo”.

“Basta con questi politici pieni di tecnicismi, con le loro cravatte, con la loro austerità distante dalla gente comune!”

E allora il politico “social” si farà riprendere tra la gente, posterà foto mentre fa qualcosa di normale, qualcosa con cui il popolo possa identificarsi.

In conclusione, all’alba del 2019 i social sono un elemento portante della società, e la politica non poteva non sfruttare questo fenomeno.

Chi è stato più bravo a sfruttarlo ha ottenuto i risultati migliori. Ma la società è in continua evoluzione, e forse sfruttare troppo questi nuovi fenomeni forse un giorno potrebbe essere una cosa di cui ci si potrebbe pentire a livello politico. Forse si cominceranno a considerare i “politici uomini del popolo” non come effettivi uonimi del popolo, ma come attori di una studiata strategia comunicativa.

Solo il tempo, come d’altronde accade la maggior parte delle volte, potrà darci una risposta.

Ciro Saracino

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