Arancione o giallo, a cosa serve un “gilet”?

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Ci vogliamo convincere che fare la rivoluzione non consiste nel mettersi un gilet e scendere in piazza per elemosinare quattro soldi per la gelata d’inverno

Rivoluzione è stravolgere il modo di fare le cose!

Capovolgere lo stato in cui versa il settore agricolo, da percettore di aiuti a perno centrale dello sviluppo del Paese!

Basta elemosinare aiuti!

Se siamo convinti che l’agricoltura genera valore, se capiamo tutti che lo sviluppo del genere umano passa  per lo sviluppo sostenibile del settore agricolo, allora per quale motivo vi sedete al tavolo con chi chiede scusa per non aver fatto ciò che era in suo potere di fare al governo?

Ma siete matti a pretendere di parlare con dei ministri che si definiscono del popolo e non trovano una misera dotazione di 100 milioni di euro dopo che hanno aumentato le tasse di decine di “miliardi” di euro?

Ciò che oggi vi hanno promesso e non sono stati capaci di metterlo nella manovra economica, ce lo hanno già sfilato dalle tasche con l’aumento della pressione fiscale e con il futuro aumento dell’IVA nel 2020 e 2021.

Ma volete essere presi ancora in giro!? Coloro che adesso siedono al governo come anche coloro che sedevano sulla stessa poltrona prima degli altri, oggi sono in piazza a protestare e dicono che hanno la soluzione alle vs richieste!? Ma intanto nessuno fa niente per cambiare il sistema. Finiranno tutti per andare in “Europa” ad elemosinare altri quattrini che sono sempre soldi nostri!

Allora per cortesia, agricoltori pugliesi, meridionali e italiani tutti, svegliatevi!!!

Fatevelo dire da un modesto ingegnere, figlio di agricoltore come voi, il valore è nelle vs mani!

Smettere di chiedere soldi e pretendere “politiche” fiscali differenziate e commisurate al reale stato di servizi ed infrastrutture delle proprie aree!

Questa è la rivoluzione da attuare!.

Altro che il colore del gilet, noi possiamo cambiare le sorti dell’intera Europa se capiamo tutti un concetto basilare: l’imposizione fiscale è ritenuta “giusta” se commisurata al livello di servizi, strutture ed infrastrutture pubbliche disponibili al cittadino o all’impresa nel proprio territorio!

Le tasse le paga chi genera valore, tutti gli altri le percepiscono per il servizio reso!

Questo concetto è ancora più chiaro nel settore agricolo.

Gli agricoltori coltivano la terra, fanno crescere i prodotti che popolano la nostra biodiversità, li raccolgono con il proprio lavoro e li fanno arrivare sulle nostre tavole.

Ogni passaggio è generatore di valore! E per ogni passaggio c’è un obolo da pagare! Ma quanto è “giusto” quest’obolo? Come lo misuriamo?

È forse giusto che l’agricoltore che operi in una zona pianeggiante paghi la stessa tassa sul carburante dell’agricoltore che è in una zona collinare o in montagna, per esempio? Direi proprio di no!

Sarebbe senz’altro più giusto che l’agricoltore che operi in una area dove lo stato non riesce a garantire un livello di sicurezza del territorio pari a quello delle aree più monitorate, pagasse per esempio l’IVA al 15% ed un imposta sui redditi del 20% al massimo?

Quanti ragazzi sceglierebbero di coltivare un terreno ed aprirebbero una azienda agricola, piuttosto che avventurarsi in un lavoro da dipendente, se in una zona sottosviluppata, fossero direttamente i tecnici del ministero ad andarlo a trovare per cercare di aiutarlo a sbrigare le pratiche per avviare la produzione e magari cogliessero l’occasione per scambiare zero burocrazia con qualche prodotto a kilometro zero?

Io sarei il primo!

Solo con questo approccio possiamo ribaltare le sorti del settore agricolo e non solo di quello agricolo.

Tutto questo porta ad una conclusione, pagare lo stesso livello di tasse senza distinzione tra aree sviluppate ed aree sottosviluppate, tra centro e periferia, tra aree metropolitane ed aree rurali impone a chi paga le tasse di pagarle anche per coloro che hanno dotazioni infrastrutturali e servizi multipli rispetto ai primi. È una cosa di una gravità impressionante!

Concetto che, anche un ingegnere come il sottoscritto, ha compreso dopo essersi confrontato con i creatori della “policy”, i generatori dell’indirizzo politico, che non siedono certo in parlamento, dove l’opportunismo e la ricerca spasmodica di consenso ormai regna sovrano.

Lo stesso approccio speculativo che porta i parlamentari di maggioranza a scendere in piazza in una manifestazione contro il loro stesso governo per dire semplicemente io c’ero e farsi qlc selfie da postare subito sui social network, con addosso il gilet arancione per fare il verso a quello giallo che tanto sta facendo parlare oltre le Alpi.

Vergogna!

Agli agricoltori dico è ora di alzare i toni della protesta, gridando tutti la stessa cosa: vogliamo essere liberati dalle ingiustizie fiscali. Il tavolo delle trattative lo devono chiedere i ministri a voi, per fare sì che ritorniate a produrre, altrimenti non saprebbero cosa mangiare!

Francesco Cariello

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