Le vere ragioni dell’emigrazione africana: il franco Cfa

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Il Franco CFA (in tempo coloniale Franc Colonies françaises d’Afrique, oggi Franc Communauté Financière Africaine) è la valuta comune di 14 stati africani per lo più ex colonie francesi.
Il franco CFA è suddiviso in Franco CFA occidentale (è il franco usato nell’ Unione economico – monetaria dell’Africa occidentale, emesso dalla BCEAO, Banque Centrale des États de l’Afrique de l’Ouest con sede a Dakar, Senegal) e Franco CFA centrale (usato nella Comunità economico e monetaria dell’Africa Centrale, emesso dalla BEAC, Banque des États de l’Afrique Central con sede a Yaoundé, in Gabon). Il primo è usato da otto stati indipendenti: Benin, Burkina Faso, Guinea-Bissau, Costa d’Avorio, Mali, Niger, Sénégal e Togo; il secondo dai restanti sei: Cameroon, Repubblica Centrafricana, Chad, Republic of the Congo, Guinea Equatoriale e Gaboon.

La Francia garantisce la convertibilità illimitata del franco CFA e del franco delle Comore in euro;il tasso di parità con la valuta francese – prima il franco, poi l’euro – è fisso.
In cambio il 65% delle riserve valutarie dei Paesi della zona monetaria del franco CFA sono depositate in un conto di transazione della Banque de France a Parigi e le politiche delle due banche di emissione sono decise insieme a rappresentanti francesi.
Tutto apparentemente normale e frutto di accordi volontari. Una vergognosa bugia.

Di volontario c’è molto poco in Africa e specialmente nella vicenda storica dell’indipendenza delle colonie francesi in quel continente. Le indipendenze non furono un regalo di Parigi ma l’esito di un periodo di battaglie per la libertà spesso represse nel sangue e la Francia le concesse a caro prezzo, tentando in ogni modo di mantenere il controllo assoluto del suo impero africano e soprattutto delle risorse delle sue colonie.

Alcuni leader di quella stagione, come Patrice Lumumba in Zaire, oggi Repubblica Democratica del Congo, furono eliminati, altri che tentarono di contestare le nuove forme del colonialismo francese, come Thomas Sankara in Burkina Faso, subirono la stessa sorte.
I paesi della francofonia africana, poi, sono quelli che hanno vissuto il più grande numero di colpi di stato e guerre civili. Come mai? Chi le ha volute e armate in un’area totalmente priva di produzioni belliche? Questa instabilità, è un fatto inoppugnabile,  ha reso, guarda caso, permanente il controllo politico e economico francese nell’area.

Tra i pilastri di questo dominio ferreo, oltre alle attività di servizi segreti e truppe speciali, c’è , senza ombra di dubbio, il CFA. Una delle ragioni della guerra a Gheddafi e del concomitante defenestramento di Laurent Gbabo in Costa D’ Avorio sembra essere stata proprio la loro volontà di avere una banca e una moneta tutte africane…se ci fossero riusciti, addio Cfa.

L’economista e docente universitario, Nicolas Agbohou da sempre si è scagliato contro questa valuta affermando che è strumento di neocolonialismo in quanto non permette una libera politica economico – monetaria (ovvero una piena libertà) nei paesi in cui è in circolazione, relegandoli a serbatoio di materie e manufatti per la Francia e per l’Europa. Il suo libro, “Il Franco Cfa e l’Euro contro l’Africa”, è uno straordinario e doloroso atto di accusa.

Quella che segue è una intervista con lui a cura di Mohamed Berkani.

D: Il suo libro è un atto d’accusa contro l’Euro e il Franco CFA. Perché queste due monete sarebbero contro l’Africa?

R: Fondamentalmente, gli istituti finanziari che gestiscono il Franco CFA, le banche centrali, sono contro l’Africa. II consigli di amministrazione della BCEAO (Banca Centrale degli Stati dell’Africa Occidentale), della BEAC (Banca degli Stati dell’Africa Centrale) e della Banca delle Comore, sono dominate dai francesi che beneficiano del diritto di veto. Le Comore non controllano la loro economia, perché nel cda della Banca centrale vi sono 4 francesi e 4 abitanti delle Comore. Dal momento che le decisioni devono essere prese all’unanimità o con la maggioranza di almeno cinque persone, basta che un solo francese sia contrario a un qualsiasi progetto, perché sia bocciato. Inoltre bisogna che gli africani non dimentichino che il CFA è una moneta francese.

D: Ma oltre a questo aspetto, perché il Franco è contro l’Africa?

R: Gli africani sono esseri umani a pieno titolo come tutti gli altri. In quanto tali, è importante che gli africani siano liberi di condurre la politica monetaria che soddisfi meglio le proprie aspettative. I 15 paesi della zona del Franco CFA sono costretti a lasciare in deposito in Francia il 65% dei loro proventi delle esportazioni, chiamate “riserve in valuta estera”. Questo è il presupposto per la stabilità della loro valuta. Supponiamo che un paese come il Niger, che non è in grado di pagare i propri funzionari, esporta prodotti per il valore di un miliardo di dollari, automaticamente deve lasciare in Francia un deposito di 650 milioni di euro. Questo è assurdo! Nel frattempo i nigeriani muoiono di fame! Ci sono anche dispositivi tecnici che rendono il Franco CFA uno strumento di impoverimento e di colonizzazione permanente.

D: Che cosa sono questi dispositivi?

R: Dobbiamo ricordare che il CFA, originariamente, era chiamato “Franco delle colonie francesi d’Africa”. Come suggerisce il nome, è la Francia che trae il maggior beneficio. I principi che disciplinano questa valuta sono la libera trasferibilità e convertibilità e la centralizzazione degli scambi. A questo proposito, dobbiamo sapere con chiarezza e precisione che: in primo luogo, la libera trasferibilità favorisce la fuga di capitali africani, e in secondo luogo, quando un paese non ha risparmi, si ritrova con un debito estero che lo strangola.

D: Chi sono le persone che esportano i loro capitali?

R: Alcuni leader e quelle che io chiamo neo-colonie. Ricordate che la prima decisione che Mitterrand aveva preso, della sua ascesa al potere, era di vietare la fuga di capitali. Da allora, l’Africa è doppiamente penalizzata: non solo deve affrontare la fuga di capitali, ma in aggiunta, è tenuta a riacquistare la propria moneta. In poche parole: i leader africani vanno a Parigi con le valigie piene di franchi CFA che scambiano contro franchi o in dollari. Ma le banche centrali africane sono obbligate a riscattare questi CFA che i leader hanno lasciato in Francia e che la Francia non vuole tenere. E devono farlo con una valuta forte! Quindi dal 65% dei proventi sulle esportazioni, che rimangono in deposito per le operazioni.

D: Perché anche l’Euro sarebbe in contrasto agli interessi africani?

R: Prima di fissare il cambio Franco CFA con l’Euro, solo la Francia aveva voce in capitolo sulle nostre economie. Ora è tutta l’Europa! Peggio ancora, le misure draconiane di Bruxelles sono incompatibili con le esigenze delle nostre economie. Ecco perché io insisto a ripudiare al più presto il CFA.

D: Cosa dovrebbe sostituirlo?

R: Nessun paese può svilupparsi senza l’indipendenza monetaria. Abbiamo bisogno di una nuova moneta comune che non sia guidata dall’estero. Bisogna buttare nell’immondizia i principi che reggono il Franco CFA. L’Africa ha bisogno di una politica monetaria che soddisfi i propri bisogni e interessi.

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