L’Unesco designa Mastrogiovanni in giuria per il World press freedom prize

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 Sono stata invitata dalla massima carica dell’UNESCO, la direttrice generale Audrey Azoulay, a far parte della giuria del Guillermo Cano World Press Freedom Prize.

E’ il premio che dal 1997 Unesco conferisce ad una persona, un’organizzazione o un’istituzione che nella sua vita ha dato un notevole contributo alla libertà di stampa.
E’ una giuria composta da sei membri, sei giornalisti indipendenti provenienti dai diversi continenti, scelti, motu proprio, dal Direttore generale.

Sono l’unica italiana. Prima di me, circa 10 anni fa, solo Luciana Sgrena ha ricoperto lo stesso incarico.

Con grande senso di responsabilità e con un attacco di panico non da poco ho accettato l’invito, quando ho capito che non era uno scherzo. Il primo pensiero in effetti è stato proprio quello: hanno sbagliato indirizzo.
Invece la lettera con tanto di protocollo e l’invito a nome della direttrice generale Azoulay mi ha inchiodato alla responsabilità che sono stata chiamata ad assumermi. Ma non ci ho creduto, lo ammetto, finché non ho visto il mio nome sul sito dell’Unesco(https://en.unesco.org/prizes/guillermo-cano/jury).

Sono stata designata per questo importante incarico fino al al 2021, “in riconoscimento del Suo profondo impegno per i principi della libertà di stampa, nonché del considerevole contributo che avete già dato a questi ideali“.

Quest’invito mi commuove e mi onora. E mi dice che il lavoro che faccio, e come lo faccio, ha un Valore. Per gli altri, per il bene comune. Ha un Valore, visto da fuori. Perché in Italia, il lavoro che faccio, e come lo faccio, quel Valore lo perde e anzi, spesso, è oggetto di derisione e denigrazione. Anche per questo lo farò con maggiore pervicacia e lucidità.

Il compito dei membri della giuria del Premio Guillermo Cano World Press Freedom è anche quello di assistere l’Unesco su questioni etiche relative alla legislazione dei media e a tutto ciò che può compromettere la libertà di espressione nei paesi e nei Continenti d’origine.

Il livello della libertà di stampa nel nostro Paese è in calo: diminuiscono gli spazi di libertà, chiudono i giornali, anche a causa di azioni giudiziarie per infiltrazioni mafiose, mentre crescono le minacce e le intimidazioni.

Anche di questo mi occuperò e con tutte le mie forze porterò presso le rappresentanze mondiali la voce periferica dei giornalisti indipendenti. Rivolgerò la mia osservazione soprattutto verso le donne giornaliste, che fanno doppia fatica e ricevono doppie e specifiche minacce, proprio in quanto donne. Non c’è democrazia senza una libertà d’informazione reale e compiuta. Non c’è democrazia senza le donne.

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