Fabrizio Barca risponde a Emanuele Macaluso

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Leggere le analisi e i commenti di Emanuele Macaluso è sempre occasione per riflettere e respirare. Ti fa piacere quando Emanuele Macaluso scrive di condividere la tua analisi della “fase”, in tema di capitalismo e di disuguaglianze. Ma anche quando ti critica. Le sue osservazioni su dove cercare la sinistra, suscitate da una mia intervista di martedì 10 luglio a “Il Fatto quotidiano” non fanno eccezione. Mi hanno fatto riflettere e, ringraziandolo con calore, suscitano in me i commenti che seguono.

Procedo nel suo ordine.
Dove vedo “più sinistra”, nel PD o nel M5S?

Secondo la lettura che Macaluso fa di quell’intervista, io ne vedrei più nel M5S che nel PD e nel farlo sbaglierei perché “nel PD oggi è possibile aprire e sviluppare una lotta politica per … spostare su basi di centrosinistra questo partito”, non così nel M5S. Non so se sia vero. Ma comunque nell’intervista non pensavo di avere stilato graduatorie. Intendevo piuttosto sostenere che, in assenza di “un partito con un netto profilo di sinistra” – una tesi da tempo sostenuta da Macaluso – , esistono persone e posizioni “di sinistra”, ossia persone che in modo argomentato ritengono si possa uscire dalle disuguaglianze con una nuova fase di avanzamento sociale. E queste persone oggi si trovano in molti diversi “luoghi”. Nell’intervista, su precisa domanda, definisco di sinistra la posizione del M5S sul lavoro saltuario e sul reddito di cittadinanza. Ma è tale anche la legge sul reddito di inclusione, introdotta dal governo a maggioranza PD. E nel lungo colloquio con l’intervistatore ho identificato persone e posizioni di sinistra anche (e soprattutto) nelle organizzazioni di cittadinanza attiva con cui oggi lavoro (nel Forum Disuguaglianze e Diversità https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/). E ho aggiunto che tali persone e posizioni si trovano anche all’interno della Lega, quando la sua vocazione territoriale non si trasforma in comunitarismo chiuso o in sovranismo, ma si avvicina piuttosto a un comunitarismo aperto, aperto ai valori e alla conoscenza esterni e interessato a costruire percorsi di partecipazione.

Sarebbe stata opportuna una trattativa PD-M5S? E’ il secondo tema toccato da Macaluso,

Nell’intervista non tocco esplicitamente questo nodo. Ma Macaluso ha ragione nell’attribuirmi una risposta positiva. E’ effettivamente ciò che penso. Macaluso, pure favorevole a una trattativa, ritiene tuttavia che una coalizione avrebbe dovuto essere subordinata ad una convergenza su “premesse politiche comuni” in tema di democrazia parlamentare, vincolo di mandato e Unione Europea, altrimenti sarebbe stata “un inganno per gli elettori e un danno per il Paese”. Ovviamente su questi tre punti la penso come Macaluso – con questioni da approfondire sul primo – ma non condivido la sua conclusione. Infatti, in tema di Unione Europea, anche giudicando dal comportamento del “M5S di governo”, non vedo ostacoli ad una “convergenza delle premesse”. Quanto ai primi due punti, vedo una robusta competizione di principi, che non crea inganni, se espressa con franchezza.

E siamo alla terza questione: come esercitare l’opposizione?

Esclusa, anche da parte sua, la strada disastrosa del “tanto peggio tanto meglio”, Macaluso esprime preoccupazioni sull’idea, da me espressamente sostenuta, di dialogare con le “posizioni di sinistra” interne al governo al fine di influenzarne gli esiti. La sua preoccupazione è che ciò finisca per diluire l’”opposizione vigorosa” alla “dinamica autoritaria” espressa da una parte importante del governo. E ricorda, rispetto al confronto storico da me evocato con il dialogo fra PCI e “forze di sinistra dentro la DC”, che quella sinistra DC di patti con l’estrema destra non ne aveva mai fatti.
E’ la questione più delicata posta da Macaluso. Accantoniamo il mio confronto storico, dove gli episodi storici richiamati da Macaluso rimarcano con efficacia il ben più robusto impianto concettuale della sinistra DC e le sue ben più forti radici nel popolo, fattori che la inducevano e le consentivano (e anche successivamente le hanno consentito) di rifiutare accordi espliciti con la destra. E riconosciamo certamente con lui che il tratto autoritario è oggi dominante, è il “fronte principale”, ”essenziale” dell’attività di governo. Questo fatto deve certamente indurre ogni persona di sinistra ad un’opposizione vigorosa a ogni tentazione e deriva autoritaria. Tanto più, aggiungo, che l’Unione Europea – e ovviamente i mercati – sono assai più disposti a tollerare tale deriva piuttosto che velleità critiche contro l’Unione Monetaria (o magari in cambio dell’abbandono di queste critiche). Ma a mio parere, ecco dove mi allontano dalla posizione di Macaluso, in nessun modo tale opposizione viene o sarebbe sminuita da un dialogo con le posizioni di sinistra. Né tale dialogo deve essere scoraggiato – perché dargli questo vantaggio? – dall’abilità tattica di Salvini di sostenere (o tollerare) quelle posizioni stesse. La ricerca e l’impegno delle persone di sinistra deve essere rivolta, io credo, in molti crediamo, al compito di elaborare, fare maturare e confrontare, a tutto campo, posizioni che aggrediscano le disuguaglianze ed esplorino traiettorie di avanzamento sociale. Nel Parlamento e nel paese.

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