Dai capolavori dell’ultimo dei Romantici, il vecchio Hayez, interprete degli slanci della giovinezza, di una bellezza senza tempo e delle passioni del Medioevo, si passa alla potenza visionaria del teatrale ‘Otello’ di Molmenti, del finalmente visibile Valentino a Capua di Previati, un dipinto leggendario come le epiche battaglie risorgimentali evocate dai lombardi Induno e Faruffini e dal meridionale Cammarano, presente con un quadro entrato nell’immaginario degli italiani come la ‘Breccia di Porta Pia’. L’epica dei vinti, resa universale dal Signorini dell’’Alzaia’ e dalla dolorosa attualità degli ‘Emigranti’ di Tommasi, appare placarsi nella dolcezza di un quadro mitico e amatissimo come le ‘Due madri’ e nei solenni paesaggi alpini, come quello monumentale di ‘Alla stanga’, che fanno di Segantini, celebrato da D’Annunzio, il genio che nei suoi occhi ‘umili e degni’ è riuscito a rendere l’ ‘infinita bellezza’ della natura. Quella natura che ci rivela il suo mistero in quel capolavoro che è ‘Lo specchio della vita’ di Pellizza da Volpedo.
A Forlì il fascino dell’Ottocento tra Hayez e Segantini
Last modified: Del 3 Febbraio 2019 alle ore 10:55