Mutilazioni genitali donne, a Ginevra per tolleranza zero

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Tolleranza zero contro le mutilazioni femminili. Nella giornata internazionale dedicata a questa pratica inaccettabile, che rappresenta una violazione dei diritti umani delle ragazze e delle donne, si è svolto al Palais des Nations di Ginevra un evento di sensibilizzazione co-sponsorizzato dall’Italia e organizzato dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione,  in partnership con l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani , il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile e l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

L’Ambasciatore Gian Lorenzo Cornado, Rappresentante Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite a Ginevra, è intervenuto all’evento organizzato per ricordare la necessità di tradurre le decisioni politiche in azioni concrete per attuare la tolleranza zero entro il 2030.  Il tradizionale e forte impegno dell’Italia nella lotta alle mutilazioni genitali femminili che riguardano circa 200 milioni di donne e ragazze è stato ricordato dall’Ambasciatore che si soffermato tanto sulle iniziative varate a livello nazionale quanto su quelle condotte in ambito internazionale. Egli, inoltre, ha esortato ad aumentare gli sforzi per raggiungere, entro il 2030, l’obiettivo 5.3 dell’Agenda 2030 che specificamente prevede la fine di tutte le pratiche dannose tradizionali come le MGF ed i matrimoni forzati.

L’Italia, grazie alla legge del 9 gennaio 2006 n.7, vanta una best practice riconosciuta dalle stesse Nazioni Unite tanto per le norme che perseguono le mutilazioni genitali femminili quanto per l’attività di sensibilizzazione sviluppate, tra l’altro, in diversi progetti condotti dal Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri anche con il coinvolgimento della società civile e di ONG.

Sul piano internazionale l’Italia, oltre a farsi promotrice e sostenitrice di tutte le risoluzioni ONU tese a porre fine alle mutilazioni genitali femminili (tra cui quella adottata dal Consiglio Diritti Umani nel giugno 2018), ha sostenuto, con un contributo di circa 20 milioni di Euro negli ultimi 10 anni, progetti ed attività in quei paesi dove la pratica di tale barbarie risulta ancora diffusa.

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