“Costi gonfiati”, commissario Tav all’attacco

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”Lo studio in questo momento da farsa corre il rischio di trasformarsi in truffa. Certo, devo leggere ed esaminare ancora bene le carte, ma ci sono oggettivi elementi di debolezza: costi gonfiati, benefici sottodimensionati e le accise come elemento centrale”. E’ netto il giudizio di Paolo Foietta, il commissario straordinario per la Tav Torino-Lione in carica fino a giovedì prossimo, sull’analisi costi-benefici redatta dall’equipe del professor Ponti.

”Mi riservo di studiare il documento con calma – dice all’Adnkronos – ma ritengo che per l’Italia i costi siano sovradimensionati di almeno 2,5 mld, il che vuol dire il 50% in più. E’ chiaro che se gonfio i costi è difficile produrre poi dei benefici. E alcune cose sostenute in questo studio sono assolutamente delle opinioni tra l’altro neppure condivise dal mondo scientifico, come quando si sostiene che l’Italia si risana aumentando le accise e togliendo i treni in modo che ci siano più incassi, un modo di procedere opposto a quello in cui sta andando il mondo”. Uno studio che Foietta sottolinea non essere stato condiviso da tutti se è vero che ”Coppola alla fine non lo ha firmato e se alla fine lo studio è fatto a immagine somiglianza del principe”.

Nell’analisi costi benefici, ha poi continuato Foietta, ”nonostante tutti i warning e gli avvisi che sono stati mandati c’è stata una maggiorazione dei costi, sono stati sottovalutati i flussi e ridotti o quasi azzerati i benefici di carattere ambientale del trasferimento modale, spesso utilizzando dati molto vecchi, del 2011, e non i dati che sono stati messi a disposizione dall’Osservatorio qualche mese fa”.

”Se questo è stato fatto per sbaglio o per colpa lo valuteremo. E’ chiaro, e di questo non possiamo che prenderne atto, che questo risponde all’esigenza del committente, ovvero costruire una relazione tecnica che dicesse che la Torino-Lione non s’ha da fare”, ha proseguito Foietta che dopodomani concluderà il suo mandato che è scaduto a fine anno ma è stato prorogato per legge 45 giorni, poiché non si era provveduto a una nuova nomina.
”Giovedì si conclude la mia avventura – ha sottolineato – gli scatoloni sono già pronti, in parallelo oggi ci hanno comunicato che il personale che lavorava con me dal 15 febbraio rientra nelle amministrazioni di provenienza, quindi la struttura è stata sciolta. La scelta che è stata fatta, quindi – ha concluso Foietta – è stata di chiudere un’esperienza che ritengo utile e forse unica di 12 anni”.

LA REPLICA DI PONTI – Il commissario straordinario per la Tav, Paolo Foietta, “è pagato, perde lo stipendio, è umano. Ed è comprensibile che sia molto nervoso”. Lo ha detto all’Adnkronos Marco Ponti, capo della commissione per l’analisi costi-benefici della Tav e professore in pensione di Economia applicata al Politecnico di Milano, rispondendo a Foietta. Il commissario straordinario, ha continuato Ponti, “non è un economista e non fa questo tipo di analisi costi-benefici. Ma qualche cautela in più da una persona che è in palese conflitto di interessi la userei“.
L’ordine di grandezza dei costi e delle previsioni del traffico della Tav Torino-Lione “li conoscevo ben prima di fare questa analisi, come li conoscevano tutti. E io non ero, come non lo era nessuno dei miei collaboratori, un No Tav ideologico, ero un No Tav vedendo i costi e il traffico”, ha continuato Ponti, rispondendo alle critiche secondo cui il gruppo di lavoro sull’analisi fosse composto solamente da tecnici contrari alla Tav. “Chi fa il mio mestiere vede i costi e il traffico di un’opera e se costa cara e passa poco traffico generalmente la risposta è ‘no’. Poi bisogna approfondire”. Ma per la Tav, ha aggiunto, “tendenzialmente i numeri erano piccoli e i costi erano tanti“.
Sulla Torino-Lione “sembra che l’Italia sia impazzita. La Tav – spiega ancora Ponti – si è caricata di significati metafisici, che non si possono chiamare politici” e la politica e l’opinione pubblica si sono “troppo radicalizzate sull’opera“. La divisione della politica e dell’opinione pubblica su alcune grandi opere “non è un male solo italiano. E’ successa una cosa simile a San Francisco, quando ero lì, per un ponte sulla baia, o nel Regno Unito con la nuova linea Londra-Edimburgo, su cui, sempre su un’analisi costi-benefici, l’opinione pubblica si è molto radicalizzata”, ha sottolineato Ponti. Sono cose che succedono: l’opinione pubblica si radicalizza su alcuni temi e si perde il lume dell’intelletto. Non è un male solo italiano e questa è l’unica piccola consolazione, però rimane una follia”.
Ad ogni modo, “l’ultima decisione deve essere politica. La nostra posizione, etica, è che non è corretto non fare i conti. Poi i conti non sono la ‘Verità’, ma non si possono non fare per ragioni di trasparenza democratica”. Oltre ai conti, per i decisori politici, “ci sono anche i vincoli internazionali” che riguardano l’opera. Come gruppo di lavoro sui costi-benefici, ha continuato Ponti, “noi rispondiamo a parte della domanda che ci è stata rivolta dal ministro, che è: ‘i costi dell’opera superano i benefici o no?’. E noi abbiamo cercato di dare una risposta a questa domanda al meglio della nostra professionalità. Ma non pretendiamo di avere la sfera di cristallo né che la decisione ultima sia basata sui conti. Siamo più contenti se lo è”. I conti “non guardano il futuro, non sono la sfera di cristallo, ma sono la miglior cosa che si possa fare”.
Ponti ha sottolineato che “sul tavolo ci sono 132 miliardi di euro di opere non valutate dall’amministrazione precedente, ma giudicate strategiche per ragioni non note“. L’ex ministro delle Infrastrutture, Graziano Del Rio, “ha messo in moto l’operazione di fare i conti, ha stabilito le linee guida basate sull’analisi costi-benefici, ma poi non ne ha fatto neanche una. E questo risulta inspiegabile”.

TAJANI, ‘NON BUTTARE SOLDI PER 5 ESPERTI CAPRICCIOSI’– “Per quanto mi riguarda la Tav Torino-Lione è un’opera prioritaria” ha detto il l presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, a Strasburgo. “Ritengo che quei soldi debbano essere investiti bene e non buttati al vento perché cinque capricciosi esperti No Tav hanno detto che non bisogna farla“.

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