La perdita dell’innocenza

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Il Movimento 5 Stelle ha votato contro l’autorizzazione a procedere nei confronti del Ministro dell’Interno, nonché alleato del partito, Matteo Salvini. Circa il 59% ha votato sulla piattaforma Rousseau per il no, mentre il 41% si è espressa per quella che sarebbe stata la più naturale delle risposte. Seppur risulti importante la vittoria, questi numeri già denotano una divisione interna, enorme rispetto a qualche anno fa.

Questa era la vera prova del M5S: rinnegare i propri valori per salvare Matteo Salvini oppure rispettare la propria natura ma tradire il proprio alleato di governo? Il Movimento ha dunque scelto di salvare il proprio partner governativo, ma lo ha fatto delegando la scelta ai militanti, una scelta sicuramente scomoda se presa solo dalla classe politica pentastellata. Trasferire la decisione ad un soggetto terzo, sposta la responsabilità di un atto così importante e, consapevoli del costo politico da pagare, hanno agito di conseguenza. Seppur questo atto potrebbe far inneggiare ad un ritorno della democrazia diretta, si riduce ad essere una mossa strategica del M5S, nel momento in cui coinvolge la propria base tuttavia a fasi alterne, a seconda delle necessità.

Ora se si guardano le reazioni della suddetta ‘base’, il problema si fa ancora più complicato: decine di migliaia sono i commenti negativi dei militanti sui social e anche i sondaggi danno il M5S in caduta libera: secondo YouTrend sarebbe intorno al 22,1%. Questo evento sicuramente ha impattato sul gradimento del partito, e non in maniera positiva.  Lo stesso Marco Travaglio, alfiere del Movimento, nel suo lungo editoriale sul FattoQuotidiano commenta le scelta sostenendo che i big del M5S sono“terrorizzati dalla reazione di Salvini, cioè dalle ripercussioni sul governo e dunque sulle proprie poltrone”. Reazioni negative che hanno coinvolto anche il garante del Movimento, Beppe Grillo che, alla fine del suo show Insomnia, ha visto la contestazione di numerosi attivisti al grido di “Beppe ci hai tradito, dimettiti da garante” oppure “Ci hai venduti, sfiducia Di Maio”. Il problema diventa ancora più grande se, come fa notare Federico Pizzarotti (ex M5S) nel suo post su Facebook, (https://www.facebook.com/f.pizzarotti/?ref=br_rs ) le promesse ‘tradite’ sono molte ma esse corrispondono ad un pezzo dell’elettorato.

Il Movimento 5 Stelle è trasversale, costituito da numerose anime, capace dunque di trascendere dall’asse dx-sx. Tuttavia questa forza, che ad oggi, si trova ad avere a che fare con la ‘prova di governo’, dovrà prendere anche decisioni che esulano dalle promesse originarie, toccando temi obbligati dalla propria situazione governativa. Essere però partner con una forza politica così diversa e così capace di monopolizzare il contesto politico, li porta ad essere diventati gli ‘alleati di serie B’, costretti a scontrarsi con questioni e tematiche che altrimenti non avrebbero messo in difficoltà il partito.

In un contesto del genere, ogni decisione presa, in contrasto con l’originaria posizione del M5S, potrebbe essere una potenziale perdita di elettori, ma questi voti andranno da qualche parte e bisogna capire bene dove. Con questo gesto il Movimento 5 Stelle ha (forse) fatto il passo più lungo della gamba decretando l’ufficiale perdita della propria innocenza politica.

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