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«Al fotosegnalamento Cucchi si rifiutava di prendere le impronte, siamo usciti dalla stanza e il battibecco con Di Bernardo è proseguito. Di Bernardo era davanti e Cucchi dietro. A un certo Di Bernardo si gira e dà a Stefano uno schiaffo violento. Io dico: “ma che c… stai facendo? Smettila”. Di Bernardo spinge Cucchi e poi D’Alessandro dà un calcio a Cucchi all’altezza dell’ano. Io spingo Di Bernardo e nel frattempo Cucchi cade a terra, battendo la testa, tanto che ho sentito il rumore. Poi D’Alessandro dà un calcio in faccia a Stefano». Questo il racconto delle fasi del pestaggio fatto dal carabiniere Francesco Tedesco durante l’interrogatorio in aula, ribadendo in sostanza l’accusa nei confronti degli altri due coimputati, i carabinieri Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo, di avere picchiato Cucchi.

A questa ultima recente notizia, vorrei accostare le parole del cattolico Carlo Giovanardi, pronunciate con sconcertante disinvoltura nel febbraio del 2013, durante una trasmissione di Radio 24:  “È evidente che Ilaria Cucchi sta sfruttando la tragedia del fratello…Tutte le perizie arrivano alla conclusione che non c’è nessuna relazione tra la morte di Cucchi ed eventuali percosse subite. Cucchi era stato ricoverato in ospedale precedentemente 17 volte per percosse, lesioni e fratture subite dai suoi amici spacciatori”. Quattro anni prima, nel novembre del 2009, con altrettanta disinvoltura aveva dichiarato: “Stefano Cucchi è morto perché anoressico, drogato e sieropositivo”.Gli sarà venuto, adesso, qualche lieve rimorso?

Renato Pierri

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