L’Umbria trema: Catiuscia Marini si è dimessa

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La governatrice della Regione Umbria Catiuscia Marini si è dimessa. Lo ha fatto sapere lei stessa con una lettera al presidente del Consiglio regionale in cui sostiene: “Quello che sta accadendo non solo mi addolora, ma mi sconvolge e sono sicura che ne uscirò a testa alta perché, credetemi, io non ho niente a che fare con pratiche di esercizio del potere che non siano rispettose delle regole e della trasparenza, rifuggendo sempre da consorterie e gruppi di potere”. La Marini risulta indagata nell’inchiesta su concorsi pilotati per le assunzioni nel settore sanitario dalla Procura di Perugia; in particolare risulta indagata per abuso d’ufficio, falsità ideologica e materiale e rivelazione del segreto. L’evento è stato preceduto dall’arresto di Gianpiero Bocci, segretario del Pd umbro, e di Luca Barberini, assessore regionale alla Salute e coesione sociale. Dall’analisi delle intercettazioni, pare che sia presente un gruppo di dirigenti che hanno agito per sviare procedure e concorsi della sanità umbra per inserire personalità a loro più confacenti.

Una dimissione che, insieme agli arresti e all’inchiesta in cui risultano indagate circa trentacinque persone, cade come un macigno sulla dirigenza del Pd umbro, una roccaforte ancora viva della cosiddetta “zona rossa”. Un duro colpo per il nuovo segretario Nicola Zingaretti che così commenta: “Voglio ringraziare Catiuscia Marini, che con le sue dimissioni, ha scelto di mettere al primo posto il bene della sua regione”.

Se questo evento possa per molti aspetti stupire poco se rapportato al passato storico che ci ricorda come la corruzione e il clientelismo non siano l’eccezione ma spesso la regola, risulta essere ancora più significativo poiché coinvolge una regione che non ha fatto (quasi) mai parlare di sé in questi termini, diventando un motivo di vanto per i governatori locali. Su queste realtà, insieme alla Toscana e all’Emilia-Romagna, il nuovo Partito Democratico aveva ed ha scommesso molto, confermandosi baluardi di moralità e rappresentative di una realtà “rossa” che si sta sempre più erodendo.

Queste dimissioni aprono una fase di incertezze e difficoltà specie per un partito che sta cercando di rinnovarsi e di giocare la sua partita in vista delle elezioni europee del prossimo 26 maggio. L’immagine del Partito Democratico rivoluzionato dunque potrebbe risentirne fortemente. Questo questione si inserisce all’interno di una problematica che riguarda tutte le forze politiche italiane, ossia la selezione della classe dirigente, un processo spesso clientelare e composto da fedelissimi che sostanzialmente dovranno solo essere confermati dall’elettorato al momento delle votazioni.

Con le dimissioni della governatrice della Regione Umbria, si aprono tanti interrogativi e molte incognite che verranno risolte durante il processo e nelle elezioni regionali che potrebbero svolgersi entro l’anno.

 

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