Psoe vince in Spagna, ma non basta

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Importante vittoria quella di Pedro Sanchez in Spagna. Il Partito Socialista (Psoe), con il 28,7% delle preferenze, ottiene 123 seggi. Ciudadanos ha guadagnato 57 seggi con il 15,8% dei consensi; i Popolari sono scesi al 16,7% (con 66 seggi) e Podemos ottiene il 14,3% e 42 seggi in Parlamento. Il leader Socialista così commenta nella notte i risultati: “Il futuro ha vinto e il passato ha perso. Abbiamo mandato un messaggio all’Europa e al resto del mondo. Si può vincere l’autoritarismo e l’involuzione. Formeremo un governo pro europeo”.

Ma la vera sorpresa di queste elezioni è senz’altro quella di Vox, partito fondato da Santiago Abascal, che ottiene 24 seggi (10,26%); un risultato importante e in linea con lo spostamento a destra dell’asse europeo destra-sinistra. Si tratta di una destra nostalgica dell’ideologia franchista, xenofoba, anti-femminista e nazionalista che sembra destinata a non fermarsi a questo risultato. Per la prima volta dunque, dopo la caduta del regime franchista nel 1975, un partito di estrema destra entra nel Parlamento (nel 2016 aveva ottenuto lo 0,2%).

Rimane però un problema di fondo: Sanchez non ha la maggioranza per governare (176 seggi), necessita dunque dell’alleanza con qualche forza politica. La più plausibile è quella con Podemos, garantendo un governo di sinistra con 165 seggi totali, e con l’appoggio di partiti regionali quali il Pnv (partito nazionale basco che ha ottenuto 6 seggi), Coalizion Canaria (CC con 2 seggi) e altri partiti indipendentisti necessari a completare il puzzle. Proprio la possibilità di porre questi ultimi come interlocutori dimostra che la causa autonomista sia ancora un tema caldo per lo Stato, una questione che potrebbe ritornare alla ribalta nel momento in cui Sanchez dovrà necessariamente fare concessioni, sia ai baschi che ai catalani, per avere il loro appoggio.

Una soluzione più “facile” sarebbe tuttavia quella tra Psoe e Ciudadanos che insieme avrebbero 179 seggi, prospettiva che Rivera ha escluso fortemente, considerando che proprio il suo mancato appoggio della legge di bilancio aveva fatto cadere lo scorso governo di minoranza a guida Sanchez.

Queste elezioni sono state fortemente sentite, le terze in quattro anni, che hanno visto un’alta partecipazione: hanno votato infatti il 75,78% dei cittadini iscritti alle liste elettorali aventi diritto. Ma nonostante l’euforia generale, si teme per l’impossibilità di trovare un accordo politico tra le forze in gioco con la conseguente paralisi governativa; ciò potrebbe generare un disastro economico che metterebbe a repentaglio la credibilità dello Stato.

Dunque la partita sembra giocarsi su di un complesso calcolo matematico fatto di addizioni e sottrazioni per formare una maggioranza che riesca a risollevare le sorti spagnole da anni di immobilismo politico.

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