Le sanzioni USA contro il Venezuela hanno causato decine di migliaia di morti

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Di Henry Tougha

Il giornale britannico The Independent riassume i risultati di un report del CEPR, think tank statunitense, che alza coraggiosamente la voce contro l’illegalità delle sanzioni che gli Stati Uniti hanno messo in atto da due anni contro il Venezuela per rovesciarne il governo, e che appaiono strettamente correlate con un forte aumento della mortalità e con la diffusione della miseria nel Paese. Simili posizioni erano state recentemente esposte anche dall’ONU. Sono affermazioni importanti, perché espresse all’interno dei paesi occidentali, e significative, perché contrastano con la visione continuamente propagandata dai nostri media, secondo i quali l’unico, esclusivo e indiscutibile responsabile di ogni emergenza umanitaria in Venezuela sarebbe il presidente Maduro.

di Andrew Buncombe

Potrebbe ammontare a 40.000 il numero delle persone morte in Venezuela a causa delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti, che hanno reso più difficile per la gente comune avere accesso al cibo, ai medicinali e alle apparecchiature mediche, secondo quanto descritto da un nuovo report.

Il rapporto, pubblicato dal Centre for Economic and Policy Research (CEPR), un centro studi di ispirazione progressista con sede a Washington, sostiene che queste morti sarebbero avvenute in seguito all’imposizione delle sanzioni a partire dall’estate del 2017. Sostiene inoltre che la situazione è probabilmente peggiorata con l’imposizione di ulteriori e più dure sanzioni all’inizio di quest’anno, sanzioni che hanno colpito l’industria del petrolio, di vitale importanza per il Venezuela, e che rappresentano parte dello sforzo compiuto dall’amministrazione Trump per cacciare il presidente Nicolas Maduro.

Le sanzioni stanno privando i venezuelani di medicinali salvavita, apparecchiature mediche, cibo e altri beni di importazione essenziali”, dice il report firmato da Jeffrey Sachs, noto economista della Columbia University, e Mark Weisbrot. “Questo è illegale sia secondo le leggi statunitensi sia secondo quelle internazionali, ed è illegale in base ai trattati firmati dagli stessi USA. Il Congresso dovrebbe decidersi a fermare tutto questo”.

Gli autori del report basano le loro stime sui dati relativi all’aumento della mortalità secondo l’indagine nazionale venezuelana sulle condizioni di vita, nota con la sigla “Encovi”. L’indagine sulle condizioni di vita viene condotta annualmente da tre diverse università del Venezuela. Da questa indagine si evince un aumento del 31 per cento nella mortalità generale tra il 2017 e il 2018, con un totale di oltre 40.000 morti in più.

Weisbrot, co-fondatore del CEPR, ha detto all’Independent che gli autori non possono dimostrare direttamente che queste morti “in eccesso” siano la conseguenza delle sanzioni. Tuttavia afferma che questo aumento è stato parallelo all’imposizione delle sanzioni e al crollo della produzione di petrolio, che da decenni è un pilastro dell’economia venezuelana.

Non è possibile dimostrare uno scenario controfattuale”, dice Weisbrot, “però queste morti in eccesso nel periodo considerato non hanno nessun’altra spiegazione identificabile”.

Le sanzioni dell’agosto 2017 hanno impedito al governo venezuelano di prendere denaro in prestito dai mercati finanziari statunitensi, e hanno impedito la ristrutturazione del debito estero, dice il report.

A seguito dell’ordine esecutivo dell’agosto 2017 la produzione di petrolio è crollata, diminuendo di oltre tre volte rispetto al tasso dei venti mesi precedenti”, ha aggiunto. “Questo è ciò che ci si può aspettare a seguito della perdita dell’accesso al credito e conseguentemente della possibilità di coprire le spese di manutenzione e le operazioni, e di attuare gli investimenti necessari a mantenere i livelli di produzione. Questo declino accelerato nella produzione di petrolio avrebbe causato una perdita di sei miliardi di dollari nei proventi petroliferi durante l’anno seguente”.

Il report afferma che dall’inizio dell’imposizione delle nuove sanzioni contro l’industria del petrolio, la situazione si è fatta più difficile per la gente comune.

Gli Stati Uniti hanno rapporti tesi col Venezuela da decenni, nonostante il paese sudamericano sia storicamente uno dei maggiori fornitori di greggio. Le relazioni si sono compromesse sempre di più dopo l’elezione di Donald Trump.

All’inizio dell’anno Trump ha riconosciuto il leader dell’opposizione Juan Guaidò come legittimo presidente del Paese e lo ha sostenuto nel tentativo di formare un governo parallelo.

Gli Stati Uniti hanno ammesso che le sanzioni dovevano servire alla cacciata di Maduro, che ha ottenuto un secondo mandato come presidente con le elezioni dello scorso anno, elezioni che però non sono state riconosciute da molti paesi occidentali, nonostante diversi osservatori indipendenti ne abbiano giudicato corretto e legittimo lo svolgimento.

I critici del leader venezuelano dicono che Maduro è stato a guardare mentre l’economia crollava e più di tre milioni di persone hanno abbandonato il paese per sfuggire alla mancanza di generi alimentari e al caos. Il governo Maduro è stato accusato di essere sempre più autocratico e di basarsi sulla lealtà politica in cambio di generi di sussistenza e altri beni.

Durante un comizio a Miami, in febbraio, Trump ha esortato i vertici dell’esercito venezuelano alla diserzione. “Maduro non è un patriota venezuelano, è un burattino di Cuba”, ha detto Trump.

Non è la prima volta che viene levata una voce di denuncia sull’impatto umanitario delle sanzioni USA. In gennaio un report speciale dell’ONU firmato da Idriss Jazairy aveva detto che le sanzioni “possono portare alla fame, alla mancanza di medicinali, e non sono la risposta alla crisi in Venezuela”.

La coercizione, sia essa militare o economica, non deve mai essere usata per cercare di cambiare un governo in uno stato sovrano”, ha detto. “L’uso delle sanzioni da parte di potenze esterne al fine di rovesciare un governo eletto è una violazione di tutte le norme del diritto internazionale”.

Nel frattempo Alfred de Zayas, ex relatore speciale dell’ONU, che ha finito il mandato in marzo, ha accusato gli USA di essersi impegnati in una “guerra economica” contro il Venezuela, che secondo lui ha danneggiato l’economia e ucciso molti venezuelani.

Alla richiesta di commentare il report secondo il quale le sanzioni di Washington avrebbero ucciso decine di migliaia di persone, il dipartimento di Stato USA ha dichiarato che “come gli stessi autori ammettono, il rapporto è basato su speculazioni e congetture”.

La situazione economica in Venezuela è in peggioramento da decenni, come gli stessi venezuelani confermano, a causa dell’inettitudine e della cattiva gestione di Maduro. Quest’ultimo assieme ai suoi amici corrotti sono gli unici responsabili delle sofferenze del popolo venezuelano e della fuga di oltre tre milioni di cittadini verso altri paesi, oltre agli innumerevoli morti”, ha dichiarato il portavoce del dipartimento di Stato.

Le nostre sanzioni sono state una risposta alla corruzione, alla cattiva gestione, agli abusi, e stanno servendo a togliere al regime di Maduro i fondi che questo usa per reprimere il popolo del Venezuela”.

Il report del CEPR afferma che: “[Le sanzioni USA] rispecchiano esattamente la definizione di pena collettiva inflitta a una popolazione civile, così come descritta sia dalla convenzione internazionale di Ginevra che da quella dell’Aia, di cui gli Stati Uniti sono sottoscrittori. Queste sanzioni sono illegali secondo il diritto internazionale”.

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