La regola  

Politica

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Questo primo semestre 2019 non ci consente di formulare migliori previsioni. La politica, infatti, sembra restare inchiodata a un sistema decisionistico che, da tempo, doveva essere cambiato.  Allora, cosa sta succedendo? Sul fronte dell’economia nulla di veramente innovativo. Le preoccupazioni per il futuro sono inversamente proporzionali alle realtà del presente. A nostro avviso, le concause di questo fenomeno involutivo sono da ricercare in una politica che è “ermetica” e poco chiara.

Oggi e nel futuro, si dovrebbe adottare un maggiore ”raziocinio” finanziario che, in ultima analisi, andrebbe a favorire quello spirito produttivo del quale siamo carenti. Prima di pensare ad altri sacrifici, favorendo gli investimenti; avvantaggiando specifici cicli produttivi. La mancanza di liquidità porta ad un’accentuazione della depressione che già ipoteca il futuro d’almeno una generazione. L’economia di un Paese non è facile da gestire. Lo riconosciamo. Ma non è neppure prudente rimandare, solo per spostarli nel tempo, provvedimenti impopolari che, in ogni caso, potrebbero essere evitati.

Il decisionismo Lega/5S ci ha portato a percorrere una strada che determinerà un vincolo nel nostro futuro. Le percentuali in caduta della produzione, le difficoltà a mantenere una concorrenza nei mercati internazionali hanno provocato un impoverimento “difforme”; che è quello più complesso da allontanare. Dato che non è possibile presupporre una nuova “civiltà dei consumi”, è indispensabile che s’incoraggi un sistema economico che sostenga gli imprenditori nell’investire per l’Azienda Italia. E’ inutile fare del problema una filosofia che non risolve. Le speculazioni internazionali ancora meno.

Siamo circondati da Paesi che palesano un’economia più bilanciata della nostra. Oggi, giacché la governabilità sembra apparentemente intoccabile, è di fondamentale importanza agevolare, in tutti i modi, l’iniziativa privata che potrebbe offrire nuove possibilità d’assorbimento di forza lavoro favorendo, in definitiva, la ripresa di un mercato che, oggi, ha poco futuro. Sarebbe decisivo disgiungere l’economia reale dalla politica inconcludente. Ma i nodi verranno al pettine.  A pagare sarà il Popolo italiano. Anche dopo l’imminente varo del nuovo Parlamento UE.

Giorgio Brignola

redazione@corrierenazionale.net

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