Lavoro Domestico e pandemia. Il settore è in difficoltà e l’ultimo Dpcm non basta

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Lavoro Domestico e pandemia. Il settore è in difficoltà e l’ultimo Dpcm non basta. A rischio un intero settore che conta il 10% dei lavoratori subordinati per un PIL del 1,1%, un valore aggiunto prodotto pari Euro 17,9 miliardi

Il terzo avviso, inviato al governo da Domina e dalle altre parti sociali firmatarie del CCNL sulla disciplina del rapporto di lavoro domestico, ha l’obiettivo di evitare di ricadere nella identica situazione del lockdown nazionale della scorsa primavera, in un periodo che si preannuncia ugualmente drammatico e difficile per lavoratori e datori di lavoro. È una richiesta di misure ad hoc per evitare il collasso di un settore non trattato con la stessa dignità e considerazione di molti altri.

Filcams CGIL, Fisascat CISL, UILTuCS e Federcolf per parte lavoratori e Domina e Fidaldo, per parte dei datori di lavoro, hanno provveduto a rafforzare le misure erogate attraverso il proprio sistema bilaterale fino alla fine del periodo epidemiologico e garantire un rimborso anche di un’indennità giornaliera in caso di ricovero, di convalescenza, per figli a carico, per il materiale sanitario riabilitativo, per visite mediche domiciliari per COVID-19, oltre a una diaria in caso di provvedimento con sorveglianza attiva o permanenza domiciliare. Ma queste misure non sono sufficienti a scongiurare la crisi del settore.

E allora: quali richieste fanno le parti sociali al Ministro del lavoro? Quali gli errori da non ripetere rispetto ai primi provvedimenti statali adottati? Quali le esigenze e le proposte concrete? Di seguito, Lorenzo Gasparrini e Luciana Mastrocola danno voce a datori e lavoratori e chiedono alle istituzioni nazionali di essere ascoltati e di contribuire alla soluzione delle numerose questioni aperte.

“Nella prima ondata di Covid-19, tutti i datori hanno avuto un sostegno al reddito ad esclusione di quelli del nostro settore”, afferma Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina. “Il lavoro domestico è probabilmente quello più fragile, quello al quale non si applicano le regole valide per gli altri settori. È in vigore un blocco pressoché totale dei licenziamenti, per esempio, ma colf e badanti possono essere licenziate”. Gasparrini ricorda quello che è accaduto pochi mesi fa e che rischia di ripetersi: “tra marzo e maggio molti datori hanno sospeso il rapporto di lavoro, ma molti hanno continuato a pagare i lavoratori sostituendosi spesso allo Stato”. Il bonus erogato direttamente ai lavoratori, poi, “è stato concesso solo ai non conviventi e a chi aveva un contratto di più di 25 ore settimanali, creando disuguaglianze tra i lavoratori, perché è stata esclusa a priori una fetta importante della forza lavoro”. Si profila, in questo caso, anche una violazione procedurale dell’applicazione dei diritti equivalenti, sancita dalla Convenzione 189 Ilo sul lavoro domestico.

“Chiediamo che il governo prenda in considerazione il punto di vista datoriale”, continua il segretario generale di Domina, “alle famiglie che non producono reddito sia riconosciuta, in questo periodo emergenziale, la piena deducibilità dei costi del lavoro. Chiediamo un incontro con la ministra Catalfo, al più presto”. Per favorire una progressiva regolarizzazione del settore Gasparrini propone anche di “utilizzare sostegni come il bonus babysitter per premiare il lavoro regolare, legandolo al contratto nazionale e non solo al libretto famiglia”.

Sul versante dei lavoratori Luciana Mastrocola, responsabile del lavoro domestico di Filcams CGIL, ribadisce la necessità di un trattamento non discriminatorio nei confronti del settore ed elenca i temi sui quali occorre intervenire per ridurre la fragilità del comparto, indipendentemente dal periodo di emergenza: “serve intervenire non solo sulle tutele per malattia o maternità, ma anche sul diritto all’assistenza, ai congedi parentali e sugli aspetti previdenziali, importantissimi per incentivare la regolarizzazione anche di quei lavoratori non comunitari che non hanno un progetto migratorio di grande durata”.

Tornando al presente, Mastrocola critica apertamente i recenti provvedimenti nazionali: “Il decreto Cura Italia ha escluso espressamente il lavoro domestico, nel decreto Ristori non c’è nulla per il settore. La misura del bonus di 500 euro in due tranche, poi, ha danneggiato più o meno la metà dei lavoratori, che non hanno nemmeno avuto il diritto di chiedere il sussidio”. Se ritornassero le misure restrittive del lockdown, “chiediamo al governo di ripensare alle misure di compensazione del reddito non percepito: la cassa integrazione in deroga, secondo noi, è lo strumento giusto”, conclude la sindacalista.

E sugli aiuti alle famiglie, Lorenzo Gasparrini chiede al governo un impegno maggiore e propone che “il cosiddetto bonus babysitter, nella sua applicazione, sia legato al recente contratto nazionale del lavoro domestico e non concesso solo attraverso lo strumento del libretto famiglia, utile solamente per le prestazioni occasionali”. Fino al mese di febbraio 2020 i lavoratori che utilizzavano il Libretto Famiglia erano mediamente meno di 10 mila ogni mese. nel mese di marzo 2020 sono stati oltre 66 mila, per arrivare nel mese di giugno a quasi 186 mila, a seguito del primo bonus babysitter decreto a marzo sotto lockdown. Complessivamente, l’importo erogato tramite Libretto Famiglia, in quel periodo, è aumentato di quasi 20 volte dal I semestre 2019 allo stesso periodo 2020, passando da 14 milioni di euro a 269 milioni. Naturalmente, anche l’importo medio per lavoratore è aumentato, in relazione all’aumento delle ore lavorate. Se nel 2019 si era superata solo una volta la soglia dei 300 euro mensili pro-capite, nel mese di 2020 l’importo medio ha raggiunto 566 euro, rimanendo sopra 500 euro anche nei mesi successivi. Continua Gasparrini: “nella tragedia emergenziale, il Governo premi e sostenga anche il lavoro domestico regolare contrattualizzato”. 

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