La scrittura come mezzo di comunicazione

Arte, Cultura & Società

Di

di  Silvia Passerini

La scrittura è uno strumento individuale di comunicazione e ricopre un ruolo sociale.

Si fonda sulla riproduzione di simboli e deve rimanere leggibile, al di là delle trasformazioni e personalizzazioni, per continuare ad essere un linguaggio trasmissibile. La manoscrittura ha una duplice valenza comunicativa: da un lato viene utilizzata per comunicare agli altri idee e pensieri, ricoprendo anche un ruolo sociale, e dall’altro manifesta la personalità dello scrivente.

La scrittura comunica emozioni, sentimenti, messaggi e idee; struttura la personalità; sostiene l’elaborazione e la strutturazione del pensiero; è necessaria per l’apprendimento e la trasmissione delle conoscenze. Ma non è stato sempre così. In passato la scrittura è stata accolta da molti con perplessità e dissenso perché vissuta come elemento distruttivo della cultura antica, come “avversaria” della conoscenza e della trasmissione orale (poteva accrescere l’opinione ma non la sapienza), come nemica della memoria (fidandosi della scrittura non si sarebbe più esercitata la memoria).

Invece oggi sappiamo che la trasmissione scritta ha molti vantaggi rispetto a quella orale. L’apprendimento attraverso i libri permette la conoscenza teorica senza la presenza del maestro; la lettura favorisce la riflessione e l’introspezione; i documenti scritti possono custodire le tradizioni in maniera durevole; l’espressione scritta ha costruzioni complesse e articolate sotto il profilo logico; lo scritto può essere rivisto,corretto e rielaborato prima della versione definitiva; un testo scritto può essere riletto più volte per ricercare una nozione interessante o da memorizzare.

L’uomo si è espresso graficamente fin dalla preistoria. Attraverso incisioni, graffiti e pitture egli ha rappresentato e raffigurato scenari della vita quotidiana.

Con l’invenzione della scrittura, IV millennio a.C., il discorso si fissa su supporti stabili e duraturi.

La scrittura che noi utilizziamo si basa su segni alfabetici che rappresentano non i concetti, ma i suoni che compongono le parole, con le quali si manifestano i concetti.

La scrittura ha bisogno di un periodo di apprendimento, in quanto l’atto di scrivere è complesso e delicato sul piano neurologico e fa entrare in gioco la motricità globale e quella fine del braccio/avambraccio, della mano e delle dita. Richiede una maturazione fisiologica che i bambini acquisiscono poco a poco e che rende l’evoluzione della scrittura strettamente dipendente dall’età del bambino. Altri fattori importanti e necessari all’acquisizione della scrittura sono un livello intellettuale adeguato e un minimo di maturità socio-affettiva.

A circa 8 anni si considera acquisita la scrittura, ma ancora a 14 anni manca il totale controllo e la regolarità propri dell’adulto, il quale ha buona coordinazione dei movimenti di inscrizione e di progressione.

Le scritture dei giovani d’oggi hanno minore rispetto dei margini e dello spazio tra lettere, tra parole e tra righe se confrontate con le grafie degli adolescenti di molto tempo fa. In particolare nelle scritture delle ragazze si rileva la tendenza a non sviluppare i prolungamenti superiori e inferiori. Tutto ciò crea grafie disordinate e poco leggibili per chiunque.

In parte questa trasformazione è derivata da cambiamenti generazionali e psicologici rispetto al passato, ma anche dal cattivo o mancato insegnamento della scrittura che non viene vista come importante mezzo sociale e comunicativo né come fotografia della propria personalità.

Sotto il profilo grafologico la scrittura viene considerata come mezzo per conoscere in profondità il soggetto scrivente. Infatti dalla scrittura emergono intenzionalità e sentimenti che a volte non corrispondono alle parole scritte.

Per analizzare la scrittura i grafologi si basano sullo studio della forma delle lettere, del movimento che generala gestualità, della dimensione (orizzontale e verticale),della traiettoria delle righe, dell’inclinazione assiale,del modo di legare o staccare le lettere, della pressione esercitata e della qualità del tracciato, della velocità, dello spazio occupato nel foglio e delle distanze dai margini, tra le righe e tra le parole. Da questi elementi, chiamati Generi grafologici, è possibile fare un ritratto dettagliato della personalità dello scrivente: l’inserimento sociale, il modo di vivere l’affettività e il sentimento di sé, gli obiettivi, la capacità di raggiungere o meno le mete prefissate, la costanza,l’indipendenza, la presenza e la gestione dell’energia,la chiarezza del pensiero, la razionalità o l’intuizione,il modo di porsi davanti ai cambiamenti, ecc.

Ad esempio, l’ordine grafico non solo rappresenta un rispetto per chi legge, ma rispecchia ordine e chiarezza mentale e di pensiero. La fluidità della scrittura rispecchia una fluidità di pensiero.

Qualsiasi cambiamento psico-emotivo viene registrato dalla scrittura, infatti se si confrontassero più scritti vergati a distanza di tempo sarebbe possibile apprezzarne la differenza, a volte anche notevole. Ma è anche vero che rieducando la scrittura si possono avere modificazioni comportamentali. Ad esempio, specifici esercizi scrittori vengono utilizzati dai grafologi rieducatori del gesto grafico per aumentare l’autostima nei bambini che ne sono carenti.

Come le altre materie didattiche, anche la scrittura dovrebbe avere un posto tra le discipline scolastiche e come tale dovrebbe avere un programma ben preciso riguardante sia l’insegnamento della scrittura sia la preparazione a essa, ossia l’educazione all’acquisizione della scrittura.

Di tutto questo e altro ancora ne parlo nel libro Educazione e Orientamento alla scrittura – nuova didattica per le Scuole dell’Infanzia, Roma, EdizioniOnthewave, 2019.

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