Il Bari si scioglie nelle saline di Trapani

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Trapani – Il Bari, da questa parti, nei simpatici antipodi dell’Italia, avrebbe dovuto sostenere un esame – l’ennesimo – per arrivare alla laurea finale di giugno. Ma l’esame è andato male, malissimo. Nemmeno il proverbiale diciotto. Insomma, bocciato e, se possibile, da ripetere. E per fortuna che la classifica continua ad esserle amica.

A Trapani, in terra fenicia, punica, cartaginese, i galletti romano-greci, in uno dei numerosi derby del Sud Italia, in questa terra affascinante dove il vento la fa da padrona e dove i due mari, Tirreno e Mediterraneo si dan la mano proprio davanti a Favignana, per puntare in alto, avevano solo un risultato: vincere. Ed invece, per l’ennesima volta, il Bari, che non è nemmeno riuscito a sbattere contro i mulini a vento che da queste parti sono tanti e storici, ha perduto miseramente sciogliendosi nelle saline locali col sole trapanese che mai come oggi splendeva in cielo lanciando per terra circa venticinque gradi.

Colantuono, forte della confortante prestazione contro il Frosinone, ha ribadito il 3-4-3 con Tonucci, Capradossi e Suagher centrali difensivi, Furlan a destra, Macek e Basha centrali e Daprelà a sinistra, Galano, Brienza e Floro Flores davanti con Sabelli in panchina, ma mai scelta è stata così inopportuna.

Un testa coda al Provinciale di Erice, col campo sintetico, dove una vittoria del Bari avrebbe permesso di superare Perugia e Benevento raggiungendo il quarto posto in solitudine, ma ancora una volta, il Bari, fuori casa non ne ha approfittato, segno che c’è qualcosa di cronico nella formazione barese quando gioca in trasferta, qualcosa di cronico che sta a Colantuono provare a curare perché così non si va tanto lontano, ma anche perché la vittoria al San Nicola non è una legge scritta: può capitare perdere qualche punto anche intra moenia.

Venti i punti di differenza tra le due squadre, Davide contro Golia, un déjà vu per il Bari che contro le ultime, per un meccanismo, ai più, ancora sconosciuto, da sempre, tende a lasciarsi le penne, salvezza contro promozione, con l’obbligo di riattivare il cammino per il Davide fenicio, e col Bari Golia all’ennesimo esame trasferta, lanciatissimo in chiave playoff alla ricerca della svolta fuori casa. Ma, come tante volte accade, è stato Davide a strapazzare Golia. Nel primo tempo, divertente, la differenza in classifica non si è avvertita perché equilibrata almeno fino al primo gol.

Difficile raccontare un tre a zero nei primi quarantacinque minuti: più facile raccontare il quattro a zero finale.

Diciamo che appare strano come la stessa formazione col Frosinone, pur soffrendo, abbia vinto con un capolavoro tattico, mentre col Trapani, ultimo in classifica, nei primi 45 minuti, ha subìto tre gol ed altri ne avrebbe potuti subire se solo gli amaranto, oggi in stile Barcellona, fossero stati più precisi, e se non ci fosse stato Micai a far straordinari. Davvero sconcertante la prestazione del Bari che si è trovato di fronte una squadra agguerrita come i cartaginesi lo furono contro i romani, e che nulla ha potuto contro la sua veemenza.

Una difesa a tre che si tagliava come il burro, occasioni gol a grappoli per gli uomini di Calori, ed una disarmante reazione biancorossa. E per favore, non usciamocene con la scusa del sintetico: il Bari ha vinto per 4-3 su questo campo tre anni così come altre volte ha vinto sul campo sintetico come a Chiavari stessa tre anni fa, dove, due turni fa – si ricorderà – è entrato con troppa presunzione, convinto di far tabula rasa come oggi al Provinciale rimanendo punito. Così come verrà punito con tutte quelle squadre che tenderà a sottovalutare. Quando manca l’umiltà si va incontro a figure del genere che fanno male ai tifosi, oggi come non mai straordinari e commoventi per le migliaia di chilometri che si son sobbarcati. Giocatori lasciati da soli in area Bari, marcature approssimative ed una difesa assolutamente inadeguata quella intravista oggi mandata in campo da Colantuono.

I gol, peraltro, sono arrivati tutti su azione di contropiede: al 20′ con Legittimo, al 27′ con Jallow e al 34 sempre con Jallow. Alla fine del tempo saranno, non a caso, tredici i tiri in porta per il Trapani contro i tre, peraltro debolissimi, del Bari: e qualcosa avrà voluto dire.

Nel secondo tempo, quando il Bari avrebbe dovuto fuoriuscire grinta, attributi e tecnica, ecco il quarto gol del Trapani con il brasiliano Coronado che ha fatto esplodere di gioia i tifosi amaranto i quali non vedevano quattro gol da queste parti da saecoli e saeculorum. Ci voleva il Bari, insomma, a provvedere a colmare questa lacuna. Del resto, il Bari è da sempre la miglior medicina per i moribondi. Lo dice la storia, non noi.

Una sconfitta che, tuttavia, lascia il segno e che deve far riflettere perché non si tratta del solito ceffone terapeutico ma di un campanello d’allarme vero e proprio, tenuto conto che il Bari dovrebbe lottare per la promozione, ma senza grinta e carattere non si va da nessuna parte.

Certo, nulla è perduto, inutile fasciarsi la testa perché il tempo per recuperare c’è, il quarto posto è lì a due punti, quarto posto che, al momento, sembra l’unico obiettivo concreto, ma occorre cambiare rotta in trasferta e pure in fretta perché le altre squadre non attenderanno il Bari.

Tante volte occorre far mea culpa e cercare di trovare l’alba dentro l’infinito dalle proprie mura. Quintiliano diceva di Seneca “avrebbe potuto correggere i suoi vizi, se non li avesse amati”. Ecco, occorre riconoscere e correggere gli errori, affinché si possano aggiustare perché non ci si può cullare dei propri errori. Ma soprattutto occorre chiedere scusa ai tifosi, in particolar modo a quelli presenti al Provinciale. Forse il gesto più importante.

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