“Riso amaro” per il Bari annegato anche nelle risaie di Vercelli

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In questo sabato qualunque, in un sabato del villaggio italiano, il peggio, per il Bari, non sembra essere passato. Tutt’altro.

E non è nemmeno un pesce d’aprile: piuttosto si tratta di un “Riso amaro” parafrasando il celebre film di De Santis visto che ancora una volta, il Bari, affonda stavolta nelle risaie sintetiche vercellesi. Proprio non riesce ad uscirne indenne da questi campi il Bari, c’è niente da fare. E siamo alla terza sconfitta consecutiva in trasferta, combinazione tutte su tre terreni sintetici e, quel che è peggio, senza segnare nemmeno un gol nonostante una “batteria” d’alto rango. Del resto è inutile far drammi: Giancaspro ha detto che la serie A non era tra gli obiettivi primari, dunque, creare allarmi è inutile anche perché la matematica dice che il Bari continua ad essere nella griglia dei playoff anche se continua a perdere colpi in trasferta, a differenza delle altre che vincono e, quando hanno un momento di crisi, si riprendono senza tanti problemi. Differentemente dal Bari che, Benevento a parte dove han prevalso sette errori-orrori per altrettanti gol più che sette perle, non fa più battere le intermittenze cardiache ai tifosi, anche oggi numerosi al Piola, tifosi impareggiabili come pochi.

La Pro Vercelli, pian piano, con la vittoria di oggi, si sta allontanando dai play out grazie anche agli innesti del mercato suppletivo, elementi di esperienza come Vives e Bianchi, al cospetto di un  Bari che tentava, oggi, il reinserimento tra i primi quattro. Invano.

Novità in attacco per il Bari con Brienza, Raicevic e Parigini al posto di Floro Flores e di Galano. Macek, Romizi e Salzano a centrocampo, Sabelli, Moras, Caporadossi e Daprelà in difesa. C’è da dire, in tutta onestà, che contro le big, la Pro Vercelli, ha sempre fatto bene anche se oggi ha subito il gioco (sterile, sempre a proposito di onestà) del Bari, differentemente dalle altre squadre con le quali ha sempre proposto il gioco. Segno che la prevedibilità del Bari, in trasferta, è ormai nota a tutti: non segna più, subisce gol a go-go, e quel che è peggio non dà mai l’idea di poter fornire assist brillanti agli attaccanti, solo e sempre gioco confuso, prevedibile e, soprattutto, sterile nonostante abbia cercato sempre il pareggio.

Ed il segnale che non sarebbe stato un pomeriggio facile per il Bari è stato lo svarione al primo minuto in difesa con Capradossi che non è riuscito ad intercettare un pallone verticale per Bianchi il quale, tuttavia, ha sparato alto.

Poi solo equilibrio in campo anche se la pressione, sterile, è stata più della Pro Vercelli di Moreno Longo che ha fornito un solo tiro in porta, quello succitato di Bianchi. Segno anche della modestia dell’organico piemontese che, come con altre avversarie, riescono ad uscire i muscoli difendendosi bene, cercando il contropiede e meritando la vittoria, sancita anche dal palo beccato sul finale, come è accaduto oggi, senza tanti fronzoli.

Non si son viste le due mezzali baresi, Macek e Salzano, che hanno spinto poco a differenza di Sabelli che ha spinto sulla fascia destra proponendosi coi cross sempre sbagliati, e Romizi che non ha inciso giocando troppo basso per poter sfornare assist agli attaccanti: poco, anche, il lavoro delle tre punte. Anche l’uscita di Brienza, unico capace di fornire assist, ha inciso sulla resa biancorossa che ha sintetizzato in sole tre le opportunità per andare in gol con Brienza, Parigini e Salzano ma senza convinzione. Diciamo che è mancata la vera e propria occasione gol ed al suo posto abbiamo segnato solo qualche opportunità, nulla più, segno di una scarsa lucidità nel gioco.

Ora occorre rimboccarsi le maniche, se si vuol partecipare ai playoff, e soprattutto occorre avere pazienza: del resto è nel DNA del Bari e dei tifosi il dover soffrire. Ed è vietato anche destabilizzare l’ambiente se si vuol davvero bene al Bari. Lungi da noi difendere l’indifendibile anche perché noi fotografiamo l’istantanea senza scrutare il futuro, ed il presente dice semplicemente che il Bari, squadra nuova assemblata in due fasi quest’anno diversamente dalle altre squadre che, avendo cambiato poco, giocano a memoria, sta attraversando un brutto periodo, che merita la posizione in classifica, che merita tutte le critiche sacrosante di questo mondo, che sta giocando male ma che, nel contempo, ha alle spalle una società solida stando alle parole del suo Presidente. Questa la “fotografia”, oggettiva e deontologica, dopo la disfatta di Vercelli.

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