Il 5 maggio della Magistratura onoraria: il governo affonda la giustizia

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comunicato del Movimento 6luglio – Movimento per la riforma della magistratura onoraria

Il Consiglio dei Ministri ha approvato in via preliminare il decreto attuativo che completa l’attuazione della legge delega (stando all’art. 3 della legge, entro trenta giorni dovrà essere espresso il parere da parte del CSM e delle Commissioni parlamentari competenti per materia).

Si tratta di una normativa monstre che non sottrae l’Italia alla sanzione da parte della Commissione Europea e non risponde alle esigenze di efficienza dell’amministrazione della Giustizia rappresentate dai 110 Procuratori, che, senza travalicare il proprio ruolo, avevano anche affermato un principio costituzionale, agendo in tutela della dignità dei magistrati onorari.

La riforma si limita a trasformare tutti i magistrati onorari in lavoratori part-time, impegnati, però, solo sulla carta due giorni alla settimana (per altro senza limiti di orario, visto che già attualmente le udienze in Tribunale durano dalle nove del mattino fino alle sette-otto di sera e oltre). In realtà i conti non tornano. È chiaro, infatti, che l’indicazione di due giorni lavorativi continua a essere un inganno: in base all’organico previsto (8000 unità), per continuare a coprire la produttività attuale, i magistrati onorari, seppure ufficialmente impegnati due giorni, per il resto della settimana saranno costretti a lavorare fuori dalle aule e dagli uffici per motivare le sentenze e studiare i fascicoli.

Il trattamento economico previsto ha come unico scopo imporre a tutti di cercare altre fonti di reddito. Prevede una componente fissa della retribuzione, che cambia irragionevolmente a seconda di quale attività sia svolta prevalentemente: pari a 16140 euro lordi, in caso di prevalenza dell’attività di udienza, di 12912 euro lordi in caso di prevalenza dell’attività svolta all’interno dell’ufficio per il processo. Alla retribuzione lorda dovranno essere sottratti oltre all’imposta sul reddito, anche i contributi da versare alla gestione separata INPS o alla Cassa Nazionale Forense. Tale disciplina entrerà in vigore per i magistrati onorari in servizio, tra tre anni: vale a dire che in base alle scelte di cui il Governo si sta facendo vanto, tra tre anni, metà della giustizia italiana sarà amministrata da giudici retribuiti meno di mille euro al mese per continuare a lavorare, di fatto,  a tempo pieno. Il Governo ha anche trasformato i dirigenti degli uffici in manager d’azienda, incaricandoli di stabilire a fine anno la misura variabile della retribuzione dei magistrati onorari (non superiore, al massimo, al 30 per cento della parte fissa, in funzione del raggiungimento di obiettivi). L’intera disciplina del trattamento economico avrà una ricaduta negativa sulla qualità del lavoro e del servizio reso: se si retribuisce un lavoratore a tempo pieno come un lavoratore part-time, e lo si incentiva pure a raggiungere obiettivi di produttività, infatti, è inevitabile che il lavoratore farà il minimo sforzo per ottenere la massima retribuzione e guadagnarsi altrove il resto del reddito necessario.

Sebbene la riforma preveda che gli oneri previdenziali e assistenziali debbano essere calcolati in base alle condizioni previste per i lavoratori autonomi, per il resto i magistrati onorari continueranno ad essere di fatto lavoratori dipendenti. Essi non godranno di alcuna effettiva autonomia nello svolgimento del lavoro, in quanto costretti a due giorni di presenza sul posto di lavoro a settimana e sottoposti alle direttive dei dirigenti degli uffici. Rimangono prive di tutela la malattia e la maternità (la nuova disciplina prevede l’astensione obbligatoria dal lavoro tipica dei lavoratori dipendenti, salvo non riconoscere alcuna indennità). La Commissione Europea ha già contestato il difetto di tutela della maternità e l’Italia non potrà difendersi definendo falsamente lavoratori autonomi i magistrati onorari.

Il Governo, inoltre, non ha sanato la discriminazione attuale tra giudici di pace e giudici onorari di tribunale, che già scrivono gratis le sentenze (per i primi quattro anni a decorrere dalla legge delega, infatti, rimane invariata la disciplina del trattamento economico). Né si è preoccupato dello stato di disoccupazione in cui cadranno i giudici onorari di tribunale dopo il trasferimento delle competenze del tribunale al giudice di pace previsto dalla riforma, dal momento che i giudici onorari impiegati presso i tribunali saranno inseriti nell’ufficio del giudice di pace solo tra tre anni. Il colmo, inoltre, è che, con il trasferimento delle competenze, lo stesso lavoro finora in parte svolto dai magistrati professionali in servizio presso i tribunali, diventando definitivamente di competenza dell’ufficio del giudice di pace, come per magia, sarà definito non lavoro e perciò sotto-pagato.

Rimane la domanda posta dal Movimento Sei Luglio prima dell’approvazione della legge delega. A chi giova? La nuova disciplina, infatti, non vale a superare le censure della Commissione Europea che ha rilevato in modo preciso le violazioni da parte dell’Italia, contestando, tra l’altro, l’abuso del rapporto di lavoro a termine e la disparità di trattamento rispetto ai magistrati professionali (in relazione alla retribuzione, al trattamento di fine rapporto e ai regimi di sicurezza sociale).

Con la riforma, inoltre, l’Italia, incorre in una nuova violazione del diritto europeo, che vieta la trasformazione dei rapporti di lavoro a tempo pieno in rapporti di lavoro part-time.

L’Italia continua a rimanere fuori dall’Europa anche nelle modalità di impiego dei magistrati onorari, soprattutto perché altrove i magistrati c.d. laici svolgono funzioni diverse rispetto a quelle dei magistrati professionali, con la conseguenza che il loro impegno è davvero occasionale (come in Norvegia – due giorni all’anno -, e in Repubblica Ceca –  al massimo, venti giorni all’anno -, e come era consentito in passato in Italia attraverso l’impiego dei giudici conciliatori).

L’attuazione della legge delega dimostra in modo lampante che la riforma è fallimentare, sia rispetto ai rilievi già formulati dalla Commissione Europea, sia rispetto alle esigenze di efficienza che i Procuratori avevano rappresentato al Ministro e al Vice Presidente del CSM.

Offesi nella loro dignità e di fronte alla prospettiva imminente dello stato di indigenza, i magistrati onorari non aspetteranno certo tre anni. È un’illusione ottica del Ministro della Giustizia che i magistrati onorari si guardino intorno per tre anni continuando a lavorare negli uffici giudiziari nella stessa misura. Per cercare altre fonti di reddito essi saranno costretti a ridurre immediatamente il loro impegno lavorativo nella misura prevista dalla riforma e il Governo dovrà farsene carico entro l’estate, perché il servizio giustizia non sarà più garantito. Dovrà farsene carico anche l’ANM, che ha recentemente chiesto un’attuazione piena della legge delega, e dovrà riconoscere che le motivazioni dei magistrati onorari non erano altro che la cronaca di un disastro annunciato.

Il Movimento Sei Luglio invita il Ministro della Giustizia a prendere in seria considerazione la proposta dei 110 Procuratori prima che sia troppo tardi, e ad ascoltare la voce di chi davvero sa, come loro, quali siano le esigenze effettive degli uffici e le modalità necessarie di impiego delle risorse, che la riforma, invece, mortifica e spreca.

 

One Reply to “Il 5 maggio della Magistratura onoraria: il governo affonda la giustizia”

  1. Caterina Tartaro ha detto:

    Purtroppo non si è tenuto in alcun conto delle legittime ed eque richieste dei Giudici Onorari di Tribunale, costretti a lavorare molto e ad essere ingiustamente discriminati rispetto ai Giudici di Pace e ai Vice Procuratori Onorari.
    Non si comprende perchè il GOT debba attendere tre anni per guadagnare come gli altri, nonostante l’accorpamento in uno statuto unico e l’istituzione della nuova figura dei GOP.
    Allo stato, il Got per raggiungere la propria sede “mette” i propri soldi e guadagna Euro 98,00 ad udienza (e le udienze dei Got non sono numerose nell’arco di un mese). Peraltro, i Got chiedono una remunerazione dignitosa e immediata,
    senza mettere in discussione il dato che, essendo un magistrato onorario, non ha nè progressione di carriera nè di retribuzione (con gli scatti previsti per i giudici togati). Si chiede di riflettere su ciò.

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