Italiani sempre di meno nel fututo

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​La popolazione italiana diminuira’ nel 2045 a 58,6 milioni di persone e vent’anni dopo a 53,7 milioni, con un’eta’ media di oltre 50 anni. E’ quanto evidenzia un rapporto Istat secondo il quale le future nascite non saranno sufficienti a compensare i decessi. Nello stesso periodo la popolazione si spostera’ sempre di piu’ al Centro-Nord, svuotando il Sud. Il dato conferma la tendenza evidenziata dagli esperti di una popolazione anziana che adotta stili di vita ‘piu’ sani e con piu’ stile’ e per il mercato si propone come ‘la nuova giovinezza’. L’Inps intanto calcola che pensioni medie sono salite a 1.042 euro.

Una popolazione in calo di 7 milioni di individui con circa il 70% dei residenti che vivono al Centro-Nord. La fecondità delle donne sarà in leggero rialzo, ma le future nascite non saranno sufficienti a compensare i futuri decessi e così, come già avviene oggi, saranno i migranti a mantenere positivo il saldo naturale della popolazione. Vivremo ancora più a lungo, ma saremo ancora più di oggi un Paese popolato soprattutto da anziani, con un’età media di oltre 50 anni e una quota di ultrasessantacinquenni vicina al 34%. È come l’Istat prevede sarà la popolazione italiana nel 2065, secondo quanto illustrato nel rapporto “Il futuro demografico del Paese – Previsioni regionali della popolazione residente al 2065”, pubblicato ieri.

Secondo il dossier, la popolazione residente attesa per l’Italia è stimata pari, secondo lo scenario mediano, a 58,6 milioni nel 2045 e a 53,7 milioni nel 2065. La perdita rispetto al 2016 (60,7 milioni) sarebbe di 2,1 milioni di residenti nel 2025 e di 7 milioni nel 2065. Tenendo conto della variabilità associata agli eventi demografici, la stima della popolazione al 2065 oscilla da un minimo di 46,1 milioni a un massimo di 61,5. La probabilità di un aumento della popolazione al 2065 è pari al 7%. Nello scenario mediano, mentre nel Mezzogiorno il calo di popolazione si manifesterebbe lungo l’intero periodo, per il Centro-nord, superati i primi trent’anni di previsione con un bilancio demografico positivo, un progressivo declino della popolazione si compierebbe soltanto dal 2045 in avanti.

La probabilità empirica che la popolazione del Centro-nord abbia nel 2065 una popolazione più ampia rispetto a oggi è pari al 31%, mentre nel Mezzogiorno è pressochè nulla. Appare dunque evidente, rileva l’Istat, uno spostamento del peso della popolazione dal Mezzogiorno al Centro-nord del Paese. Secondo lo scenario mediano, nel 2065 il Centro-nord accoglierebbe il 71% di residenti contro il 66% di oggi; il Mezzogiorno invece arriverebbe ad accoglierne il 29% contro il 34% attuale. Le future nascite non saranno sufficienti a compensare i futuri decessi. Nello scenario mediano, dopo pochi anni di previsione il saldo naturale raggiunge quota -200mila, per poi passare la soglia -300 e -400mila unità in meno nel medio e lungo termine.

La salute costa cara aglianziani. In media, nell’ultimo anno, gli over 65 hanno speso in sanita’ 455 euro, una cifra non lontana dall’importo di una mensilita’ di pensione minima (500 euro circa). Troppo oneroso anche l’accesso al sistema sanitario nazionale: piu’ di un anziano su tre (il 35%) ammette di aver rinunciato ad una visita diagnostica specialistica, proprio a causa del costo eccessivo del ticket sanitario, mentre l’11% si e’ potuto avvalere dell’esenzione. E’ quanto emerge dalla seconda indagine sul rapporto tra sanita’ e over 65, condotta da Fipac, in collaborazione con SWG, in occasione della Settimana della Buona Salute, che si concludera’ domenica 30 aprile. L’edizione di quest’anno prevede oltre 100 appuntamenti in citta’ e paesi italiani, dalla distribuzione di materiale informativo sull’alimentazione sicura e sull’attivita’ fisica, manuali sui corretti stili di vita ed allestimento di punti prevenzione e visite gratuiti. L’obiettivo e’ riportare al centro dell’attenzione i temi della salute e del rapporto tra sistema sanitario e pazienti, soprattutto i piu’ anziani che, schiacciati tra ticket che aumentano e pensioni che rimangono ferme, sono tra i piu’ a rischio di ‘poverta’ sanitaria’, ovvero l’esaurimento delle risorse da dedicare alla salute. Rischio che emerge chiaramente dai dati dell’indagine: il 12% degli intervistati ha dichiarato di aver speso tra i mille ed i 2mila euro nell’ultimo anno, il 15% addirittura oltre duemila. Cifre incompatibili con il reddito di molti over 65: la pensione media, in Italia, e’ di 825 euro al mese e nel caso dei trattamenti minimi si abbassa ad appena 500 euro.

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