MARTEDÌ 27 GIUGNO PRESSO IL TRIBUNALE DI MILANO UN CONVEGNO SU ALCUNI TEMI DELLA RIFORMA CHE NON RISPONDE ALLA CONDANNA DELL’UNIONE EUROPEA.
MILANO – 5.132 tra Giudici di Pace, Giudici Onorari di Tribunale e Vice Procuratori Onorari, secondo i dati pubblicati dal CSM a dicembre 2016, è il numero del corpo della Magistratura Onoraria in servizio, a fronte di 8.619 Magistrati Ordinari.
Questi numeri sono emblematici del carico di lavoro suddiviso tra ordinari e onorari. Gli Onorari esercitano giurisdizione in gran parte degli affari, ma non percepiscono né malattia né hanno diritto a congedo retribuito di maternità o paternità né godono di ferie retribuite né hanno diritto ai contributi previdenziali. Un Magistrato di carriera alla prima valutazione percepisce circa 3.900 euro lordi al mese. Un Magistrato Onorario di Tribunale, anche dopo 15 anni di servizio a tempo pieno, si attesta su una media di 18.000 euro all’anno, ed in particolare, i GOT (più di 2.000 unità) su una cifra lorda annuale compresa tra 9.000 e 11.000 euro , i VPO (circa 1.800 unità) su una cifra annuale lorda di 14.000 euro e i GDP (circa 1.400 unità) su una cifra annuale lorda di 42.000 euro. A fronte dell’impegno in udienza nulla viene percepito per lo studio dei processi, la formazione e quanto ai GOT per l’emanazione di tutti i provvedimenti nel corso del processo e la redazione delle sentenze.
Il sistema originariamente delineato dal legislatore in merito alla Magistratura Onoraria ha avuto un’attuazione pratica che ne ha snaturato la ratio. Di fatto, è accaduto che i Magistrati Onorari (nelle tre figure di GDP, GOT e VPO) si sono trovati a svolgere attività giurisdizionale al pari a quella dei giudici ordinari, tenuti, per espressa previsione legislativa, a osservare i doveri facenti capo alla magistratura ordinaria, con stringenti vincoli di incompatibilità. Anche dal punto di vista pratico, i Magistrati Onorari sono completamente inseriti nell’ordinamento giudiziario tanto che la disciplina di GOT e VPO è inserita nello stesso Regio Decreto del 1941 che regolamenta l’attività della magistratura ordinaria: essi hanno una propria postazione al computer, utilizzano la consolle per lo svolgimento del proprio lavoro secondo le norme del processo telematico, con una smart card fornita per il tramite del Ministero della Giustizia; hanno un indirizzo di posta elettronica fornito dal Ministero ed hanno delle stanze ad essi destinate nell’edificio del Tribunale. Ed infatti recentemente la Corte di Cassazione ha affermato la completa assimilazione dei poteri dei Giudici Onorari a quella dei Magistrati Togati (Cass. 2016/22845 per i GOT e Cass. 2016/466 per i VPO).
L’Europa ha stigmatizzato questa gravissima situazione in cui versano tantissimi professionisti, formati da anni di esperienza. In particolare il Comitato Europeo per i Diritti Sociali del Consiglio d’Europa, lo scorso 16 novembre 2016, ha definitivamente stabilito che l’Italia deve assicurare a tali Magistrati una remunerazione ragionevole in caso di malattia, di maternità o paternità ed il pagamento di una pensione correlata al livello di remunerazione, stabilendo anche la persistente natura discriminatoria dell’attuale inquadramento. In data 28 febbraio 2017 si è chiusa la procedura EU Pilot, propedeutica alla procedura di infrazione, con esito sfavorevole all’Italia, unanimemente decretato a Bruxelles. La Commissione Europea delle Petizioni, con lettera della Presidente Cecilia Wilkstrom al Ministro della Giustizia Andrea Orlando, lo scorso 23 marzo, sottolineando la “situazione allarmante per quanto concerne l’evidente disparità di trattamento tra Magistrati Ordinari e Magistrati Onorari, ha esortato il Guardasigilli ad addivenire ad una soluzione ragionevole a garanzia dei violati diritti entro la scadenza della legge delega 57/16 (13 luglio 2017).
“Lo schema di riforma della magistratura onoraria, così come disegnato, non risponde alla condanna del Comitato Europeo per i Diritti Sociali. Il provvedimento infatti continua a violare la normativa europea ed è del tutto irragionevole dal momento che comporta di fatto una precarizzazione di tutto l’esercizio della giurisdizione in Italia, dovuta alla temporaneità e non esclusività dell’incarico dei magistrati onorari che, a fronte di un sensibile aumento della competenza, dovranno lavorare a tempo parziale per un compenso irrisorio privo di alcuna tutela di natura assistenziale e previdenziale” afferma Marilisa D’Amico, Professore ordinario di diritto costituzionale all’Università degli Studi di Milano.
Il Governo si appresta, sordo ad ogni sollecitazione, a varare invece una riforma destinata a peggiorare in modo consistente l’esercizio dell’attività lavorativa di migliaia di persone, molto criticata anche da una parte della Magistratura di carriera, nonché nella attuale formulazione, anche dal CSM, perché umiliante e finanche peggiorativa per le sorti di questi lavoratori, in persistente violazione delle regole imposte dall’Europa e dalla Carta Costituzionale e, soprattutto, causa certa di gravissime ripercussioni sul funzionamento degli Uffici giudiziari, già così pesantemente in affanno, con conseguenti costi economici e sociali incalcolabili per l’intera collettività.
In data 5.5.2017, il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di decreto legislativo in materia di riforma della magistratura onoraria, che al duplice fine di evitare una violazione dell’art. 106 della Costituzione che prevede il concorso quale mezzo di nomina dei magistrati e di evitare sanzioni a livello europeo, è incentrata sulla temporaneità e non esclusività dell’incarico di magistrato onorario, pur a fronte di un importante aumento delle competenze, soprattutto nel settore civile. In particolare, i Magistrati Onorari dovranno lavorare a tempo parziale e potranno svolgere simultaneamente altre attività lavorative, con divieto di un impegno superiore a due giorni alla settimana senza che sia configurabile in alcun modo un rapporto di pubblico impiego.
L’approvazione di tale schema, su cui sui si sono espresse le Commissioni Giustizia di Camera e Senato, l’Associazione Nazionale Magistrati, il Consiglio di Stato, ha determinato l’insorgere di molte discussioni sia a livello politico che a livello scientifico. Dalla documentazione richiamata e nel corso dei dibattiti che si stanno succedendo è emerso che lo schema di riforma in questione presenta violazioni della legge delega, gravi profili di incostituzionalità, lede i principi europei e comporta gravissime inefficienze al sistema giustizia Italia oltre che, nel sistema transitorio, gravi violazioni normative nei confronti dei Magistrati Onorari attualmente in servizio, che da anni svolgono attività giurisdizionale.
Segue dichiarazione di ARMANDO SPATARO, Procuratore della Repubblica di Torino
Martedì 27 giugno dalle 15.30 alle 18.30 al Palazzo di Giustizia di Milano (aula prima civile – 3° piano lato via Freguglia) saranno presenti:
Marina Tavassi, Presidente della Corte D’appello di Milano
Roberto Bichi, Presidente del Tribunale di Milano
Ernesto Aghina, Presidente del Tribunale di Torre Annunziata
Anna Cattaneo, Presidente sezione IX civile del Tribunale di Milano
Marco Manunta, Presidente sezione XIII civile del Tribunale di Milano
Pietro Martello, Presidente della sezione Lavoro del Tribunale di Milano
Marilisa D’Amico, Professore ordinario di diritto costituzionale -Università degli Studi di Milano
Giuliano Scarselli, Professore ordinario di procedura civile -Università di Siena
Introduce: Remo Danovi, Presidente dell’Ordine Avvocati di Milano
Moderano: Pietro Paolo Pisani e Debora Ravenna
Convegno sulla riforma della magistratura onoraria
(Milano, 27 giugno 2017)
Dichiarazione di Armando Spataro – Procuratore della Repubblica di Torino
Deve essere ben chiaro che la presa di posizione di tutte le Procure della Repubblica italiane (cito solo gli uffici requirenti poiché non intendo “invadere” il campo di competenza della magistratura giudicante) contro l’annunciata riforma della magistratura onoraria non è frutto soltanto della pur dovuta solidarietà alla categoria o ai singoli vice procuratori onorari che vediamo quotidianamente lavorare al nostro fianco, ma è assunta, con fermezza, nell’interesse del buon funzionamento della giustizia.
Infatti, se la riforma passerà secondo lo schema di decreto legislativo che è stato diffuso e inviato al Parlamento ed al CSM per i prescritti pareri, le Procure della Repubblica – come è stato scritto nei documenti diffusi dai Procuratori – andranno letteralmente “in tilt”, non disponendo di risorse umane per far fronte ai carichi di lavoro oggi affidati ai VPO (tra cui, presenze in numerosissime udienze davanti al Giudice di Pace ed ai Tribunali monocratici, affiancamento dei PM togati nella valutazione delle nuove notizie di reato, nello studio preliminare di atti processuali e nella predisposizione di minute di provvedimenti). Né si tratta di rischi che possono essere fronteggiati con alcune delle misure previste nello schema di d. lgs.vo poiché la stessa prospettiva di svolgere il ruolo di magistrato onorario perderà capacità di “attrazione”, visto il mancato riconoscimento di un trattamento previdenziale adeguato e la previsione di limiti illogici alla remunerazione di questo tipo di impiego.
Fortunatamente, a fronte della deludente e per me non condivisibile posizione assunta dalla Associazione Nazionale Magistrati (che ha anche rigettato la richiesta dei Procuratori di far partecipare un loro rappresentante all’audizione dinanzi alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati), si moltiplicano appelli e documenti critici nei confronti della prospettata riforma che provengono anche dall’Avvocatura e da Accademici, mentre il Consiglio Superiore della Magistratura ha formulato un parere che contiene non solo rilievi al citato schema di decreto legislativo, ma anche prospettive costruttive che si spera il Ministro della Giustizia – cui, secondo l’art. 110 della Costituzione, “spettano l’organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia” – ed il Governo vogliano recepire, evitando di trincerarsi dietro la non condivisibile affermazione secondo cui lo schema predisposto sarebbe conseguenza obbligata delle indicazioni “provenienti dall’Europa” e dei principi costituzionali.
Molto altro potrebbe essere specificato, ma qui basta ricordare che se tutto (o quasi tutto) rimarrà come è scritto nello schema di decreto legislativo conosciuto, la Giustizia affronterà inevitabilmente un altro duro periodo di crisi difficilmente risolvibile, i tempi per pervenire alle decisioni (anche nel campo civile) ed alla punizione dei colpevoli dei reati si dilateranno ancora ed ovviamente saranno i cittadini a pagarne il prezzo, addebitandone però la colpa ai magistrati e non a scelte che, come anche in altri settori, finiscono con il penalizzare costantemente il buon funzionamento del settore pubblico.
Grande spessore e livello umano e professionale ancora una volta dimostrato dal Procuratore dr. Spataro che continua ad usare parole cariche di significato e ovvio frutto di una valutazione competente e interessata, innanzi tutto, al bene del nostro povero Stato e dei cittadini italiani. Peccato che gli interlocutori a cui ci rivolgiamo non vogliano dimostrare altrettanta attenzione al bene pubblico di cui invece -proprio a loro- è affidata la cura. Ma sarebbe bene che questi soggetti ricordassero che il loro è un munus. E che in qualche modo prima o poi dovranno rendere il conto proprio alle loro vittime. Esempi moderni insegnano, basta guardare a come sono caduti male i despoti dell’ex Europa dell’est post Yalta.