“Granma”: un film breve girato in Nigeria per raccontare storie vere di migranti

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ROMA – Granma”, come “granma” in nigeriano, come “grandmother” in inglese, come nonna in italiano. È il titolo del film prodotto, nell’ambito della campagna informativa “Aware Migrants” finanziata dal dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del Viminale, per informare i giovani e le famiglie africane sui pericoli e i rischi che corrono decidendo di partire, lungo le rotte verso il deserto, e di imbarcarsi nel mar Mediterraneo per raggiungere l’Italia, e quindi l’Europa.

Il “mediometraggio”, della durata di 35 minuti, è stato presentato alla “Casa del cinema” a Roma. L’opera è stata selezionata per partecipare al 70° Festival di Locarno, in programma fino al 12 luglio, dove sarà proiettata per la prima volta. Fa parte integrante del progetto Aware Migrants ed è stata prodotta da Horace per l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim).
L’idea parte dalla consapevolezza che sia indispensabile dare informazioni più corrette e precise ai potenziali migranti, ha spiegato in conferenza stampa il viceprefetto Carmelita Ammendola, responsabile delle relazioni internazionali del dipartimento Libertà civili e Immigrazione. I Paesi target sono quelli dell’Africa mediterranea, sub-sahariana, dell’est e dell’ovest. In tutto sono 16 Paesi che trasmetteranno il film sul territorio, soprattutto grazie all’intervento delle reti Oim, diffondendolo alla radio, attraverso le televisioni locali e in occasione di feste e incontri nei villaggi africani.

La storia del film, che sviluppa un soggetto originale di Gianni Amelio e che è prodotto da Gianluca Arcopinto, racconta l’esperienza di un giovane cantante hip pop di Lagos, Jonathan, che viene raggiunto dalla notizia della morte di suo cugino Momo nella traversata in mare. Jonathan viene incaricato di accompagnare sua nonna, in un villaggio nel cuore del sud-est della Nigeria, per dare la triste notizia alla sorella, nonna di Momo.
La sceneggiatura e la regia sono di Daniele Gaglianone e di Alfie Nze tra i quali è nato un forte legame di empatia. I registi hanno scritto e girato insieme il film proprio in Nigeria, fra Lagos e il villaggio di Badagry, con una troupe e un cast nigeriani. La pellicola è stata prodotta in circa due settimane e, ha riferito Gaglianone in conferenza stampa, “è stata un’esperienza difficile e dura, ma molto istruttiva e intensa”.
Nessuna famiglia in Nigeria è scampata al dramma delle conseguenze migratorie, ha riferito il regista Alfie Nza. Egli stesso ha un cugino che risulta disperso dal ’94. Per questo, dice, in questa occasione “non ho fatto solo il regista, ma ho raccontato anche la mia vita”.
La colonna sonora del film è un brano rap, “Challenging death”, scritto da Nze e interpretato dai due giovani protagonisti del film; sui social media verrà diffuso con una clip musicale.

“Vogliamo raccontare storie come queste”, ha riferito Giulia Falzio, capo Unità Migration Management, ufficio coordinamento Oim per il Mediterraneo, “non per dissuadere, ma per informare” e per dare una lettura diversa del fenomeno migratorio, che conta oltre 2.000 morti nel Mediterraneo solo da inizio anno. È importante sanare quel gap informativo, che presenta una realtà illusoria, creato dai trafficanti di uomini e dal pudore degli africani che riferiscono solo delle esperienze positive, nascondendo le violenze e le torture subite lungo il viaggio. (sonia seghetta)

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