In occasione dei suoi 96 anni, il Partito comunista ricorda lo slogan di Xi Jinping di continuare a crescere senza scordare le origini. Al ritmo di riforme economiche e lotta alla corruzione. Un momento delicato in vista del congresso dell’autunno, decisivo per i prossimi 4 anni della Repubblica Popolare.
Il Partito comunista cinese (Pcc) deve guardare alle sfide future senza dimenticare le sue origini ideologiche e storiche.
Questo è il messaggio chiave espresso dai media della Repubblica Popolare per celebrare il 96° anniversario della fondazione del Partito, avvenuta il 1° luglio 1921 a Shanghai. L’evento ha avuto più copertura mediatica in Cina che all’estero a causa di un’altra ricorrenza, i festeggiamenti per la restituzione di Hong Kong alla madrepatria nel 1997, che capita nel medesimo giorno. Non poteva essere altrimenti, visto che lo stesso presidente Xi Jinping era presente al ventennale.
Nel celebrare l’anniversario del Partito più grande al mondo (89,5 milioni di iscritti, più della popolazione della Germania) i media cinesi hanno posto l’accento sui risultati raggiunti sul piano economico e su quelli della campagna anticorruzione. Il loro obiettivo era accrescere la fiducia della popolazione nel Pcc, che si trova di fronte a una fase cruciale: in autunno si terrà il suo 19° Congresso nazionale e Xi, il più potente leader cinese dopo Mao Zedong e Deng Xiaoping, cercherà di inserire negli organi di vertice del Partito il maggior numero di politici appartenenti alla sua cordata. Ciò è indispensabile per adottare le riforme economiche necessarie a garantire la crescita del paese.
Negli ultimi anni, il presidente ha accentrato il potere su di sé e nel 2016 è stato definito il “nucleo” (hexin) della leadership. A lui spetta il compito di guidare la Cina verso il sogno del “risorgimento cinese, che prevede lo sviluppo di una “società moderatamente prospera” entro il 2021, centenario della fondazione del Pcc, e la costruzione di un paese “forte e ricco” entro il 2049, centenario della Repubblica Popolare.
In vista di questi traguardi, l’editoriale del Quotidiano del popolo del 1° luglio ha esortato così i cinesi: “Preserviamo per sempre lo spirito della lotta dei comunisti [i fondatori del Partito, n.d.a.] e continuiamo a resistere alla prova in questo test storico per poter accogliere, con eccellenti risultati, il diciannovesimo Congresso del Partito e dare, con impegno, una risposta ancora migliore alla storia e al popolo”. Tutto ciò significa, parafrasando Xi, “continuare ad avanzare senza dimenticare l’intenzione originale” (Bu wang chuxin, jixu qianjin).
Lo sviluppo di una “società moderatamente prospera” rientra nei “quattro complessivi”, gli obiettivi enunciati dal presidente e in base a cui il Partito sta sviluppando le sue politiche. Di questi fanno parte anche il proseguimento delle riforme, il governare nel rispetto della rule of law e il rafforzamento della disciplina del Pcc. Dopo il Congresso, il “pensiero” (sixiang) di Xi potrebbe essere inserito nella costituzione del partito accanto all’unico altro consentito per ora, quello di Mao. In questa maniera, il presidente darebbe il suo storico contributo sul piano teorico al socialismo con caratteristiche cinesi.
Le cifre del Partito…
Secondo Xinhua, “da quando è stato fondato, il Partito è stato visto con dubbi, incomprensioni e perfino ostilità. Eppure è emerso come una delle storie più eccitanti e di successo nel mondo. La Cina era una nazione povera, spaventata dalle aggressioni straniere e dalla guerra civile. Ora è la seconda più grande economia al mondo e uno dei principali attori a livello internazionale”.
Di questo percorso i media cinesi hanno sottolineato il successo più eclatante: aver elevato al di sopra della soglia di povertà circa 700 milioni di persone. Un risultato senza dubbio straordinario, nonostante ve ne siano ancora milioni al di sotto, in particolare nelle aree rurali e nella parte interna della Cina. Entro il 2020, secondo l’agenzia di stampa cinese, questo problema dovrebbe essere superato.
Dal benessere del paese dipende direttamente la sovranità del Partito. Negli ultimi trent’anni la Cina ha registrato un tasso di crescita del pil intorno al 10%. Ciò è stato determinante per conferire stabilità al paese e assicurare al Pcc di guidare incontrastato la Repubblica Popolare. Dal 2011 l’economia cinese ha subito un rallentamento e oggi il tasso di crescita del pil è pari al 6.9%. Un peggioramento delle condizioni di vita potrebbe elevare il malcontento della popolazione e quindi destabilizzare il ruolo del Pcc.
Ad oggi il 37% dei suoi membri è composto da operai e contadini, il 25,21% da professionisti e operatori nel management e la parte restante da funzionari studenti e pensionati. Il 91,3% delle aziende pubbliche, il 70% di quelle private e il 59% delle organizzazioni sociali sono rispettivamente dotate di una sezione del Partito incaricata di supervisionare il lavoro e prendere parte al processo decisionale. Tale fattore indica quanto sia rilevante l’indirizzo del Pcc nella sfera economica.
Secondo Xinhua, “per i primi 14 anni, il Partito non aveva un leader forte al centro e ciò determinò delle battute d’arresto nella causa rivoluzionaria. Il Pcc era sul punto di sciogliersi. Nel 1935, Mao Zedong stabilì la sua autorità all’interno del comitato centrale del Pcc e nelle Forze armate. Da allora, la leadership del Partito è stata parte integrante nel superamento delle difficoltà di quest’ultimo”. In questa maniera l’articolo esalta il ruolo di Mao e allude indirettamente alla solidità dell’attuale vertice del Pcc.
…e quelle dell’anticorruzione
Per celebrare il Partito, i media hanno posto l’accento sui successi della lotta alla corruzione, con cui Xi sta facendo fuori le mele marce sia rafforzando il controllo sul Pcc. La campagna è guidata da Wang Qishan, capo della Commissione centrale per l’ispezione disciplinare (Ccdi) e alleato del presidente. Dal 2012, vi sono stati 1,16 milioni di casi e sono state intraprese azioni disciplinari contro 1,2 milioni di persone. Nel 2016, 57 mila membri del Partito hanno confessato i propri reati. Almeno 240 funzionari di alto rango (le cosiddette “tigri”) sono stati indagati e 1,14 milioni di membri del Pcc, quadri e livelli inferiori (“le mosche”) sono stati puniti, inclusi 554 mila nelle aree rurali.
Oltre 2.800 membri fuggiti all’estero sono stati catturati nell’ambito di operazioni come “Sky Net” e “Fox Hunt”. Di questi, 476 sono ex funzionari e 40 erano tra i ricercati della “red notice list” dell’Interpol, dal nome della richiesta per localizzare e arrestare provvisoriamente un individuo con l’estradizione in sospeso – non è un mandato d’arresto internazionale.
Tra i casi di fuggitivi più interessanti vi è quello di Guo Wengui, milionario cinese espatriato nel 2014 che ora vive a New York. Guo non è stato ancora acciuffato, malgrado anche lui sia sulla “red notice list” dell’Interpol. Su YouTube, Twitter e in alcune interviste rilasciate a Voice of Americae Minjing News (sito di notizie basato negli Usa), Guo ha accusato di corruzione funzionari di alto livello, incluso lo stesso Wang Qishan, che guida la campagna per catturare tigri e mosche. In seguito, il milionario ha affermato che Xi aveva ordinato di investigare sugli affari di Wang, ma non ha fornito alcuna prova a riguardo.
Guo, azionista di maggioranza della Beijing Zenith Holding e della Beijing Pangu Investment, era strettamente legato all’ex viceministro del ministero della Sicurezza dello Stato Ma Jian, attualmente perseguito per corruzione. Questi è il funzionario di sicurezza più anziano a subire questa sorte dopo Zhou Yongkang, ex zar dei servizi segreti e prima “tigre” messa in gabbia da Xi. Ad aprile, i media cinesi hanno diffuso un video in cui Ma afferma di essersi scambiato dei favori con Guo. Secondo la polizia cinese, il fuggitivo avrebbe corrotto in passato dei funzionari del controllo del traffico aereo e della Hainan Airlines per ottenere informazioni su passeggeri stranieri inclusi uomini d’affari e celebrità per poi fabbricare storie false e affermare che gli erano state riferite da Ma.
A incuriosire del caso Guo è che le sue accuse si siano intensificate pochi mesi prima del Congresso nazionale del Pcc dopo anni di relativo silenzio. Le ragioni non sono chiare, ma l’effetto sperato è probabilmente destabilizzare la leadership prima di questo delicato evento. Difficilmente le sue accuse, di cui non vi è per ora alcun riscontro, potranno intaccare la stabilità del Partito. Secondo l’Ufficio nazionale di statistica cinese, i cui dati sono spesso messi in dubbio in Occidente, il 92,9% dei cinesi dice di essere soddisfatto per i risultati della lotta alla corruzione.
L’argomento preoccupa e allo stesso tempo affascina i cinesi, che seguono con interesse la serie televisiva “In nome del popolo” (Renmin de mingyi), dedicata proprio alla caccia ai corrotti. La puntata pilota è stata vista da circa 350 milioni di persone. Il programma risponde alla rinnovata esigenza di trasmettere sensazioni positive in merito alla lotta alla corruzione e alla consapevolezza di Pechino sul saper controllare la narrazione riguardo tale argomento. Xi ha precisato che la politica nella Repubblica Popolare non ha nulla a che vedere con gli intrighi di potere inscenati nella serie tv “House of Cards” (seguitissima dai cinesi e dai vertici del Pcc), nonostante abbia confermato la presenza nel Partito di cospiratori che ne mettono in pericolo la governance del paese.
Guardare avanti con un occhio al passato
Per “andare avanti senza dimenticare l’intenzione originale” e assicurarsi il consenso della popolazione, Xi intende abbinare alla preservazione della tradizione del Pcc e alla lotta alla corruzione importanti riforme economiche. Anche se il rapporto annuale sulla stabilità finanziariadella Repubblica Popolare afferma che i rischi riguardo il credito e la liquidità sono controllabili, cambiamenti su tale fronte potrebbero essere imminenti.
Secondo una fonte anonima consultata dal quotidiano Caixin, a metà luglio potrebbe svolgersi una grande conferenza di lavoro a porte chiuse per riformare il settore finanziario. Tale evento, svoltosi per la prima volta nel 1997 durante la crisi asiatica, si tiene generalmente ogni cinque anni. L’edizione imminente è stata rimandata più volte a causa di divergenze interne su come gestire questo ambito. Secondo Caixin, la prossima conferenza dovrebbe definire la cornice in cui sviluppare una maggiore apertura dei mercati e la creazione di un organo “super-regolatore” al di sopra delle agenzie esistenti e operante fuori dalla People’s Bank of China, la banca centrale. I provvedimenti sarebbero adottati dopo il 19° Congresso nazionale del Pcc. Alla luce di ciò, non è un caso che da aprile la lotta alla corruzione abbia iniziato a colpire con maggiore intensità anche il settore finanziario.
La riforma di questo ambito, insieme a quello delle imprese statali e a i cambiamenti ai vertici del Pcc sono tra gli elementi che potrebbero rendere il Congresso nazionale del prossimo autunno un passo fondamentale lungo il percorso del risorgimento cinese.