“Il filo rosso del destino”

Arte, Cultura & Società

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(Intervista, di Fedele Boffoli, ad Anna Zennaro)

A pochi mesi dalla pubblicazione del libro, di haiku, “Il filo rosso del destino”, di Anna Zennaro, ispirato alla leggenda giapponese “Un mei no akai ito”, sta per uscire la versione, dell’opera, tradotta in giapponese. Ci racconta?

Essendo un’amante della “giapponesità” conoscevo bene la leggenda del filo rosso del destino che, in Giappone, è estremamente popolare. La leggenda suggerisce che ogni persona è invisibilmente legata con un filo rosso sin dalla nascita ad un’altra persona, ad una soltanto e che nel corso della sua vita è destinata prima o poi ad incontrarla. E’ una storia evocativa ed ineffabile che ha toccato corde molto profonde in me. Il libro è venuto da sé, senza pensarlo.

Un libro, a quanto pare, dotato di un’interessante struttura…

Il libro l’ho vestito con un filo rosso (sorrido), accompagnandolo con alcuni miei scatti fotografici, in prima e quarta di copertina, oltre ad alcuni scatti nell’interno. L’ho diviso in tre specifiche sezioni. Ogni sezione ha il suo filo rosso inciso in uno dei tre versi. Un verso quasi cadenzato, lo stesso suono all’interno di una diversa composizione perché, ci tengo a sottolineare questa cosa, gli haiku non si scrivono ma si compongono, quasi si trattasse di musica, di suono e di danza, non di parola. Ed in quanto composizione rientrano in un concetto estetico che appartiene allo Zen che amo profondamente. Qualcuno ha visto in questa divisione ternaria del libro, dei versi, dei colori, un percorso personale. I legami che si intrecciano con le persone più care, il trascorrere del tempo e poi lo scioglimento, la dissolvenza naturale ed il tendere ad un piano altro. E’ il libro di una vita che contiene i suoi capitoli ed ogni capitolo ha le sue pagine con i suoi avvenimenti ed i suoi protagonisti, ma tutto rientra in un unico libro, in un’unica visione di chi si orienta nel mondo ed in questa esperienza che la vita è.

L’haiku, quindi, quale particolare forma di poesia…

E’ l’espressione poetica del pensiero Zen. L’haiku nel concreto è un componimento di tre versi. Nella sua versione classica esso si compone di una metrica precisa fatta di 5, 7, 5 sillabe. Non una di più, non una di meno. Dopo aver girovagato per qualche tempo anche nel cosiddetto “modern haiku” fatto di versi non vincolati alle 17 sillabe, sono ritornata come dire “a casa”, scegliendo (o per meglio dire scegliendo di nuovo) l’espressione classica, riconoscendo agli antichi maestri ed all’aspetto numerico, insito nell’haiku tradizionale, una valenza precisa che va al di là dell’immagine e dell’aspetto poetico.

Ci spiega meglio?

Intendo dire che c’è qualcosa di perfetto ed ineludibile nella metrica del 5,7,5. Potrei dirti che i 5 sono una porta, ed il l 7 un corridoio lungo il quale il soffio dell’haiku entra nell’haijin, lo attraversa per uscire subito dopo, ma se dicessi questo darei all’haiku una connotazione che va al di là del valore letterario e preferisco non farlo.

La versione del libro, in giapponese, sarà per noi leggibile?

“Senza dubbio. I giapponesi amano molto il bel paese e la nostra lingua è fatta di una musicalità particolare, a loro totalmente estranea ma molto gradita. Accanto agli Haiku in ideogrammi, tradotti da Andrea Pellegrino, ci sarà anche la relativa versione in italiano. Il libro già edito in italiano a febbraio, diventa ora un ponte o, per restare in tema, un filo; un filo rosso che collega Italia e Giappone attraverso una poesia che appartiene alla tradizione della modernità.”

 

Fedele Eugenio Boffoli

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