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Non è risolvibile soltanto all’interno della comunità cristiana, senza porsi il problema del divenire della società e della sua cultura e delle nostre capacità di orientare questo divenire, nelle sue manifestazioni ma anzitutto nei suoi presupposti e fattori dinamici. Su questo versante la consapevolezza delle trasformazioni culturali e del loro impatto sulla vita e sui processi di costruzione dell’identità personale e sociale sta portando la comunità ecclesiale nel nostro paese a interrogarsi sulla necessità di dare il primato all’evangelizzazione anche e soprattutto nei percorsi di iniziazione alla fede, coinvolgendo in questo radicale ripensamento anche la parrocchia. Ma il Vangelo di Gesù altro non è che il Vangelo che è Gesù. In lui appare a noi il volto di Dio, e nel contempo l’uomo è rivelato a se stesso. In lui si rivela e si compie l’umanità nuova, l’uomo nuovo. Non basta quindi ripetere verbalmente la formula del kerygma (“Cristo è morto ed è risorto”) senza un adeguato sforzo di ritraduzione del messaggio e di una sua intelligente e creativa inculturazione. L’irrinunciabile dovere della proposta della Chiesa di dire in Cristo la verità sull’uomo chiede oggi di essere adempiuto mediante un rinnovato e convinto annuncio accompagnato dal dialogo con la cultura odierna.