L’ultimatum della Corea del Nord

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Washington e Pyongyang si scambiano continue minacce, mentre quest’ultima, con il suo ultimo test nucleare, evoca l’ira delle potenze mondiali.

La Corea del Nord, dopo la prova della sua bomba termonucleare, ha dato seguito ad una serie di minacce destinate ad estenuare gli Stati Uniti. Il tipo di intimidazioni, anche se la Corea del Nord non dovesse attaccare gli Stati Uniti con le armi nucleari, per loro sono mortali.  Se gli Stati Uniti, in modo chiaro e senza sfronzoli, non piegano direttamente la Corea del Nord, verrà guastata la loro posizione di superpotenza in Asia e in tutto il mondo, e, con crescente frequenza e letalità, verrà messa in discussione la loro capacità di difendere i propri cittadini.

Il confronto nucleare tra Stati Uniti e Corea del Nord è entrato in una fase critica quando la Corea del Nord ha sperimentato sotto terra la sua bomba termonucleare.
Se il precedente round d’inizio estate ruotava intorno alla minaccia che Pyongyang potesse colpire il territorio statunitense di Guam, l’ultima prova, insieme a quelle recenti dei missili balistici intercontinentali in grado di raggiungere gli Stati Uniti continentali, sono state una minaccia diretta alle città americane.
In altre parole, il confronto attuale non riguarda solo lo status di superpotenza degli Stati Uniti in Asia e la credibilità della deterrenza statunitense o delle capacità delle forze militari statunitensi nel Pacifico; ma ora il confronto è stato portato sull’efficienza di Washington a proteggere la vita dei suoi cittadini.
La distinzione ci mette davanti una serie di cose importanti: tutte allarmanti.
Innanzitutto, siccome si tratta della vita degli americani, piuttosto che di quella delle popolazioni alleate, come il Giappone e la Corea del Sud, gli Stati Uniti nella loro risposta alla provocazione della Corea del Nord non possono essere vaghi. Durante l’amministrazione Obama, seppur in modo calante, la posizione degli Stati Uniti è sempre stata che le forze militari statunitensi debbano avere la piena responsabilità di garantire la sicurezza collettiva del popolo americano.

Pyongyang sta ora direttamente minacciando la sicurezza americana con le bombe a idrogeno. Quindi, se l’amministrazione Trump, al Consiglio di Sicurezza assale direttamente la Corea del Nord perché sta intimidendo la popolazione americana con le armi nucleari, comunica al mondo, sia avversario che alleato, una profonda debolezza. Ovviamente, questo limita le opzioni che ha l’amministrazione Trump; ma chiarisce anche la sfida che deve affrontare.
La seconda implicazione del test con la bomba a base di plutonio della Corea del Nord, è che le garanzie di sicurezza degli Stati Uniti, che costituiscono la base del loro potere globale e il loro sistema di alleati, sono sul punto di essere completamente screditate.
All’ex ambasciatore statunitense presso l’ONU, John Bolton, durante un’intervista gli è stato chiesto quali potrebbero essere le ripercussioni per la sicurezza della Corea del Sud in seguito ad un attacco militare statunitense contro la Corea del Nord.
Regan, con brutale onestà, ha risposto: “Se usassimo una forza militare strategica a cosa andremo incontro? … Faremo uccidere tante persone in Corea del Sud, a Seoul, per quale motivo?”. “Vorrei chiedere questo: come dovremmo sentirci se ci fossero morti americani?”. In altre parole, Bolton ha affermato che gli Stati Uniti devono affrontare la dolorosa scelta tra mettere in pericolo i propri cittadini o quelli di una nazione alleata. E, se le cose dovessero peggiorare Bolton ha avvertito che le opzioni degli Stati Uniti sarebbero diventate solo più problematiche e limitate.

Ciò poi ci porta alla terza lezione dell’attuale round di confronto tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord: se appoggi un nemico al posto di un alleato, allora non sei un alleato. E alla fine, la tua alleanza diventa vuota, rimane senza senso.
Per 25 anni, tre successive amministrazioni statunitensi hanno optato di chiudere un occhio al programma nucleare della Corea del Nord, in gran parte per preoccupazioni legate alla Corea del Sud.
I presidenti Bill Clinton, George W. Bush e Barack Obama hanno cercato di appagare l’aggressivo avventurismo nucleare della Corea del Nord perché reputavano che il paese non avesse una credibile opzione militare per affrontarlo.
Negli anni ’80, la Corea del Nord ha sviluppato e implementato un arsenale convenzionale di bombe e artiglieria lungo tutta la zona demilitarizzata, questo ora è in grado di vaporizzare Seoul.
Ogni attacco militare statunitense contro l’impianto nucleare della Corea del Nord era e continua ad essere argomentato: causerebbe la distruzione di Seoul e l’omicidio di milioni di sudcoreani.
Quindi gli sforzi degli Stati Uniti per appianare Pyongyang a nome di Seoul hanno svuotato di significato l’alleanza tra gli Stati Uniti e la Corea del Sud. Gli Stati Uniti sono protettori dei loro alleati, e così affermano il loro grande potere nel Pacifico e nel mondo, se impediscono che questi ultimi siano succubi dei loro nemici.
E adesso, gli Stati Uniti non solo hanno un mezzo chiaro per difendere la Corea del Sud e il Giappone, ma è l’America stessa che è minacciata dal regime criminale e che è paralizzata per poter rispondere all’insidia in modo efficace.

Indipendentemente dai mezzi che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, deciderà di utilizzare per rispondere alle azioni provocatorie e alle minacce della Corea del Nord, data la natura della situazione, è chiaro che l’equilibrio delle forze sul terreno non può e non rimarrà in questo stato.
Se gli USA non agiscono per ridurre significativamente le capacità offensive della Corea del Nord, quando è direttamente minacciato il loro territorio, diventa difficile vedere come gli Stati Uniti potranno essere in grado di sviluppare una strategia efficace per affrontare l’ascesa della Cina, sia come rivale economico che strategico in Asia e oltre. Cioè, le azioni che ora gli USA metteranno in atto in risposta alla minaccia della Corea del Nord per la loro sicurezza nazionale, determineranno se l’America sarà in grado di sviluppare e attuare una strategia più ampia, atta a farle mantenere la capacità di proiettare il proprio potere economico e militare nel Pacifico e nel mondo nel prossimo e nel lungo termine.
Infine, una parte delle considerazioni, comprendono anche ciò potrà significare per il futuro della proliferazione nucleare il successo della Corea del Nord nello sviluppo di un arsenale nucleare sotto i nasi delle varie amministrazioni americane.
Presumibilmente, a meno che l’arsenale nucleare nordcoreano non venga eliminato, il trionfalismo nucleare di Pyongyang procurerà uno spasmo di proliferazione nucleare in Asia e in Medio Oriente, e le implicazioni di questo per gli Stati Uniti e i suoi alleati saranno imprevedibili.

Non solo il Giappone e la Corea del Sud potranno ragionevolmente aspettarsi di sviluppare arsenali nucleari; ma si può già prevedere che l’Arabia Saudita, l’Egitto, la Giordania e gli altri instabili stati arabi possano sviluppare o acquistare arsenali nucleari in risposta alle preoccupazioni riguardanti la Corea del Nord e al suo alleato iraniano con relativo programma di armi nucleari collegato a Pyongyang.

In altre parole, se ora gli Stati Uniti non rispondono in modo profondamente strategico a Pyongyang, non solo perderanno il loro sistema di alleanze in Asia, ma vedranno anche un rapido crollo del loro sistema di alleanze e di status di superpotenza in Medio Oriente. E perché no! Nel mondo intero.

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