La TaRi (tassa sui rifiuti) non è sempre legittima

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La TaRi (tassa sui rifiuti) non è sempre legittima.Ecco quando non lo è e come non pagarla

 

La TaRi (tassa sui rifiuti) non è sempre legittima,Ecco in quali casi si può contestare e rifiutare di pagarla senza rischiare di incorrere in sanzioni.

A chi viene applicata e come viene calcolata la TaRi?

E’ tenuto al pagamento della Tari chiunque possieda o detenga, a qualunque titolo, locali o aree esterne, atte a produrre rifiuti urbani (fatta eccezione delle aree condominiali o di quelle accessorie o delle pertinenze di un immobile tassato). Scopo della tassa è quello di coprire i costi del servizio di igiene urbana.

L’importo della tassa comprende una parte fissa che viene calcolata in base alla superficie dell’immobile (utilizzata per pagare il servizio), ed una variabile calcolata in base al numero dei componenti della famiglia.

Perchè è illegittima?

Da ciò che è stato sopra descritto,la Tari comprende una variabile legata al numero dei componenti della famiglia,la quale aumenta proporzionalmente al nucleo familiare,questo perchè più persone ci sono e più rifiuti si producono.Costituzionalmente un servizio simile non può essere inquadrato come tassa in quanto è pagato a consumo,dovrebbe invece  essere considerato come un tributo e dovrebbe sottostare ai criteri di proporzionalità e progressività affermati dalla Costituzione.Perchè allora viene inquadrata come tassa?Forse perchè in questo modo ci guadagna anche lo stato,nel caso di un servizio (tributo) da pagare invece i ricavi andrebbero solo alle aziende private che effettuano la raccolta e lo smaltimento.

Quando e come impugnare la cartella?

A parte ciò che è stato sopra descritto riguardo l’illegittimità della TaRi,esistono casi singoli in cui è possibile impugnare la cartella esattoriale,relativi a delibere comunali di dubbia legittimità.

Un primo caso si verifica ad esempio quando un comune adotta una delibera dopo la data stabilita dalle leggi nazionali per i bilanci di previsione (che lo scorso anno è stata il 30 settembre). Delibere successive a questa scadenza possono essere impugnabili.

Un altro caso che ha riguardato diversi Comuni italiani riguarda invece la riduzione della Tari che dovrebbe essere del 40% nelle zone dove la raccolta non è prevista,e che invece non viene sempre applicata,o risulta applicata in parte.Chiunque fa parte di un comune esente dalla raccolta e non riscontra la riduzione sopra descritta potrebbe impugnare la cartella.

Il caso più comune invece riguarda avvisi di pagamento Tari con un piano tariffario vago, che non specifica con chiarezza i costi fissi e quelli variabili sopra descritti, contrariamente a quanto previsto dalla Legge di Stabilità 2014: per determinare con esattezza il costo del servizio occorre l’indicazione dei costi fissi e variabili.

In tutti questi casi è possibile impugnare l’avviso di pagamento rivolgendosi personalmente all’ufficio tributi del Comune.In caso di mancata risposta o rigetto è possibile impugnare la cartella di fronte alla commissione tributaria provinciale.

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