Di Maio: “Sindacati si autoriformino o ci pensiamo noi”

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TORINO – “Se il Paese vuole essere competitivo le organizzazioni sindacali devono cambiare radicalmente. Dobbiamo dare possibilità alle associazioni giovanili di contare nei tavoli contrattazione, serve più ricambio nelle organizzazioni sindacali. O i sindacati si autoriformano o, quando saremo al governo, faremo noi la riforma”. Al Festival del Lavoro a Torino Luigi Di Maio, candidato premier del Movimento 5 Stelle, non usa mezzi termini e lancia un avvertimento chiaro ai sindacati: “Un sindacalista che prende la pensione d’oro o finanziamenti da tutte le parti ha poca credibilità per rappresentare un giovane di trent’anni”. Toni che a molti sembrano una riedizione dello scontro che ha opposto Renzi-premier alle Confederazioni, in particolare la Cgil.

• CAMUSSO: “LINGUAGGIO AUTORITARIO E INSOPPORTABILE”
Immediata la replica di Susanna Camusso, leader Cgil: “Linguaggio autoritario e insopportabile – commenta – non è il primo che lo dice (di riformare i sindacati, ndr). Ce n’è stato un altro che poi ha fatto il jobs act”. “Di Maio – continua – dimostra tutta la sua ignoranza ma insieme l’arroganza di chi crede che il pensiero sia solo di chi governa e non riconosce la rappresentanza. Stiamo tornando all’analfabetismo della Costituzione perché la libertà di associazione è un grande principio costituzionale”. “Di Maio dice cose che non sa. Non sa come è fatto un sindacato, non sa che non è un’organizzazione statuale di cui decidi le modalità organizzative, è una libera associazione. Non sa che il sindacato cambia in continuazione, perché a differenza di altri soggetti, è radicato nei luoghi di lavoro ed è composto da decine di migliaia di militanti”. Camusso conclude affermando che “il segno è quello di ridurre la partecipazione alla democrazia”.

• POLETTI: “RISPETTARE L’AUTONOMIA DEI SINDACATI”
“I sindacati – commenta il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti – hanno la loro autonomia e la loro responsabilità, credo vada rispettata
perché sicuramente sanno, per la storia che hanno alle spalle, qual è la situazione che vivono. Quindi valutano ogni giorno, ne sono certo, il dato di adeguatezza che è presente. Una delle regole del funzionamento della democrazia è il rispetto delle sfere di competenze e responsabilità di ognuno – dichiara – tutte le organizzazioni sociali della rappresentanza devono sempre interrogarsi sulla loro efficacia, efficienza e piena corrispondenza rispetto alle aspettative che rappresentano”. “Ma quello di interrogarsi al proprio interno sulla propria funzione ed efficienza – aggiunge – non è un tema dei sindacati. È un tema che riguarda tutte le organizzazioni sociali in un mondo come questo che sta cambiando rapidamente”. E questo “specialmente laddove hai una funzione di rappresentanza e di relazione con i cittadini devi sempre chiederti su sei organizzato, su come svolgi la tua funzione, e se è adatta al momento”.

SMART NATION
Dal palco del Festival Di Maio invita a non avere paura di perdere posti di lavoro: “Al di là di quello che vogliamo sta arrivando un nuovo mondo del lavoro: oggi sta arrivando la ‘Smart Nation’, un nuovo modello di Paese in cui i lavori si trasformano”, ha spiegato, citando i dati di una ricerca secondo la quale “da qui al 2025 il 50% dei lavori saranno legati al settore creativo, mentre il 60% di quelli che conosciamo oggi si trasformerà o sparirà. Il settore creativo è legato al turismo, alla cultura e alle nuove tecnologie”.

• INTERNET, FABBRICA DI OCCUPAZIONE
Un ruolo fondamentale, secondo Di Maio, è quello di Internet che “è la più grande fabbrica di posti di lavoro. Se avessimo aumentato del 35% gli investimenti su Internet avremmo il 5% di disoccupazione giovanile in meno. Se avessimo la diffusione Internet dell’Olanda ora avremmo 270mila nuovi posti di lavoro”. Quindi fornisce la soluzione per combattere la disoccupazione: “Per avere un processo di recupero posti di lavoro vanno fatti investimenti in tecnologia”.

• COSTO DEL LAVORO
Per quanto riguarda, poi, il costo del lavoro, il candidato premier 5 Stelle è convinto che “abbiamo bisogno di una manovra shock, dobbiamo dare possibilità alle imprese e studi professionali di assumere per far riprendere l’economia e ridare gettito allo stato: così si può pagare il debito e si possono fare ulteriori investimenti sull’abbassamento del costo di lavoro”. “Facciamo un po’ di deficit produttivo: investiamo nell’abbassamento del costo del lavoro, investiamo nei settori ad alto moltiplicatore è così rimetteremo in moto l’economia”, ha aggiunto il vicepresidente della Camera.

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