Xylella, nuovi studi su un ulivo nato dalla legna da ardere

Puglia

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La pianta rigogliosa si trova nella zona di Ugento in un campo varietale ormai completamente secco

LECCE – È nata da un tronco di legna d’ulivo da ardere, la pianta che, stando alle prime osservazioni degli esperti, potrebbe andare a ingrossare l’elenco delle cultivar resistenti alla xylella fastidiosa. Almeno, questo è quello che mostra il campo – nella zona infetta di Ugento – nel quale tra i diversi alberi ormai sotto scacco dell’epidemia, spiccano i tre ulivi di questa varietà rigogliosa e dal fogliame molto verde.

La scoperta è di due giorni fa, come racconta l’imprenditore olivicolo Giovanni Melcarne, presidente del Consorzio Olio Dop di Terra D’Otranto, che da tempo ha avviato una sperimentazione di nuove specie. In questo caso, si tratta di una cultivar che non presenta alcun sintomo legato alla batteriosi, pur trovandosi in un campo varietale con alberi interamente colpiti dall’epidemia. I ricercatori hanno già fatto i prelievi e per i prossimi giorni è atteso il responso. Si spera possa essere positivo, perché in questo caso si amplierebbe la gamma delle cultivar da impiantare nel momento in cui dovesse arrivare l’ok dall’Europa.

A piantare l’ulivo è stato, qualche tempo fa, un commerciante di legna per camini, originario di Ugento. In pratica è successo questo: l’uomo nel fare a pezzi i tronchi interi provenienti sicuramente dalla Calabria, regione in cui era solito servirsi, ha preservato, piantandole, alcune radici di questi alberi destinati a legna da ardere. Il risultato è stato che l’insieme di quelle radici salvate dalla distruzione oggi è diventato un campo collezione multivarietale in una zona con forte pressione di inoculo da xylella. Tra le diverse cultivar ne spicca una – tre piante in tutto – senza sintomi, a differenza del resto del campo completamente sotto scacco della malattia. Piante che hanno già prodotto i primi frutti e che, se le analisi dovessero confermare la loro resistenza al batterio, aprirebbero nuove frontiere rispetto alla cultivar da utilizzare per il reimpianto.

Ad oggi sono solo due quelle certificate dai ricercatori, dopo diverse analisi e studi: il leccino e la fs-17, meglio conosciuta come “favolosa”. «Un agricoltore mi ha segnalato questa varietà e ieri (domenica per chi legge, ndr) siamo andati a visitare il campo, che ospita 10-12 specie, dove ci sono alberi con disseccamenti importanti – spiega Melcarne – mentre c’è una sola cultivar che invece non mostra alcun sintomo. Stiamo in attesa delle analisi, che arriveranno tra domani (oggi per chi legge, ndr) e dopodomani, per avere delle certezze, in quanto la pianta, pur non presentando alcun sintomo di quelli legati alla batteriosi, potrebbe essere lo stesso infetta. Per questo è meglio essere prudenti».

Secondo quanto sottolinea Melcarne potrebbe trattarsi, con buona approssimazione, della varietà conosciuta come la “Grossa di Cassano”, presente in provincia di Cosenza nella piana di Sibari (Cassano e comuni limitrofi) e nella adiacente fascia collinare pre-pollinica. «Non appena avremo i risultati delle analisi, se si tratta di una pianta che dà segnali di speranza riguardo la resistenza alla xylella – aggiunge Melcarne – poi si dovranno fare approfondimenti genetici, e quindi si saprà esattamente di che varietà si tratta». La speranza è che i prelievi possano confermare la resistenza al batterio, in modo che anche questa cultivar possa entrare a pieno titolo nella lista degli ulivi che possono essere reimpiantati.

Il divieto di impianto – introdotto con la Decisione di esecuzione europea, numero 789, del maggio 2017 – dovrebbe essere cancellato nella prossima seduta del Comitato fitosanitario permanente europeo, in programma per il 18 e 19 ottobre prossimi. Nella seduta di settembre, infatti, pur essendo stato dato l’ok alle misure presentate dall’Italia, tra le quali, appunto, il via libera all’impianto di nuove varietà d’olivo nella zona infetta, la Commissione non arrivò al voto per via dei contrasti degli altri Stati membri su questioni come la commercializzazione delle piante suscettibili al batterio e quant’altro. Il commissario Ue alla Salute, Andriukaitis, ha spiegato che si è trattato di un impedimento tecnico che sarà sicuramente superato nella prossima seduta.

Non resta che incrociare le dita.

di Maria Claudia MINERVA (Nuovo Quotidiano di Lecce, 10.10.2017)

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