Il “British Dream” di Theresa May si trasforma in un incubo

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di Francesco Ragni

LONDRA – “Voleva offrire un sogno, invece ha vissuto un incubo. Il gioco di parole è facile ma inevitabile. È successo mercoledì 4 ottobre a Manchester, nella giornata finale della Convention Tory. Nel suo discorso di chiusura Theresa May, alla disperata ricerca di consenso interno, aveva scelto di ignorare la Brexit (sulla quale il suo governo continua a essere diviso) e di puntare tutto sul “British Dream”. Il sogno di creare un Regno Unito che funzioni per tutti, non solo per l’elite. Ma le cose sono andate nel peggior modo possibile”. A raccontarlo è Francesco Ragni nell’articolo che compare in primo piano sulla home page di LondraItalia.com, il quotidiano on line in lingua italiana che lo stesso Ragni dirige nella City.

“È stata un’ora lunghissima, sia per lei che per l’audience. Il Primo Ministro ha dovuto combattere contro una tosse incessante che le ha tolto la voce proprio quando ne aveva più bisogno e a subire l’irruzione di un intruso, il comico Simon Brodkin, che l’ha interrotta arrivando sotto il palco. Non solo, durante il discorso alcune delle lettere che componevano lo slogan della Convention (“Building a country that works for everyone”) sono cadute per terra. Il mondo della May, letteralmente, è caduto a pezzi in diretta televisiva.

La platea è stata generosa, coprendola di applausi per permetterle di ritrovare la voce e offrendole una standing ovation finale, ma gli sguardi di ministri e parlamentari erano attoniti. La leadership di May, già debole, è apparsa a molti ormai irrimediabilmente compromessa.
Tra un colpo di tosse e l’altro il Primo Ministro ha annunciato una serie di nuove politiche che strizzano l’occhio ai ceti medio-bassi, dall’introduzione di un tetto massimo per i costi di luce e gas, per contrastare i recenti aumenti, all’investimento di 2 miliardi di sterline in case popolari.

Mosse volte a riposizionare i Tories verso quel centro oggi in parte attratto e in parte spiazzato da Jeremy Corbyn. Theresa May ha promesso di cambiare la legge sui trapianti (chi non chiederà di essere escluso verrà inserito automaticamente nel registro dei donatori di organi) e di rivedere le modalità di finanziamento per gli studenti universitari.

Temi nobili, ma dei quali oggi si parla pochissimo. L’unico argomento all’ordine del giorno riguarda il futuro di May, quanto può durare (giorni? mesi?) come Primo Ministro, mentre l’agenda politica ritorna inevitabilmente a essere incentrata sulla Brexit, un argomento sul quale il calendario non offre tregua.

Il congresso di Manchester doveva servire a Theresa May per trovare tra i suoi una posizione condivisa proprio sulla Brexit e per riconfermare, almeno per qualche tempo, la sua leadership. Non è riuscita a fare nessuna delle due cose. I suoi giorni potrebbero essere contati. Per il “British Dream”, molto più probabilmente, dovremo aspettare qualcun altro”.

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