La situazione venezuelana si fa sempre più complicata. Il paese sudamericano è sempre più vicino al default e i mesi di ottobre e novembre hanno mostrato un pericoloso accumularsi di scadente per il rimborso di bond statali e delle controllate Elecar e PDSVA. Ecco una tabelle esplicativa:
Caracas ha già 589 milioni di dollari di interessi impagati, ma si tratta di valori sottoposto al “periodo di grazia” di 30 giorni , per cui non c’è ancora un default tecnico, anche se questo scatterà, temporaneamente , molto presto. Bank on America indica come probabile un default di breve termine sugli interessi che , comunque , dovrebbe essere sanato entro la fine dell’anno. Non è la prima volta che Caracas si è trovata in questa situazione , anche se precedentemente la politica internazionale ha aiutato tramite prestiti da Russia e Cina.
Questa volta però la differenza è legata al possibile default del debito PDVSA, la società petrolifera di stato, relativa alle somme scadenti domani, venerdì 27/10. I problemi sorgono prima di tutto dall’entità della cifra, 985 milioni di dollari, quindi dal fatto che questo debito e collateralizzato e privo del periodo di grazia: infatti da un lato il default scatta a sole 72 ore dal mancato pagamento dall’altro a garanzia di questo prestito vi sono le raffinerie di Houston della PDVSA con tutti gli annessi.
I titoli PDVSA sono poi esclusi dalla copertura CAC per cui il default non è arrestabile neppure con una un pagamento parziale concordato con i creditori. A completare il quadro degli orrori venezuelani possiamo aggiungere che sono emessi sotto regolazione giuridica di New York, e che a questa scadenza seguirà una di uguali dimensioni ai primi di novembre.
Insomma un gran pasticcio, di difficile soluzione senza l’intervento di una qualche potenza straniera che apra il portafoglio.