Nelle ultime settimane, i media di tutto il mondo hanno pubblicato molte opinioni su come le nuove tecnologie stanno distruggendo la politica. Nei paesi autoritari come la Cina, la paura è lo stato onnipotente di Big Brother, come nel romanzo di George Orwell, “1984”. Ma nei paesi democratici come gli Stati Uniti, c’è un’altra preoccupazione: la tecnologia rafforzerà la polarizzazione politica e sociale, e contribuirà alla diffusione della disinformazione e alla creazione di filtri ideologici chiusi (le cosiddette bolle di filtraggio), in modo tale che la situazione potrebbe essere paragonabile a quella del romanzo “Brave New World”, di Aldous Huxley, del 1932.

In realtà, pur avvicinando la democrazia e la dittatura, le nuove tecnologie rendono impossibili le previsioni anti-utopiche; anche se ciò non significa che non ci sia nulla da temere.
La maggior parte delle segnalazioni che ci sono arrivate dal XIX Congresso del Partito comunista cinese (PCC) sono concentrate sul tema del consolidamento del potere del presidente Xi Jinping. Gli esperti avvertono che sta creando un’epoca di dittatura delle informazioni in cui la tecnologia lo aiuta a rafforzare il suo potere, anche se in precedenza ci si aspettava che, al contrario, portasse la libertà ai 1,4 miliardi di cittadini cinesi. Internet fornisce al governo del paese informazioni molto dettagliate sulle necessità, gli stati d’animo e le aspirazioni del cinese ordinario, consentendo così alla leadership del paese di prevenire il malcontento. In altre parole, per mantenere la stabilità, non viene usata la forza cruda, ma i “Big Data”.

I dati sono veramente “immensi”. Più di 170 milioni di telecamere di sorveglianza con inserita la funzione di riconoscimento visiva tracciano ogni passo dei cittadini. I sistemi di sicurezza con l’intelligenza artificiale sono in grado di rilevare i sospetti criminali quando vanno in bicicletta attorno ad uno stagno o comprano i gnocchi da un rivenditore per la strada, e subito avvertono la polizia. Queste telecamere riempiono i database delle banche cinesi per i “crediti sociali”, accumulano i dati nei dossier per valutare lo spessore di credito del cliente, le preferenze dei consumatori e l’affidabilità complessiva della popolazione.

Inoltre, PCC utilizza le tecnologie per gestire le fasce di partito, in particolare, sono state create dozzine di applicazioni mobili per la comunicazione tra i membri del partito. Ma allo stesso tempo, costringendo tutte le aziende tecnologiche a distribuire i loro server all’interno della Cina, ha bloccato gli elementi tecnologici che espandono i diritti delle persone: il paese ha realmente costruito una censura al suo interno.

L’impatto della tecnologia sulla politica statunitense è ancora più pronunciato, ma viene analizzato in termini di mercato e non di stato. La storia più importante è quella sul ruolo delle “notizie false” nelle elezioni presidenziali dello scorso anno. Facebook ha ammesso che 126 milioni di americani “potrebbero aver visto false notizie durante la campagna elettorale”.

Il procuratore speciale Robert Mueller, che conduce l’indagine su un possibile coordinamento segreto tra la sede elettorale del presidente americano Donald Trump e la Russia per intervenire nelle elezioni del 2016, ha recentemente addebitato all’ex capo della campagna elettorale, Paul Manafort, 12 imputazioni per atti compiuti prima dell’inizio della campagna. Tra queste accuse c’è anche quella di “cospirazione contro gli Stati Uniti”. E il consigliere di politica estera di Trump, George Papadopoulos, è stato accusato d’aver mentito all’FBI riguardo ai suoi incontri con individui strettamente associati alle autorità russe durante la campagna elettorale. Tuttavia, egli si è già dichiarato colpevole ed ha collaborato con l’inchiesta.

Però, oltre a questi sensazionali eventi, c’è un problema più profondo: la capacità delle aziende tecnologiche a controllare le informazioni che riceve la popolazione. Cioè gli algoritmi segreti delle principali compagnie tecnologiche (Big Tech) determinano il modo in cui percepiamo il mondo, così che per le persone sta diventando sempre più difficile scegliere da sé gli scopi del proprio agire e pensare, e questo è ciò che i filosofi definiscono un aspetto fondamentale del libero arbitrio.

Le grandi aziende tecnologiche, il cui valore supera il PIL di alcuni paesi, tendono a massimizzare i profitti, piuttosto che far aumentare i benefici sociali. Ma in un’era in cui l’attenzione per le persone diventa più preziosa del denaro, le conseguenze delle loro decisioni si rivelano molto allargate. Dzheyms Uilyams, un ingegnere di Google, che ha disertato il lavoro accademico, sostiene che con l’era digitale per la nostra mente sia iniziata una forte concorrenza, e poche persone hanno beneficiato di questo in un modo tanto chiaro quanto lo ha fatto Trump: in Internet è diventato lo stesso uomo che per la televisione è stato Ronald Reagan.

Nel frattempo, l’impatto della tecnologia sulla politica è relativamente indipendente dal tipo di regime. La tecnologia sfoca la comoda distinzione tra società aperte e chiuse, fra economie pianificate e libere, in modo che, in ultima analisi, nessuno di questi fenomeni non può più esistere nella sua forma ideale.
Grazie alle informazioni di Edward Snowden, sul colossale sistema di sorveglianza statale nell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Nazionale, è divenuto evidente anche il desiderio dello Stato di conoscere tutto, e ciò non è limitato alla sola Cina. Al contrario, per la sicurezza nazionale degli USA questa è l’idea centrale.

Nel frattempo, in Cina la situazione si sta sviluppando nella direzione opposta. Sì, le autorità cinesi fanno pressioni sulle più grandi aziende tecnologiche chiedendo l’accesso diretto all’adozione di decisioni aziendali, nonché ai loro dati; ma allo stesso tempo, Internet sta cambiando la stessa natura della politica e dell’economia cinese costringendole a rispondere più sensibilmente alle esigenze dei consumatori.

Ad esempio, un mio amico, che ha lavorato nel sistema di ricerca cinese Baidu, mi ha spiegato durante un incontro, come questa società ha cercato di migliorare la qualità della censura dei consumatori: “sono state testate varie forme di censura per identificare quale di loro gode della maggior preferenza tra le persone”. Jack Ma del techno-gigante Alibaba, ritiene che la Cina possa utilizzare i “Big Data” per pianificare delle decisioni governative idealmente calibrate, che le consentiranno di sconfiggere i paesi con le economie libere. Nei prossimi decenni, crede Ma, “l’economia pianificata aumenterà”.

Nell’era digitale, il pericolo maggiore non è che le tecnologie accentuino sempre di più la differenza tra le società libere e quelle autoritarie. Il pericolo è che i peggiori timori sia di Orwell che di Huxley si manifestino nei sistemi di entrambi i tipi, creando un nuovo tipo di anti-utopia. Quando vengono soddisfatti molti dei desideri più profondi dei cittadini, questi possono subire l’illusione della libertà e del godimento dei diritti. Ma in realtà, tutta la loro vita, tutte le informazioni che consumano e ogni scelta che fanno sarà determinata da algoritmi e piattaforme controllate da élite aziendali e statali che non hanno nessuna responsabilità.