Il fenomeno YouTube, il modello italiano, la crisi economica e la televisione negli anni ’90

Scienza & Tecnologia

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YouTube sta diventando un fenomeno di massa ed i canali italiani presentano grosse differenze con i loro competitor stranieri.

Bisogna innanzitutto far luce sui numeri, ovvero le visualizzazioni medie di un/una Youtuber nostrano/a. 25.000 sono dunque le view per un utente di medio raggio. Una cifra piuttosto bassa se si pensa ai 4 milioni di visualizzazioni raggiunte dalle controparti straniere.

Dove sbagliano i nostri Youtuber?

In primis bisogna tenere conto del fattore linguistico, essendo l’inglese la lingua franca di questo periodo storico, un utente che si esprima in tale lingua avrà un raggio di azione ed un target maggiore. La nostra romanza e sintatticamente perfetta lingua italiana, essendo parlata quasi ed esclusivamente nei confini della nostra penisola, fa fatica a raggiungere visualizzazioni più alte di quelle precedentemente citate. Inoltre, i nostri utenti sembrano riciclare usi e costumi delle vecchie trasmissioni in voga negli anni ’90, non curando l’aspetto di editing ed innovazione dei contenuti.

Potrebbero essere definiti talking heads, ovvero teste parlanti che danno luogo ad interminabili monologhi, con un focus sulla propria vita privata.

La connessione con la vigente crisi economica è un dato che non può essere tralasciato, in quanto YouTube paga gli iscritti che producono materiale visualizzato frequentemente. Non è dunque difficile arrivare ad uno stipendio di 1000 euro.

L’opinione che vorrei muovere rispetto a questa nuova modalità di comunicazione sta nella pochezza di quello che è ad oggi YouTube Italia nel suo insieme. La piattaforma ha un potenziale di engagement molto alto, tuttavia i nostrani Youtuber non fanno altro che parlare del proprio privato, emulando il Grande Fratello e credendo di essere personaggi pubblici.

Mi chiedo se vi sia una sorta di psicopatologia dietro questi comportamenti, volti a mascherare un narcisismo rimosso.

La compagine narcisistica è sicuramente un tratto distintivo dei talking heads, poveri di argomenti ed argomentazioni fanno proseliti tra le donne annoiate creando vere e proprie guerriglie ‘retoriche’ rispetto alla posizione di un utente o di un commento.

Spostandoci negli Stati Uniti, le vlogger più seguite cadenzano e progettano i propri contenuti, solitamente sollecitano i follower ad indirizzarli/le verso le tematiche del momento. Non vi sono pettegolezzi e la professionalità viene messa in primo piano.

Di certo le nostre vlogger sentono una profonda nostalgia per quelle trasmissioni in cui si chiamava e se si prendeva la linea, a volte, si era così fortunati da vincere gettoni d’oro e vasi cinesi. Ad oggi il premio è un bonifico basato sulla mediocrità.

Rosa Fracchiolla

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