Lega fuori dalla giunta in Sicilia, lite nel centrodestra

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Salta in Sicilia il patto Berlusconi-Salvini che ha portato alla vittoria del centrodestra. La Giunta Musumeci nasce con un esponente di Fratelli d’Italia, ma senza la Lega e provoca la lite tra i possibili alleati delle Politiche. Il leghista Rizzotto all’Ars andra’ al gruppo misto e il coordinatore del Carroccio per la Sicilia attacca Meloni e La Russa: ‘Sono stati scorretti’. Salvini chiede a Fi di affrontare ‘subito’ i nodi dell’alleanza: ‘Anzitutto, stop ai candidati a capocchia…’.

Malumori in casa Lega per il mancato ingresso nella giunta di Nello Musumeci. Il partito di Salvini aveva chiesto un riconoscimento per il risultato elettorale, ma alla fine nel governo e’ entrato Sandro Pappalardo, esponente di Fratelli d’Italia, il partito della Meloni con cui Noi con Salvini aveva fatto lista comune alle regionali, superando lo sbarramento del 5%, che ha permesso l’elezione all’Assemblea del leghista Tony Rizzotto. Il parlamentare andra’ ora al gruppo Misto.

“Usciamo da questa maggioranza politica e all’Ars andremo al gruppo Misto. Faremo un’opposizione costruttiva, valutando di volta i volta i singoli provvedimenti proposti dal Governo”. A dirlo all’Adnkronos è stato Angelo Attaguile, segretario nazionale del movimento Noi con Salvini e deputato del Carroccio, confermando, nel giorno dell’ufficializzazione della Giunta targata Musumeci che vede fuori proprio il partito di Salvini, quanto già annunciato ieri. “La nostra posizione non è contro Musumeci che abbiamo sostenuto dal primo momento – aggiunge -, ma questa ricorsa alle poltrone non ci appartiene. Fratelli d’Italia non ha rispettato i patti siglati durante la campagna elettorale. E’ un comportamento da vecchia politica inconciliabile con noi”. Secondo la Lega il posto in giunta era un atto dovuto dopo l’esclusione del Carroccio dal listino di Musumeci, dove, invece, aveva trovato spazio il partito della Meloni. “Ho sentito Salvini, ovviamente c’è molta amarezza – spiega – e concorda con la nostra decisione di non fare un gruppo unico con FdI, ma di andare al Misto”. A Sala d’Ercole la Lega è rappresentata da Tony Rizzotto, 36esimo deputato della maggioranza risicata di Musumeci. Una presenza che, dunque, è fondamentale per il governatore. “Con Musumeci non ci siamo sentiti nelle ultime ore – conclude Attaguile – d’altra parte non avevamo nulla da dirci, gli accordi erano tutti già stati fatti”.

Intanto il leader del Carroccio è tornato ad attaccare Silvio Berlusconi: “La decisione verrà presa dai cittadini italiani la domenica del voto. Da parte mia mi sento pronto. Ma quando sento Berlusconi che vuole coinvolgere Scelta Civica dico che non è serio. Non possiamo tirare su tutti e fare l’Arca di Noè e poi litigare il giorno dopo”. Poi l’invito a incontrarsi presto: “Tra persone ci si deve ascoltare e io non lancio candidati a capocchia per avere tre titoli sui giornali. Si stila prima il programma poi si fa la lista dei ministri. Berlusconi ha già dato la composizione del governo, un dibattito surreale, lo invito a smettere. Voglio prima il programma, nero su bianco, prima delle elezioni”.

Fratelli coltelli, o quasi. L’approdo dei sovranisti Gianni Alemanno e Francesco Storace alla corte di Matteo Salvini ha provocato una nuova frattura nella galassia degli ex di Alleanza nazionale. L’intesa politica siglata oggi dal ‘Movimento nazionale per la sovranità’ fondato dall’ex sindaco di Roma e la Lega contribuisce a incrinare i rapporti (già deteriorati) tra gli alemanniani e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e rischia di creare tensioni nella coalizione e alterare gli equilibri interni sul fianco destro. L’arrivo della componente di Alemanno e Storace, probabilmente con una lista ad hoc alle prossime politiche apparentata con il Carroccio, raccontano, avrebbe fatto arricciare il naso a più di uno tra le fila di Fdi. Il partito di Giorgia Meloni, forte anche degli ultimi sondaggi che lo danno stabilmente intorno al 6%, preferisce non commentare la notizia dell’accordo tra Salvini e i sovranisti e rivendica la sua storia e identità di destra, sottolineando che ”Alemanno e Storace non sono stati mai considerati dei nostri interlocutori”.

Caos invece in Alternativa popolare. Rumors di palazzo raccontano di un Maurizio Lupi alle corde, tirato da una parte, l’asse lombardo che vorrebbe una convergenza a destra, e dall’altra, Lorenzin, Cicchitto e Alfano che spingono per un accordo con il Pd. L’ex ministro sta proseguendo le consultazioni ma l’addio di Bruno Mancuso, siciliano e vicinissimo al ministro degli Esteri, benché annunciato ha reso ancora più calda la trattativa in vista della direzione del 4 dicembre. In Fi non escludono che a breve ci sia qualche altra fuoriuscita, che vada ad alimentare la quarta gamba.

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