Alzheimer presto curabile grazie a uno studio svizzero?

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Finora, l’Alzheimer si è dimostrata una malattia incurabile. Ma gli scienziati del Politecnico Federale di Losanna potrebbero aver trovato un modo per combatterla attraverso lo studio dei mitocondri. La ricerca su “Nature”

L’Alzheimer è la forma più grave di demenza che comporta tra gli effetti una progressiva e inesorabile perdita di memoria. Siamo più volte intervenuti per segnalare le scoperte più significative, perché restituire una speranza a tutti coloro che hanno ricevuto questa diagnosi e ai loro parenti. La malattia, in questione, com’è noto, è caratterizzata da un lento declino progressivo delle cellule nervose e dei contatti tra le stesse. Si tratta, quindi, di una patologia neurodegenerativa considerata irreversibile e per la quale allo stato non risultano cure efficaci. Almeno così è stato finora.

Ma un nuovo approccio promettente da parte dei ricercatori dell’EPFL (EPFL), il Politecnico Federale di Losanna, potrebbe cambiarlo. Nel cervello dei malati di Alzheimer ci sono tipici depositi proteici, chiamati placche amiloidi. Il quadro clinico comprende disturbi della memoria e dell’orientamento, disturbi del linguaggio, disturbi della mente e del giudizio, nonché cambiamenti di personalità. La maggior parte dei trattamenti si concentra sulla scomposizione dei depositi di proteine, ma finora senza risultati. Per questo motivo, gli scienziati hanno iniziato a cercare strategie terapeutiche alternative – una delle quali considera l’Alzheimer una forma di malattia metabolica.

Un team scientifico guidato da Johan Auwerx si è ora concentrato sul mitocondrio. È un organo cellulare che è circondato da una doppia membrana e contiene all’interno il materiale genetico. Il mitocondrio è una specie di centrale elettrica attraverso la quale le cellule vengono rigenerate. Quindi, questo organo è anche centrale nel metabolismo. In esperimenti con vermi e topi, gli scienziati hanno scoperto che l’aumento dei mitocondri può respingere specifiche proteine ​​dello stress e allo stesso tempo aiuta a ridurre la formazione di depositi proteici. Inoltre, è stata osservata una notevole normalizzazione delle funzioni cognitive nei topi. Secondo Auwerx, i risultati sono estremamente incoraggianti e sono di fondamentale importanza per ulteriori studi clinici: “Affrontare il morbo di Alzheimer attraverso i mitocondri potrebbe fare la differenza”.

L’importanza della ricerca in questione risulta evidente anche dal fatto che i risultati della ricerca sono stati pubblicati sull’autorevole rivista “Nature” .

Giovanni D’AGATA

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L’Alzheimer è la più comune causa di demenza: ne rappresenta infatti il 60% dei casi.

La malattia di Alzheimer è una patologia neurologica degenerativa che colpisce il cervello, conducendo progressivamente il malato a uno stato di totale dipendenza, creando quindi una situazione molto complessa e difficile per la famiglia che lo deve assistere.

Il progressivo invecchiamento della popolazione fa aumentare i casi di insorgenza della patologia. Gli anziani che presentano varie forme di demenza sono saliti ormai a 1,3 milioni, che rappresentano il 10% circa dei 13 milioni di ultrasessantenni del nostro Paese. Sono oltre 11mila ogni anno in Emilia-Romagna le nuove diagnosi di demenza senile – la malattia di Alzheimer è la forma più frequente – con una stima complessiva di 74mila persone malate.

Purtroppo, non sono disponibili cure farmacologiche risolutive e l’assistenza grava per l’80 % dei casi sulla famiglia che deve dedicare l’intera giornata alla gestione del malato pagando un importante prezzo sia in termini di stress psicologico che in termini economici.

Sebbene medicina e farmacologia abbiano fatto progressi, la famiglia rimane il principale e continuativo sostegno per il malato di Alzheimer. A fronte di una patologia grave, l’aiuto concreto è l’unica soluzione per il paziente e per la famiglia.

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