I grandi problemi della rete consolare italiana in Uruguay

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 di Matteo Forciniti  

MONTEVIDEO – “All’incirca il 30% della popolazione italiana in Uruguay vive nell’interno del paese. Quando si parla del problema dei servizi consolari spesso ci si dimentica la posizione di queste persone, ulteriormente penalizzate dal fatto di doversi recare a Montevideo per le diverse pratiche da realizzare. Per alcuni è un viaggio lungo di cinquecento chilometri, per i più fortunati la distanza può essere anche minore. È da qui che bisogna partire per analizzare la rete consolare italiana in Uruguay, uffici onorari che rappresentano l’immagine visibile dell’Italia e che dovrebbero in qualche modo colmare le distanze”. Così scrive Matteo Forciniti

“Fuori dalla capitale, seguendo la tendenza generale di questa nazione, i problemi sono ancora più amplificati. Per queste ragioni abbiamo deciso di dar voce a queste realtà attraverso le parole dei protagonisti per capire come stanno davvero le cose dopo le rassicurazioni ufficiali.
I loro sono tutti incarichi a titolo onorario e non prevedono, dunque, alcuna retribuzione. Il mese scorso il capo della Cancelleria consolare Antonella Vallati è intervenuta durante una seduta del Comites per denunciare la “disinformazione generale” sull’argomento responsabilizzando i cittadini e chiamando in causa anche la rete consolare dell’interno: “Purtroppo neanche loro guardano correttamente la pagina web e così si alimenta il clima di confusione. Il loro lavoro è fondamentale per istruire la popolazione dell’interno”.
La rete consolare nel paese è composta da 4 vice consolati onorari (che riuniscono più dipartimenti), 3 agenzie consolari (1 o 2 dipartimenti) e 5 corrispondenti consolari dalle singole città.

Dopo una prima puntata con le testimonianze dei corrispondenti, questa volta abbiamo dato voce alla realtà delle agenzie consolari che sono una sorta di mezzo tra i vice consolati e i corrispondenti.

RIVERA
Myrna Queirolo esercita il suo incarico da tredici anni in una zona abbastanza piccola che conta su 310 italouruguaiani. Forse proprio per questo mostra estrema tranquillità e non riscontra problemi molto particolare se non quelli già conosciuti.
“La maggior parte delle persone chiede informazioni sul procedimento per la cittadinanza ma sinceramente c’è poco lavoro. La maggior parte delle critiche riguarda il sistema degli appuntamenti on line. Chiedono a me di ottenere una data ma io non posso fare niente e li rimando alla pagina web”.
La Queirolo dice di avere una comunicazione abbastanza scarsa con l’Ambasciata per via delle dimensioni ridotte anche se -precisa- “i nostri dubbi vengono sempre chiariti via mail”.
Sul “problema della disinformazione” denunciato dalle istituzioni italiane, la rappresentate riverense risponde: “Noi non guardiamo tutti i giorni la pagina web ma comunque conosciamo le informazioni più importanti”. In base all’esperienza accumulata, crede che sia necessario “migliorare la comunicazione con il pubblico” perché “si ha la sensazione che esista un sistema troppo informatizzato e carente dell’aspetto umano che a volte è assolutamente necessario”.
C’è però un’altra richiesta che sottolinea e che va oltre l’aspetto dei servizi consolari: “Nell’interno abbiamo bisogno di maggiore aiuto economico soprattutto per alcune particolari situazioni: ad esempio per diffondere maggiormente la partecipazione elettorale dei cittadini si dovrebbe fare maggiore pubblicità”.

TACUAREMBÓ
“Nell’interno siamo completamente abbandonati”. Va subito al nocciolo della questione Marta Martinez, agente consolare per i dipartimenti di Tacuarembó e Durazno che descrive con parole semplici una realtà complessa.
“Come dappertutto anche qui la gente è arrabbiata perché non riesce a trovare date libere per gli appuntamenti. Ci dicono che va tutto bene ma non si vedono ancora miglioramenti significativi. C’è bisogno di una migliore comunicazione”.
La Martinez ha preso ufficialmente questo incarico cinque anni fa ma può contare su un’esperienza anteriore di molti anni iniziata nel 1986 come collaboratrice della rappresentanza consolare a Melo.
“Noi” -riflette dopo tutti questi anni di impegno- “siamo la faccia visibile dell’Italia ma possiamo fare poco e niente. Oltre le informazioni generali indirizziamo tutto sempre a Montevideo. Forse potremmo fare di più per migliorare il servizio e per superare il problema del poco personale”.
Come racconta la stessa interessata -ed è alquanto incredibile- l’agente consolare non conosce il numero di cittadini italiani registrati nella sua circoscrizione: “Manca un’informazione basica e ciò sorprende anche me. Tempo fa lo avevo chiesto all’Ambasciata ma non mi è mai stata data. Solo una volta mi diede il numero un patronato. Comunque lo richiederò in futuro”. In base alle informazioni raccolte da Gente d’Italia, i due dipartimenti in questione raggiungono in totale poco meno di mille cittadini equamente divisi.

SALTO
Se a Tacuarembó si ignorano i cittadini italiani a Salto va decisamente peggio. Da due anni e mezzo manca un agente consolare per sostituire Federico Vero nominato nel 2012. Questo ritardo, secondo le spiegazioni ufficiali, è dovuto ai “lunghi tempi d’attesa che richiedono sempre queste nomine”.
In ogni caso l’incarico è stato già affidato a Sergio Gabrielli e a breve dovrebbe essere ufficializzato. Superano le 2 mila unità i cittadini italouruguaiani residenti a Salto. A ciò si devono aggiungere i 215 di Artigas dove c’è anche un corrispondente consolare.
“Nel periodo di maggiore attività” -ricorda Vero, nominato a soli ventisei anni- “ricevevo mediamente tra le dieci e le quindici domande a settimane per informazioni. Nell’ultimo periodo ho continuato a rispondere via mail alle richieste che arrivavano”.

Prenotazioni on line e distanza sono i due principali problemi segnalati a Salto: “Perdere un giorno di lavoro per venire a Montevideo a volte risulta difficile. Forse si potrebbero dare maggiori poteri ai consoli onorari ma non so sinceramente fino a che punto questo sia possibile”.

Un’altra soluzione del tutto originale è quella di “introdurre in Uruguay soluzioni itineranti seguendo l’esempio del Brasile dove le macchine per stampare i passaporti vengono trasportate da uno stato a un altro”.
Altra questione molto importante che si sente ripetere spesso anche nella capitale è il ricevimento verso il pubblico più anziano che non possiede le competenze informatiche necessarie per poter usufruire dei servizi: “Hanno bisogno di un trattamento speciale ma ritorniamo sempre alla questione di fondo. Occorre un aumento di personale per poter rispondere alle richieste di una collettività molto numerosa””. 

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