Stalking: “Non chiudersi nelle proprie paure”. Intervista al nostro esperto Antonio Russo

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Pubblichiamo l’intervista realizzata da Francesco Ciano al dr. Antonio Russo, curatore della Rubrica Stalking e Violenza del Corriere Nazionale e autore del libroStop allo stalking. Come difendersi“.

Una piacevole chiacchierata in cui Antonio Russo presenta il suo libro, racconta aneddoti legati alla sua vita personale e professionale, i consigli alle donne vittime di stalking, i progetti futuri con la pubblicazione di un altro libro e la sua proposta di modifica alla legge del 2009.

“Ciao Antonio parlaci un pò di te. 

Sono nato a Tricase nel leccese nel 1970, Sottufficiale dei Carabinieri fino al 2013. Nel corso della mia esperienza lavorativa all’interno dell’Arma dei Carabinieri, ho avuto modo di toccare con mano, durante la mia attività, le furberie e la crudeltà dei persecutori e il male subito dalle vittime. Con la mia sensibilità, fin dal 2009, anno in cui è entrata in vigore la legge sullo stalking, ho subito compreso che proprio quella legge era di difficile applicazione; che il tentativo di difendere le vittime e di individuare senza alcun dubbio lo stalker era difficile e a volte, tardivoProprio le difficoltà nell’applicare la legge e, nel difendere la vittima, ho accresciuto il desiderio di prepararmi sul tema dello stalking, di seguire dei corsi sugli atti violenti, nonché di far parte di associazioni, e di scrivere il libro “Stop allostalking. Come difendersi”. Sono anche presidente onorario di alcune associazioni, ho una mia pagina su Facebook in cui parlo di stalking, faccio parte di tantissimi gruppi che si occupano della tematica, curo la rubrica “Violenza e Stalking” per il quotidiano online Il Corriere Nazionale, proprio per cercare di dare un modesto aiuto di informazione e prevenzione.

Qual è la tua opinione sull’attuale legge contro lo stalking e sul femminicidio?

Nel corso della mia esperienza lavorativa ho seguito tantissimi casi sia di maltrattamenti in famiglia che di stalking, ma purtroppo sono più i casi con esiti negativi che positivi, per via della difficoltà nell’applicare la legge, per via della lentezza burocratica, per via della non applicazione della legge.

Non dimentichiamo che, la violenza domestica avviene tra le quattro mura di casa, ed è ”invisibile”. Sebbene ci sia un aumento significativo delle denunce per stalking (molte sono comunque le vittime che non denunciano), i casi di femminicidio sono ancora troppi, non dimenticando che deteniamo pur sempre un record europeo, in senso negativo. “Sicuramente il termine coniato impropriamente con la parola Femminicidio, per sottolineare l’omicidio di una donna, non fa altro che evidenziare la differenza tra uomo e donna, quando è pur sempre un Omicidio, un omicidio di una persona, sia che esso sia uomo che donna.”

Le vittime di violenza familiare o di stalker spesso non denunciano per paura, perché economicamente non autonome, perché non hanno la certezza di essere protette e quindi si chiudono nel loro mondo. Le domande che più spesso mi sono sentito porgere da vittime di maltrattamenti sono: cosa accade dopo la denuncia? Chi mi proteggerà? Da chi sarò seguita? E spesso le forze dell’ordine non hanno modo di rispondere con le certezze che queste donne vogliono”

Contattato da diverse vittime di stalking sparse in tutta Italia, attraverso il canale Facebook e poi telefonicamente, ho ascoltato tante storie, tutte diverse tra loro ma dalle quali traspariva la mancanza di informazione, la lentezza della burocrazia italiana, la mancanza di un sostegno morale ed economico, la mancanza di aiuto psicologico, l’abbandono totale dello Stato una volta formalizzata la denuncia contro lo stalker (solitamente ex marito, ex fidanzato, ex partner), la mancanza di controllo dello stalker una volta ammonito, la non applicazione della Legge e del codice penale”, una volta ascoltata la storia cerco di trasmettere alla vittima gli strumenti che ha a disposizione per difendersi e uscire dall’incubo della violenza.

Quali sono le regole a cui devono attenersi le vittime di atti persecutori?

Ci sono delle regole a cui le vittime di atti persecutori devono attenersi per ridurre al minimo il rischio per la propria incolumità – dice l’autore del libro – evitare tutti i contatti con lo stalker, punto di partenza fondamentale; NON chiudersi in sé stessi, ma parlare con i familiari, con gli amici, con un conoscente, con chiunque, con le associazioni, con le forze dell’ordine per non cadere nel senso di paura e di ansia che pietrifica e non fa ragionare. Le vittime devono mostrarsi ferme nella propria decisione di chiudere la relazione, non mostrando alcun dubbio in merito; devono inoltre conservare le prove di ogni contatto con lo stalker, documentare ogni forma di comunicazione su un diario personale o su un’agenda, conservare tutte le prove, non dimenticare alcuna minaccia scritta o verbale, non distruggere, in un momento di sconforto, i nastri della segreteria telefonica, i biglietti, le lettere, le e-mail o i regali, gli sms. Le e-mail andrebbero stampate e copiate sul disco fisso, le telefonate andrebbero registrate per giorno e per ora. E’ necessario tenere una documentazione di tutti gli episodi avvenuti, specificando cosa è successo (gli episodi specifici), quando (ora, giorno e data) e dove; portare con sé un telefono cellulare, utilizzando la funzione chiamate rapide o chiamate vocali per contattare un sistema di allarme personale o un sistema di videosorveglianza; cambiare spesso il percorso per andare a casa, al lavoro o a scuola; seguire tutti i piani di sicurezza che si ritengono più opportuni per salvaguardare la propria incolumità. E infine: NON accettare MAI l’invito all’ultimo appuntamento di “riconciliazione”.

Secondo te qual è il punto fondamentale per aiutare le donne vittime di violenza?

Nel mio libro si trovano le informazioni e i suggerimenti che possono essere di grande aiuto alle donne vittime di violenza ma insisto su un punto fondamentale: non chiudersi nelle proprie paure ma “cercare l’aiuto delle autorità, informare le autorità di polizia locale, presentare denuncia se gli episodi dovessero continuare, chiedere una consulenza legale, informarsi sui vari gruppi che forniscono consulenza, supporto o aiuto e rivolgersi alle associazioni anti-stalking per un apporto psicologico e legale”.

Se non si vuole presentare denuncia/querela ci si può rivolgere alle strutture/sportelli antistalking che hanno adottato svariate iniziative, in un lavoro di “rete” utile per la protezione di chi subisce violenze, aggressioni o stalking, con aiuto di consulenti, psicologo, medico, avvocato, nonché presentare Istanza di Ammonimento al Questore”. Ho studiando bene molti casi di stalking e sono arrivato alla conclusione che “non servono leggi più severe ma l’applicazione delle stesse. Io applicandola, studiandola e confrontandomi con tantissime vittime di stalking, ho modificato e integrato la legge sullo stalking, cercando di portarla all’attenzione degli organi competenti per intervenire nelle lacune presenti. Nella consapevolezza che uniti in un’unica rete possiamo combattere questa piaga, sensibilizzando l’opinione pubblica, lo Stato, le istituzioni, la società tutta, mi auguro che la mia modifica di legge possa essere messa in atto”.

Quando avremo il piacere di averti a Torino?

Il volume “Stop allo Stalking” sarà presentato anche a Torino e a breve sarà pubblicato il mio secondo libro “La Gabbia, Stalking” un titolo singolare che racchiude la parola stalking.

Grazie Antonio e in bocca al lupo per questa bella iniziativa”.

Intervista realizzata da Francesco Ciano, da Torino, specializzato da oltre 20 anni in Sistemi di Sicurezza e titolare di Più Sicurezza s.r.l. Dopo aver sentito migliaia di notizie di donne che vengono perseguitate e subiscono violenze ho creato il primo sistema che le proteggere dallo Stalker all’interno della propria abitazione.

 

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