Pensieri dopo aver letto “La Chiesa e la contaminazione omosessuale”

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Si tratta di un lungo articolo, a firma di don Paolo Cugini. quasi un breve saggio, pubblicato da Adista,  e che leggo sul blog “Come Gesù” del prete e scrittore Mauro Leonardi. Trascrivo alcune righe prese qua e là dalle “Riflessioni conclusive”:  “Ho riportato gli studi di Migliorini, Forcades e Piana sul dibattito Chiesa e omosessualità per mostrare gli sforzi che la teologia sta compiendo nella direzione dell’ascolto della realtà delle persone omosessuali.

Si potrebbero sintetizzare questi tre contributi richiamando uno dei principi cardini del magistero di papa Francesco, espressi nell’Evangelii gaudium: la realtà è più importante dell’idea… I lavori proposti, che rappresentano solamente un piccolo contributo di quel mare di studi che da varie parti del pianeta si sta producendo sul tema, ci offrono alcuni spunti significativi per comprendere in che modo la questione omosessuale stia contaminando in modo positivo la Chiesa anche se quest’ultima sta ancora resistendo…  La società occidentale sta camminando nel riconoscimento delle persone omosessuali, come nel riconoscimento delle diversità. Mi sembra questo uno degli aspetti più significativi che caratterizzano la cultura nella quale viviamo, che da secoli si alimenta di valori cristiani: fraternità, solidarietà, uguaglianza, democrazie.

Per quanto riguarda il cammino delle Chiese cristiane, alcune di loro si sono già espresse positivamente nei confronti delle persone omosessuali. La Chiesa valdese, ad esempio, ha da anni elaborato un testo per la benedizione delle coppie omosessuali. La Chiesa cattolica è quella che sta facendo più fatica in questo cammino… Ancora una volta papa Francesco, in questo cammino, ci è di grande aiuto e stimolo quando c’insegna a porre al centro la dignità della persona umana concreta, che va accolta come dono di Dio, qualsiasi sia la sua condizione sociale, politica o religiosa”.

Fiumi di parole, che ben vengano ovviamente, fiumi di parole, un “mare di studi da varie parti del pianeta”, per dimostrare che cosa? Ciò che il buon senso, la ragione, il senso della giustizia mi suggerivano ben diciotto anni fa quando ebbi a scrivere la prima lettera a favore delle persone omosessuali. La pubblicò il quotidiano Liberazione il 12 febbraio del 2000. Fiumi di parole per dimostrare ciò che il buon senso suggerirebbe a chiunque non avesse la ragione offuscata da pregiudizi. Fiumi di parole, un mare di studi, per dimostrare che l’amore tra persone dello stesso sesso non può essere un male, non può essere peccato.

Questo il mio primo pensiero dopo aver letto l’articolo.

Mi sono poi ricordato di un breve scritto che mi pubblicò “Affaritaliani” nell’ottobre del 2013. Il titolo: Il matrimonio tra omosessuali è un sacramento?”. Il testo: “Il Codice di Diritto Canonico afferma che l’atto che costituisce il matrimonio è il consenso (can. 1057 § 1). Secondo la Chiesa il sacramento del matrimonio è una realtà che già esiste nella economia della Creazione. Al n. 48 della Gaudium et spes: “L’intima comunione di vita e di amore coniugale, fondata dal Creatore…è stabilita dal patto coniugale…Dio stesso è l’autore del matrimonio”. E al n. 50: “Il matrimonio, tuttavia, non è stato istituito soltanto per la procreazione…E perciò anche se la prole…non c’è, il matrimonio…conserva il suo valore”. Il sacramento del matrimonio, dunque, è una realtà che esiste anche nel caso in cui gli sposi non possono procreare. Infatti, possono sposarsi in Chiesa anche coppie in età non più fertile. Alla luce di quanto esposto, anche il matrimonio di coppie omosessuali, “intima comunione di vita e di amore”, dovrebbe essere costituito dal consenso, ed essere sacramento già esistente. Obiezione: quello degli omosessuali non è un matrimonio naturale. E in base a quale criterio si stabilisce ciò? Per il solo motivo che la loro unione non è aperta alla procreazione? Ma neppure quella delle coppie la cui sposa non è più in età fertile è aperta alla procreazione”. 

Mi sembrava un po’ una provocazione, quasi uno scherzo. Forse adesso un po’ meno leggendo queste parole di don Paolo Cugini: “Secondo Damiano Migliorini, riconoscere le unioni di persone omosessuali sarebbe anche un segnale positivo per i giovani adolescenti omosessuali, che percepirebbero la possibilità di vivere seriamente una futura relazione con un partner, uscendo dai torbidi e negativi cammini delle forme discriminatorie. L’autore si chiede se sarebbe possibile arrivare non solo a celebrazioni civili di persone omosessuali, ma anche a matrimoni religiosi, benedicendo davanti a Dio questo tipo di relazioni”.

Credo sia questione di tempo, questione di fiumi di parole ancora, poi anche la Chiesa che resiste, cederà, capirà, e si deciderà finalmente ad eliminare dal Catechismo i pessimi paragrafi dedicati al termine “omosessualità”. Magari coglierà l’occasione per inserirvi il termine “pedofilia” che è del tutto assente.

Renato Pierri 

P.S. In realtà, io non credo che possa essere considerato un sacramento neppure il matrimonio tra persone eterosessuali. Del resto, non lo consideravano tale neppure i primi cristiani. 

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