Utopia – Il naufragio della speranza

Teocrazia e Cristianità oltre Tevere

Di

Molto più di un libro

Si è svolta presso il Circolo Unione di Lucera, il 3 febbraio alle ore 18:00, la presentazione del racconto storico del giornalista Duilio Paiano a cura dell’ Associazione culturale Daunia&Sannio del presidente Pasquale Frisi.

Paiano ha svolto incarichi di rilievo nel mondo dell’informazioni per anni: è stato direttore responsabile di Teleradioerre, caporedattore del Giornale d’Italia per la provincia di Foggia, redattore del quotidiano Puglia, direttore responsabile di periodici culturali; attualmente dirige il Provinciale e il Rosone.

Edizione del Rosone di Foggia, Utopia è il titolo della pubblicazione, dal nome della nave affondata nella rada di Gibilterra nel 1891, trenta anni dopo l’Unità d’Italia. Durante uno dei tanti viaggi della speranza, in cui si avventuravano, in condizioni disumane i nostri padri, migranti di quell’epoca, si verificò la tragedia.

Utopia, introdotto dal prof. Augusto Maistri, University of Louisville – USA, è un omaggio alla memoria, per un dramma dimenticato e per le centinaia di vittime italiane, quasi tutte del centro sud, rimaste senza giustizia.

Il giornalista Paiano, nato nel Salento ma residente a Foggia da oltre quarant’anni, è da sempre uno scrittore sensibile a tematiche di rilievo storico, sociale e culturale, con numerose pubblicazioni al suo attivo, già cittadino onorario di Faeto dal 2011, uno dei piccoli paesi dei Monti Dauni che ha pagato il suo tributo di vittime in questa tragedia, rimasta sommersa per oltre un secolo. Forse la ricerca del nostro Autore e il conseguente scandagliare tra gli archivi, l’ascolto delle testimonianze dei sopravvissuti – nove faetani – è stata stimolata dall’amore per il territorio, per la gente, a cui si sente particolarmente legato, o forse semplicemente per un senso etico di giustizia, per onorare “i persi e dimenticati”, restituire loro la dignità di persone, in cerca del sogno di una vita migliore e del lavoro come fonte di sostentamento, o fors’anche per l’amore verso la conoscenza che arricchisce il nostro sapere e magari smussa le spigolature delle nostre coscienze.

Riportare alla luce l’avvenimento del 17 maggio del 1891 è un atto di generosità e umanità, traslata nella stesura di un volume, in cui la scrittura, in questo caso, assolve alla sua nobile funzione di intermediaria del sapere.

Delle oltre ottocento anime, imbarcate a Napoli per raggiungere il porto di New York, ne sono morte i due terzi, 18 delle quali di Faeto (Daunia). In circa venti minuti – tanto è durato l’affondamento della nave – i destini di 576 italiani, sono stati devastati e sommersi per sempre.

Riportarne in vita la memoria è riconsegnarli ai loro cari e alla terra, che non ebbe abbastanza risorse e forze per trattenerli con sé e ne pianse la scomparsa, in solitudine.

E a tale proposito, di grande interesse è stata la conferenza-dibattito, sulle migrazioni di ieri e di oggi, tenutasi durante la serata – non poteva essere diversamente, visto il contenuto del libro –  in cui sono interventi, successivamente all’introduzione e ai saluti del presidente Frisi,  Antonio Monaco giornalista della Gazzetta; Michele Galante presidente Fondazione Soccio; Giuseppe Trincucci storico ( per l’occasione anche in veste di moderatore); Falina Martino Marasca editrice; Domenico Rizzi presidente Arci Foggia, con intervento finale della giovane giornalista Leonarda Girardi.
Esposizioni di grande impatto emotivo e argomentazioni che hanno messo a confronto culture, epoche e contesto sociale, hanno tenuto i presenti inchiodati all’ascolto, sottolineando i corsi e ricorsi storici in cui, cambiano le genti, le situazioni, i luoghi e i paradisi sognati, ma non cambiano le modalità, così come non cambia la maniera di morire.

Conoscere la storia è imparare a comprendere, è rifarsi al concetto di “alterità” che ci vede tutti appartenenti a un’unica razza, umana (diversa dalle etnie che ne differenziano l’appartenenza); conoscere è imparare ad amare, perché si ha paura di ciò che ci è sconosciuto. Partire dalla rielaborazione del concetto dell’Altro visto come diversità, rieducarci all’amore per il prossimo come negli insegnamenti originari di “ogni” principio religioso (e sottolineo “ogni”).

Cercare punti di contatto, presume l’inizio di un processo di comprensione, di tolleranza, in cui superare odio e violenza a partire dalla memoria collettiva, dal proprio dolore, dalla propria storia e allo stesso tempo dal dolore e dal vissuto di altri popoli. Superare il concetto di etnocentria per non sentirsi solo parte del proprio gruppo di appartenenza.

Il nemico è la paura. Si pensa che sia l’odio; ma è la paura (Gandhi)

Che la lettura di Utopia, possa in qualche maniera accompagnarci in questo cammino di comprensione e interazione umana.

“Fummo la sabbia tra le mani esperte/e un soffio caldo ci alitò nel petto/fummo scolpiti, amati e ripudiati/non imparammo mai del nostro errare/Siamo il pensiero che si schianta al suolo” (M.T. Infante)

È desiderio dell’ass. culturale Daunia&Sannio e dell’autore Duilio Paiano ringraziare i relatori, che hanno interpretato la tematica in maniera approfondita, circostanziando la inequivocabile relazione esistente tra la emigrazione di ieri e quella di oggi; i giovani talenti musicali che ci hanno deliziato con le loro interpretazioni; il numerosissimo pubblico, che ha dimostrato un’attenzione e una partecipazione al di sopra di ogni aspettativa; a quanti hanno permesso la realizzazione della manifestazione.


Maria Teresa Infante

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