Fratelli d’Italia incontra i sindacati di Polizia

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TRIESTE – «Pene certe e revisione del reato di tortura». Scoccimarro: «Militari a presidiare i luoghi sensibili»

«Tra i 15 punti del programma di Fratelli d’Italia c’è proprio quello che riguarda le forze dell’ordine. Al di là del ritorno economico imbarazzante da aumentare e le dotazioni da migliorare, per noi è molto importante la revisione del reato di tortura, mentre siamo per inasprire le pene verso chi aggredisce gli operatori delle forze dell’ordine».

In occasione della giornata della campagna elettorale che Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni hanno voluto dedicare alle forze dell’ordine, il coordinatore regionale e capolista al Senato Fabio Scoccimarro ha incontrato questa mattina due rappresentanti di altrettante sigle sindacali della Polizia a Trieste, insieme all’ex agente e sindacalista Sap – anche lui candidato al Senato – Salvatore Porro, la candidata alla Camera Nicole Matteoni e il segretario provinciale Claudio Giacomelli. Ad ascoltare e a proporre le proprie idee in qualità di addetti ai lavori c’erano Edoardo Alessio, segretario provinciale Ugl-Fsp Polizia, e Lorenzo Tamaro, segretario provinciale del Sap.

«Da garantire poi la certezza della pena, perché è svilente mettere in carcere qualcuno per poi trovarselo il giorno dopo in caserma com’è successo a dei Carabinieri che avevano arrestato dei ladri che avevano a bordo del furgone scooter rubati; bene il giorno dopo questi si sono presentati per chiedere indietro il furgone posto sotto sequestro – ha ricordato un aneddoto Scoccimarro -. Per garantire la certezza della pena poi c’è bisogno di riformare le carceri, anche crearne delle nuove se serve, ma è necessario poi che gli stranieri scontino le pene nei loro paesi di origine». Sempre sulle carceri Scoccimarro ha voluto sottolineare «l’importanza di tutelare i detenuti, ma soprattutto gli operatori della Polizia Penitenziaria che lavorano in condizioni critiche».

Quanto alla sicurezza interna, Scoccimarro ha presentato la sua idea di «utilizzare i militari come il nostro ottimo Piemonte Cavalleria per presidiare piazze e luoghi sensibili (come la sinagoga) così da liberare gli agenti per altri servizi al cittadino».

Claudio Giacomelli ha ricordato poi come «l’impegno già annunciato di Giorgia Meloni sia tra gli altri quello di destinare il 50% dei ricavi dei proventi dei beni confiscati alla mafia vengono destinati alle forze dell’ordine per l’acquisto di equipaggiamenti e mezzi adeguati».

«I rappresentanti dei sindacati ci hanno raccontato dei gravi problemi che le nostre forze dell’ordine devono affrontare ogni giorno: dalla mancanza di attrezzature e divise all’irrisorio aumento di 45 euro nello stipendio voluto e celebrato da Renzi come fosse una vittoria invece di ammettere che si tratta di una vergogna. Un’ingiustizia per le nostre forze dell’ordine che rischiano la vita e che sono a disposizione degli italiani ogni giorno dell’anno. Personalmente – ha dichiarato a margine dell’incontro Nicole Matteoni – ho un rispetto enorme per le nostre forze dell’ordine e per la polizia di stato e il mio grazie per il loro lavoro sento che non sarà mai sufficiente. Il mio impegno e quello di tutti i futuri deputati e senatori di Fratelli d’Italia sarà indirizzato a dare alle nostre forze dell’ordine tutto il necessario, sentiti i sindacati e le associazioni, per affrontare il loro duro compito».

Il sindacalista Edoardo Alessio ha chiesto poi l’impegno a «portare aventi il reato di terrorismo di piazza perchè c’è una deriva sempre più aggressiva e persone che ormai scendono in piazza solo per attaccare gli agenti; gli arresti e i fermi non portano a nulla e queste persone hanno pene irrisorie». «Nonostante quello che succede nelle piazze c’è chi ancora propone gli alfanumerici sulle divise – ha aggiunto Lorenzo Tamaro -, ma noi chiediamo le bodycam perché quelle documentano in maniera reale ciò che accade. 

Gli strumenti normativi ci sono e vanno applicati: si deve impedire che un manifestante possa entrare in piazza con caschi, passamontagna e bastoni». 

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