Mariam Moustafa e le bulle feroci come pastori tedeschi

Attualità & Cronaca

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Sono trascorsi tanti anni, sicuramente più di quindici anni, eppure la scena non l’ho più dimenticata. Era un’ora in cui s’incontra poca gente per la strada, l’ora di pranzo. Camminavo in fretta: dovevo rientrare a scuola, poiché c’erano i consigli di classe.

Passando vicino ad una villa, in una via senza negozi e con pochi palazzi, sento un abbaiare furioso di cani, ma anche un lamento penoso di cane. Da una fessura riesco a vedere: due grossi pastori tedeschi stavano attaccando ferocemente uno di quei cani dal lungo pelo marrone, le grandi orecchie pendenti. Non so come si chiamino. I padroni della villa non c’erano, ovviamente. “Lo uccideranno” –  mi disse un signore che passava – lo afferreranno alla gola e lo uccideranno”. Perché lo stavano uccidendo? Perché era diverso da loro, era di un’altra “razza”, il bel cane marrone, dal lungo pelo lucido e le orecchie grandi pendenti. Rientrai a scuola con tanta amarezza dentro.

Ed oggi la scena mi è tornata alla mente leggendo la notizia della morte, dopo dodici giorni di coma, di Mariam Moustafa, studentessa romana di origini egiziane. Era stata aggredita da una baby-gang di ragazzine inglesi nel centro di Nottingham. Perché l’hanno aggredita? Perché alle volte le persone non sono diverse da quei due pastori tedeschi.  

Renato Pierri

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